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Sergio CASERTA – 1 maggio, Cisl e Uil non vanno in piazza a Bologna: ha vinto la P2

14-04-2011

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Non è rientrata la rottura tra Cgil da un a parte, Cisl e Uil, la manifestazione in piazza Maggiore sarà di pertinenza della sola Cgil, certo non è una bella cosa ma si poteva evitare? Forse ai più non è nemmeno chiaro il motivo della rottura che sembra sussista nella diversa impostazione della giornata di celebrazioni che i sindacati “ospiti” avrebbero richiesto e che la Cgil non ha accettato.

Diciamo la verità, ci sono senz’altro ragioni più serie alla base di questo conflitto: non da ora Cisl e Uil hanno scelto e praticato una linea di collaborazione con il Governo e soprattutto con la Confindustria, molti accordi e rinnovi contrattuali si sono fatti con la Cgil di fatto isolata, da sola a contrastare quelle scelte.

Così è stato clamorosamente nelle vicende della Fiat e Pomigliano d’Arco e a Mirafiori: l’azienda guidata dal prode Marchionne, con il sostegno esplicito attraverso l’accordo separato firmato da Cisl e Uil, ha di fatto stracciato il contratto vigente e imposto una nuova condizione contrattuale capestro di forti limitazioni, prendere o lasciare, imposta con i referendum, vinti di misura per la strenua resistenza della Fiom-Cgil ed una forte opposizione delle maestranze operaie.

La CGIL ha cercato nel tempo di mantenere aperta la strada del dialogo con gli altri sindacati ma la politica economica del governo è stata ed è tale da non consentire alcuna mediazione: basta ricordare le cosiddette riforme dei contratti del pubblico impiego e soprattutto i tagli dei fondi alla scuola e all’università pubbliche, i tagli alla cultura, alla cooperazione internazionale.

Di contro i benefici mantenuti alle corporazioni elettorali della scuola privata, le esenzioni dall’ICI alle proprietà della chiesa, ancora di recente le agevolazioni fiscali sugli affitti con la cedolare secca per i grandi proprietari immobiliari, i condoni agli abusivi dell’edilizia, ai multati della comunità europea per le quote latte, l’elenco potrebbe continuare a lungo e varrebbe la pena di farlo.

L’Italia ora vive una frattura sociale molto forte: le disuguaglieanze in questi anni sono cresciute vorticosamente, la povertà è aumentata così come i privilegi delle caste, il Paese è fermo, condizionato da un blocco economico e di potere, direbbero i sociologi anche culturale, che di fatto ha consentito ad un personaggio squallido come Berlusconi di arricchirsi e condizionare le stesse istituzioni.

Sono queste le ragioni vere e di fondo dei contrasti, che forse non sono emerse finora nel dibattito pubblico anche per un’incomprensibile reticenza dell’opposizione, ora la “palla” è nelle mani della CGIL, la proclamazione dello sciopero generale il prossimo 6 maggio, dopo una lunga fase di riflessione, è il banco di prova per il mondo del lavoro italiano e per le forze democratiche, la grande occasione di guardarsi allo specchio e capire se è venuto il momento di dire basta e riuscire a mandare a casa questo governo.

Se Cisl e Uil rimarranno alla finestra a guardare l’evolversi della situazione, è comprensibile che non ci siano le condizioni per festeggiare insieme il primo maggio, speriamo che il prossimo sia possibile con una ritrovata unità sui grandi temi del lavoro e del Paese.

Sergio CasertaSergio Caserta è nato a Napoli. Studi in materia giuridica ed economica, dirigente di organizzazioni ed imprese cooperative, attualmente vive a Bologna e si occupa di marketing e comunicazione d'azienda. Formatosi nel PCI di Berlinguer, coordina l'Associazione per il Rinnovamento della Sinistra (www.arsinistra.net). Nel 2005 fu tra i promotori della rete "Unirsi" (www.unirsi.it). Già consigliere provinciale di Sinistra Democratica, oggi aderisce a Sinistra Ecologia e Libertà
 

Commenti

  1. Andrea Dall'Olio

    nonostante non fossi completamente d’accordo(avrei preferito che la scelta di distinguersi partisse dalle altre sigle sindacali) non posso fare a meno di notare come piazza maggiore ieri fosse piena a differenza del giorno prima

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