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Paolo TRANCHINA – Allarme: prove di censura per imbavagliare internet

16-06-2009

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Il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), che, tra altri provvedimenti liberticidi, ha introdotto un emendamento del senatore Gianpiero D’Alia (UDC), l’articolo 50-bis:

“Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet”. Quando lo ritenga opportuno, il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può, disporre con proprio decreto, l’interruzione delle attività informatiche di comunicazione, ordinando ai providers della rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio per oscurarle. Approvazione caduta nel passaggio da una Camera all’altra. È solo il primo assaggio. Le abitudini del governo Berlusconi non cambiano mai: tira il sasso, nasconde la mano e lascia cadere la proposta. Sotto altra forma e con altre strategie tornerà a galla ” urgente e necessario ” fra qualche mese, alla prima rivelazione dirompente per la navigazione del governo. Turberà ” la convivenza violando la privacy “.

Il testo, provvisoriamente sospeso, rappresenta un attacco arbitrario, intollerabile, alla libertà dell’informazione, alla democrazia, perchè sferra il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo e bloccandola a suo piacere in qualsiasi momento.

Il primo problema che salta agli occhi è: come mai il senatore Gianpiero D’Alia, dell’UDC, un partito che non é parte della maggioranza al Governo, ha fatto questa proposta di legge? Se si tratta di primi passi informali di future alleanze organiche non ci sono dubbi sul sostegno repressivo che l’UDC intende offrire a Berlusconi al di là di retorici discorsi sulla libertà, la differenziazione, la trasparenza che Ferdinando Casini non ha risparmiato nella sua campagna elettorale. Per legami familiari Casini può contare sulla solidarietà del Messaggero e della catena di giornali ( Mattino di Napoli, ecc ) della famiglia Caltagirone. Forse la libertà internet dà fastidio ?

La cosa più grave dell’iniziativa, Indipendentemente dalle modalità di attuazione, è che il Governo impone a chi fornisce il servizio internet di esercitare una selezione obbligatoria dei contenuti messi in linea.

Si tratta di uno dei primi passi concreti utilizzati da ogni dittatura.

I providers dovrebbero esercitare la loro attività di filtro entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo implica pene pecuniarie cha vanno da 50.000 fino a 250.000Euro e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per l’apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali.

“Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta, con questa legge? – recita un comunicato su internet del 29 maggio – Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l’informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l’unica fonte informativa non censurata. Vi ricordo che il nostro è il solo posto al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube. Vi rendete conto?

Il governo interviene per l’ennesima volta, in una materia che vede un’impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d’interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di “normalizzare” il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare. E la proposta d’Alia tornerà a galla.

Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l’Italia come la Cina e la Birmania”.

Il comunicato di Internet sostiene anche che gli unici media a dare la notizia dell’emendamento D’Alia sono stati Beppe Grillo dal suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico. In realtà non abbiamo visto i dibattiti sui giornali né sentito prese di posizioni contro questo gravissimo intervento liberticida.

La disattenzione ci sembra insolita, e pericolosa, anche in rapporto all’attenzione che Berlusconi ha per i media a partire dal suo enorme potere televisivo. Non accetta interferenze nel monopolio.

Paolo Tranchina, psicologo analista a Firenze, è direttore di "Fogli di Informazione"
 

Commenti

  1. Giusi

    Non posso che essere concorde con quanto scritto da Tranchina, sopratutto perchè gia una censura è in atto sulla carta stampata. Ho 42 anni ed alle scuole superiori avevamo istituito 1 ora alla settimana per la lettura dei quotidiani. Da allora non passa settimana che io mi fermi e legga un giornale da cima a fondo. Nel tempo la scelta delle testate si è ridotta fino a comprendere solo REPUBBLICA- LA STAMPA -IL 24ore. Non voglio che succeda anche alla rete. Non dobbiato permettere che la libertà di informazione venga limitata perchè non c’è nulla di peggio della ingoranza. Ricordiamoci che non solo la verità ci rende liberi, ma sopratutto la possibilità di conoscerla questa verità ci rende persone migliori a sostegno di una società migliore.

  2. Anna Pes

    Siamo messi malissimo.con un premier
    così disinvoltamente liberticida,non sara\\\\\\\\\\\’
    che una questione di tempo.non bastano
    i lager e le deportazioni sotto i nostri occhi?
    Con le \\\’ronde della bellezza\\\\\\\\a Firenze,Le tonnare
    umane a Milano.ora si vuole impedire anche
    il saperlo in rete.cosa ci inventeremo?

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