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Se non ci sono i giornalisti che scoprono gli operai sui tetti e i giudici che scoprono i reati, anche un delinquente può governare e il governo può raccontare la sua Italia immaginaria

Raniero LA VALLE – Alla fine cancelleranno anche le elezioni

08-03-2010

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In una democrazia normale, all’approssimarsi delle elezioni, si istituirebbero alla TV apposite trasmissioni di approfondimento e di dibattito politico. Così si faceva nel regime democristiano, nel quale furono istituite le “Tribune elettorali”, che ebbero grande successo. La mia piccola fama cominciò quando, giovane giornalista, feci a Togliatti una domanda a cui non seppe rispondere. C’era anche un giornalista socialdemocratico, che si chiamava Mangione, che era così aggressivo e sguaiato, che poteva prefigurare Ghedini.

Nell’Italia di oggi, invece, all’approssimarsi delle elezioni le trasmissioni di approfondimento e di dibattito politico si tolgono. Intanto si tolgono quelle, poi, se non stiamo attenti, si toglieranno anche le elezioni.

La motivazione ufficiale di questo digiuno politico-televisivo (del resto siamo in Quaresima) è che tali trasmissioni violerebbero la “par condicio”, cioè il fatto che tutti possano dire tutto. Ma le nostre trasmissioni di approfondimento politico, da Vespa a Santoro a Floris, sono ammalate proprio di par condicio; sulla base dell’ideologia secondo la quale tutte le idee sono eguali, e che a vincere debba essere il più scaltro e il più forte, i nostri “talk-show”, cioè i dibattiti spettacolarizzati, sono una zuffa senza esclusione di parole (e anche di occhiatacce e di smorfie di reciproco disgusto) dove tutto si può fare tranne che offrire una varietà di opinioni rispettabili ad edificazione e informazione dei telespettatori. Si tratta, peggiorata, dell’ideologia delle tavole rotonde, dove non si fa cultura, perché non c’è cultura dove non c’è né capo né coda, ma è assemblato un assortimento di prodotti, come negli scaffali dei supermercati, quando non c’è nessuna seria ragione per scegliere, a partire dalle etichette, un prodotto invece che un altro. Al contrario, nelle trasmissioni o nei discorsi considerati di parte, dove si segue un orientamento dichiarato, dove si offre un’argomentazione e si segue un filo, non ci sarà il battibecco paritario, ma almeno l’encefalogramma non è piatto.

Dunque non è perché non rispetterebbero la par condicio che le trasmissioni censurate non possono andare in onda. La ragione è esattamente l’inversa; Berlusconi ha sempre detto che un partito grosso e un partito piccolo non dovrebbero avere spazi uguali, ma differenziati secondo la rispettiva forza, in modo che i grossi diventino sempre più grossi e i piccoli sempre più piccoli, fino a scomparire. E quanto ad apprezzare la parità, non se ne parla nemmeno, dato che egli si è definito come un “primus super pares”: i pari sono gli altri, lui è il primo e sta sopra tutti: la parola sovrano – superanus – viene da lì, significa che sta sopra e non c’è nessun altro al di sopra di lui. Perciò è sciolto da ogni vincolo: assoluto.

Ma il togliere la politica dalle chiacchiere televisive (come nel fascismo la politica era interdetta nelle chiacchiere da bar) non è solo un atto di ordinaria censura: un furto di informazione, come dicono tutti quelli che protestano. È, ancora di più, la rivelazione del vero tarlo, della vera ossessione del presente regime: il rifiuto del controllo. In questo senso la stampa è esattamente come la magistratura; Berlusconi nega il potere di controllo dei magistrati, esattamente come nega il potere di controllo della stampa; e la ragione è molto semplice; se non ci sono i giudici che “dicono la giustizia” (giurisdizione) e nominano i reati con le inchieste, i processi e le sentenze, questi non esistono, e anche i fuorilegge possono governare; e se non ci sono i giornalisti che scoprono gli operai sui tetti, gli aquilani con le carriole e la spazzatura nel mar Tirreno, allora l’Italia non c’è, e il governo può raccontare un’altra Italia, la sua: un’Italia dove non c’è la crisi economica, non ci sono i licenziamenti, i terremotati sono contenti con le loro finte casette e non sono esuli da una città che Bertolaso non ha visto e che resterà distrutta, e la spazzatura è gloria del governo averla tolta di mezzo per sempre. E nemmeno si verrà a sapere che se la destra non presenta come si deve le liste, facendo cadere i propri stessi candidati, non è per un complotto dei nemici, ma perché in un finto partito unico la lotta tra gli “amici” è spietata.

Questo è il significato della crociata berlusconiana contro tutti i poteri di controllo, la magistratura, il Parlamento, la Corte Costituzionale, il Presidente della Repubblica, la stampa, la televisione non sua, tutti faziosi, tutti comunisti: non solo dominare la realtà col potere, ma negare la realtà per fondare e preservare il potere.

Raniero La Valle è presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione. Ha diretto, a soli 30 anni, L’Avvenire d’Italia, il più importante giornale cattolico nel quale ha seguito e raccontato le novità e le aperture del Concilio Vaticano II. Se ne va dopo il Concilio (1967), quando inizia la normalizzazione che emargina le tendenze progressiste del cardinale Lercaro. La Valle gira il mondo per la Rai, reportages e documentari, sempre impegnato sui temi della pace: Vietnam, Cambogia, America Latina. Con Linda Bimbi scrive un libro straordinario, vita e assassinio di Marianela Garcia Villas (“Marianela e i suoi fratelli”), avvocato salvadoregno che provava a tutelare i diritti umani violati dalle squadre della morte. Prima al mondo, aveva denunciato le bombe al fosforo, regalo del governo Reagan alla dittatura militare: bruciavano i contadini che pretendevano una normale giustizia sociale. Nel 1976 La Valle entra in Parlamento come indipendente di sinistra; si occupa della riforma della legge sull’obiezione di coscienza. Altri libri “Dalla parte di Abele”, “Pacem in Terris, l’enciclica della liberazione”, “Prima che l’amore finisca”, “Agonia e vocazione dell’Occidente”. Nel 2008 ha pubblicato “Se questo è un Dio”. Promotore del “Manifesto per la sinistra cristiana” nel quale propone il rilancio della partecipazione politica e dei valori del patto costituzionale del ’48 e la critica della democrazia maggioritaria.
 

Commenti

  1. Stefano Bovero

    Anche nella scuola questo governo sta facendo benissimo la sua parte. La riduzione considerevole delle ore di insegnamento scolastico con il Decreto Gelmini, spacciate per “qualità”, hanno di fatto due conseguenze concrete: 1) il risparmio dello Stato (risparmio “di Pulcinella” perché dequalificherà ancor di più la preparazione di studenti in aule sovraffollate e andrà ad aumentare la demotivazione di una classe docente già mortificata e sottopagata, là dove numerosi altri Paesi stanno, al contrario, aumentando i fondi pubblici alla scuola perché considerano il sapere e le competenze un investimento, cioè un valore aggiunto per la società e non già un peso finanziario per quest’ultima); la riduzione e, in certi corsi, la sparizione dell’insegnamento di materie come il Diritto e l’Economia,disciplina già fiore all’occhiello della Commissione Brocca per quasi tutti i bienni delle scuole superiori; ciò impedirà ai nuovi cittadini di conoscere la Costituzione e la legalità, rendendoli nel contempo massa di manovra elettorale passiva di governi che della Costituzione e della legalità non sanno che cosa farsene. E’ la scuola della diseducazione, asse portante di una “normalizzazione” autoritaria, voluta dalla convergenza di interessi dei peggiori settori della società italiana. Una scuola, dunque, di classe e contro l’intelligenza sociale. Come ieri quella fascista-gentiliana che si opponeva al “culturame”.

  2. calò concetta

    …alla fine cancelleranno la nostra libertà. Viviamo ormai in un clima di colpo di stato o di rivoluzione.
    E’ la fine della democrazia, siamo in DEMOCRATURA!!

  3. Giuseppina Giacomazzi

    Invio un caro saluto a Raniero La Valle. Sono felice di ascoltare o leggere le sue riflessioni sempre profonde e intelligenti. In questo momento storico sono disorientata. Il pasticcio del decreto mi ha demoralizzata. Ho paura della fine della democrazia in questo paese. Se si parla con la gente per strada, o al mercato, sembra che tutti siano contenti della situazione e come accecati continueranno a votare Berlusconi. Cosa si deve fare? Non capisco il nostro presidente, degno di stima. Credo abbia ricevuto minacce. Ma ora come se ne esce fuori?

  4. ma come, non lo vedete che sta attuando il programma della p2?
    sono massoni rincoglioniti, così rincoglioniti che continuano a distruggere tutto per poi sentirsi sopra gli altri e quindi vincenti. più che una rivolta popolare servirebbero schiere di psichiatri. e tanti psicofarmaci visto che le canne gli farebbero male….aprono gli occhi alla verità.
    bisogna solo aspettare che stirino le cuoia, questa generazione di m….
    io ho visto tanti vecchi che quando aprivano bocca esprimevano una gran saggezza…questi, che sono venuti dopo, fanno proprio pietà, sono cervelli bacati dai falsi miti americani del dopoguerra.
    però, cari amici, felicità, tappatevi il naso e continuiamo, dico questo perchè finalmente i nodi sono venuti al pettine.
    e dovranno essere risolti, una volta per tutte.

  5. rosanna sorani

    Un caro saluto a Raniero La Valle. Devo a lui (e a Linda Bimbi) se ho scoperto quella straordinaria e coraggiosissima donna che é stata Marianela Garcia Villas. Ma ora chiedo a lui: come si possono giustificare le recenti parole di stima gratitudine e incoraggiamento usate dal Papa nei confronti del capo della protezione civile, Bertolaso? Per rispetto nei confronti della magistratura non sarebbe stato più opportuno evitare quell’incontro e le parole che in quel contesto sono state usate?

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