La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

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Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

C'è posta per noi »

Caro Domani, aveva ragione Norberto Bobbio: un bel ricorso al Tar e mandiamo a casa il Cavaliere

10-02-2011

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C’è un picolissimo dettaglio che sfugge ai più. Di ciò ne avevano parlato ampiamente nel passato Bobbio, Sylos Labini e Sartori. Facendo una analisi fredda prescindendo dai punti di vista destra, sinistra. Nel 1994 il signor B non poteva scendere in politica per un divieto assoluto della legge elettorale del 1957. Quale detentore di concessione dello Stato non poteva candidarsi. Purtroppo amici e avversari hanno calpestato tale legge asserendo in maniera comica che Confalonieri era ineleggibile mentre il signor B no.

Con due aggravanti. Il monopolio privato tv oltre svariati conflitti di interessi. Se la legge l’avessero calpestata nel 1988 il signor B sarebbe stato un qualunque deputato. Nel 1994 cambia tutto. Il referendum maggioritario voluto da Mariotto Segni ha polarizzato in modo disordinato ideologie e partiti, vecchi e nuovi.

Aggravante. Un’interpretazione discutibile dell’articolo 92 della Costituzione sia degli ex bolscevichi che dei nuovi politici non “professionisti”. Perciò una candidatura a premier sui due fronti diventerà l’emblema della cosiddetta seconda repubblica. Gli equilibri dei poteri sono sconvolti e la figura del garante Presidente della Repubblica si affievolisce con una mera funzione di designazione del premier acclamato dal popolo. In tale contesto populista la figura del presidente del Consiglio, quinta carica della Costituzione (la quarta è il Consiglio dei ministri che nella prima repubblica aveva maggior peso dato che il presidente era ed è un primo tra pari).

La soluzione che i più prospettano è la creazione di un antiberlusconi contro il cavaliere. E di una gara elettorale tra una Ferrari e una bicicletta.
Non sarebbe meglio un bel ricorsino al Tar e mandare a casa un vecchio signore che ha bisogno di badanti? Basta far rispettare la legge. Il resto viene da sè da destra e da sinistra.

Bibliotecario al Corriere della Sera e giudice di pace. Ha pubblicato vari libri di poesie, l'ultimo si intitola "Pandosia".
 

Commenti

  1. Caro Filippo il tuo articolo, come al solito, preciso e graffiante, senza enfatizzazioni, e senza sconti, mi riporta ad un pensiero che negli ultimi tampi,sta sempre di più facendosi strada nella mia mente: il problema non è Berlusconi e neanche “loro”, la cosca, la casta, la classe dirigente, come vogliamo chiamarla.Il problema siamo NOI CITTADINI ITALIANI, assuefatti, pigri, trafficoni, ignoranti, privi di senso civico e chi più ne ha più ne metta.
    Come se ne esce? Quasi impossibile. E se provassimo a smontare l’Italia e rifondarla su altre basi? V. il mio blog anlilucl il I° su google.
    Ciao, complimenti per le tue cose e a presto.
    Alberto Liguoro

  2. Lorenzo

    Quella Legge del 1957,la si doveva far osservare dalla prima discesa in campo del nostro, dal 1994 .

  3. Giuseppe Alù

    Invece di perdere inutilmente il tempo sui vari modi con cui attuare la grandiosa e indifferibile riforma della giustizia (della procedura penale, e non altra), a mio parere il Premier potrebbe optare per una soluzione più semplice e radicale. Una legge costituzionale che dicesse: “A far tempo da oggi sono abolite la magistratura ordinaria, quella contabile e quella amministrativa, nonchè la Corte Costituzionale”. Abolire cioè tutti quei lacci e lacciuoli che imprigionano (si fa per dire) i disegni dell’uomo al potere. Soluzione coraggiosa, storica e finalmente definitiva. Inoltre, poichè il 6 aprile si avvicina, il Premier potrebbe ricorrere ad un Decreto Legge per necessità ed urgenza che non potrebbe essere dichiarato incostituzionale da una Consulta ormai abolita. La sua indiscussa capacità di seduzione poi avrebbe certamente ragione anche del parere di Napolitano per la fastidiosa, ma necessaria firma. Mi sembra un suggerimento straordinario.

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