La Lettera

Per Terre Sconsacrate, Attori E Buffoni

Governo denunciato

di

L’ho fatto. L’avevo scritto, l’ho fatto. Stamani sono stato alla Procura della Repubblica di Firenze e ho denunciato il governo. Ho presentato due esposti recanti la “notitia criminis” concernente il favoreggiamento dello squadrismo, il primo, e varie fattispecie … continua »

Dire, fare, mangiare

E la chiamano cellulite

di

L’estate ci mette a misura con il nostro corpo. La maggior parte delle donne si confronta con il problema della cellulite. Premesso che la cellulite è molto diffusa e non si può prescindere da una predisposizione personale ad averla o … continua »

Lettere »

Partendo dal romanzo di Saramago, calpestato da politica e religione, un'allegoria per interpretare la realtà che viviamo. Ma che lascia una speranza: recuperare la vista - o riacquistarla - è un esercizio di buon senso, al di là di facili proclami e goderecce promesse non realizzabili

Norberto LENZI – Cecità: un’epidemia collettiva che porta verso la più sfacciata volgarità

08-07-2010

di

Qualche settimana fa è morto Josè Saramago, uno dei più grandi scrittori di sempre. Dopo aver subito il prevedibile ostracismo dalle case editrici di Berlusconi, la sua memoria è stata brutalmente calpestata dall’Osservatore Romano con accenti di un’asprezza così rancorosa da apparire insolita perfino per un giornale che non ha mai risparmiato rampogne verso chi manifesta la sua laicità.

Uno dei suoi libri più belli e più originali si intitola Cecità. In una città qualunque, di un paese qualunque, un guidatore sta fermo al semaforo in attesa del verde quando si accorge di aver perso la vista. All’inizio pensa che si tratti di un fenomeno passeggero, poi passa attraverso un crogiuolo di emozioni che vanno dalla incredulità, alla speranza, alla disperazione.

È l’inizio di un’epidemia che colpisce progressivamente tutta la città e l’intero paese creando un’emergenza per cui i ciechi vengono rinchiusi in un ex manicomio e lì vivono nell’abbrutimento più totale, sorvegliati a vista da soldati armati che non esitano a sparare contro quelli che tentano di fuggire. Quella condizione scatena nei più gli istinti peggiori, l’individualismo più esasperato, la sopraffazione dei più deboli.

Si tratta di un’allegoria spietata su quanto può accadere quando il vivere sociale riceve una turbativa che allontana la comunità dalle regole e crea spinte selvagge alla realizzazione egocentrica degli interessi individuali, condotta fino alla soppressione fisica di chi potrebbe contenderli. Poi, inspiegabilmente come si era manifestata, l’epidemia si risolve, tutti riacquistano la vista e constatano quanta desolazione e quante macerie quello stato collettivo aveva provocato.

Nel nostro Paese, invece, la perdita della vista è stato un lento fenomeno progressivo, con obnubilamenti inizialmente lievi, a volte perfino soavi, come l’attesa di una riduzione delle tasse, fino a raggiungere incredibilmente la cecità totale proprio in concomitanza con la caduta di ogni speranza sulla realizzazione di tale appetitosa promessa.

Dante sistemava all’Inferno chi praticava “lunga promessa con l’attender corto”, ma Berlusconi ha scalato il Paradiso grazie alla procurata cecità collettiva sulla truffaldina condotta di un fedifrago costituzionale. Un’atrofia visiva che impedisce ancora oggi, nonostante la lunga teoria di escort, penose esibizioni fotografiche con ballerine di lap-dance, goffi e volgari corteggiamenti di sconcertate signore all’estero, di riconoscere che questo non può essere un Presidente del Consiglio di un paese civile ma, al massimo, la risposta italiana a Bokassa.

Nel libro di Saramago un’unica donna era riuscita miracolosamente a conservare la vista e non lo manifestava agli altri per pudore e per timore, pur guidandoli nell’assillo delle necessità quotidiane. Da noi fortunatamente sono ancora molti le donne e gli uomini che sono riusciti a conservare questo indispensabile senso. Alcuni anzi, come avviene in certe situazioni nel mondo animale che stimolano l’istinto di conservazione della specie, sono riusciti perfino ad acuirlo.

È a questi che dovremo affidarci nel presente e nel futuro perché tutti questi ciechi, come nella parabola di Bruegel, non finiscano nel precipizio. Dicono che noi pensionati abbiamo una fastidiosa propensione all’apologo. Spero invece che si tratti di una felice disposizione alla profezia. Ha detto Falcone che la mafia, come tutti i fenomeni umani, deve avere un inizio e una fine.

Così dovrà essere anche per Berlusconi.

Norberto Lenzi, magistrato in pensione. Pretore a San Donà di Piave e a Bologna fino all'abolizione delle Preture (1998), è stato giudice unico del Tribunale e consigliere della Corte di Appello di Bologna.
 

Commenti

  1. mario

    ritengo che la visione orwelliana sia quantomeno riuscita al 80%
    se volete una metafora moderna possiamo citare il film Truman Show
    ad oggi, a llivello non solo italiano ma internazionale, ha preso piede un sistema di disinformazione globale che sforma bugie colossali
    il punto è che la popolazione, la maggioranza della popolazione, quella stessa maggioranza che vota e che è la Democrazia, viene manipolata da false notizie veicolate dalla Propaganda televisiva e dei media in genere
    un blog non da fatidio a nessuno, perché comunque, a dire la verità, saranno in pochi a capirla
    … e gli italiani, ignavi per tradizione e cultura, sono tra i popoli più facilmente abbindolati

    ciò non toglie che tutti noi abbiamo un cervello e se la maggioranza è stupida da non capire un fatto nemmeno quando viene spiegato, allora CHE GLI STUPIDI SI BEVANO TUTTE LE STRONZATE DEL MONDO… e buon truman show a tutti… è divertente per quanto è idiota.

  2. Filippo L.

    @ Carlo…
    hai perfettamente ragione, la tua considerazione è sacrosanta, ma un opera dovrebbe essere giudicata oggettivamente per il suo contenuto e non in modo goffo e pregiudiziale per chi l’ha scritta… neppure l’osservatore Romano ha fatto una bella figura con certe critiche!!!
    saluti

I più votati

--

I più scaricati

--