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Paolo COLLO – È giusto usare la parola “eroi”?

23-09-2009

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Le parole, tutte le parole, hanno un significato, o per lo meno, lo dovrebbero avere. In questi ultimi giorni, invece, e a proposito della tragedia dell’attentato a Kabul, sono state usate, sui giornali e nei mezzi di comunicazione, in modo assolutamente scorretto e fuorviante. Senza nulla togliere a quei sei poveri paracadutisti che hanno perso la vita facendo il proprio mestiere, e senza nulla togliere ai civili afgani che – pure loro – senza colpa, ci hanno rimesso le penne, sarebbe meglio riflettere proprio sulle “parole” che vengono usate e che ci vengono propinate. Non tanto per noi adulti che, probabilmente, sappiamo distinguere – a volte, non sempre – il vero dal falso, quanto per i cosiddetti “giovani” che forse sono un po’ meno smaliziati di noi.

Definire SOMMESSO un funerale di Stato, trasmesso in diretta, a reti unificate, con la partecipazione di governo e opposizione, col minuto di silenzio e il roboante passaggio dei nove jet delle Frecce Tricolori  pare leggermente improprio.

Definire EROI quei sei poveri ragazzi barbaramente assassinati da un kamikaze annulla il significato stesso della parola “eroe”: “uomo famoso per valore e per imprese straordinarie e gloriose; nella mitologia, figlio di un mortale e di un dio” (dal Dizionario etimologico).

Definire ANGELI quei sei paracadutisti grandi e grossi e superaddestrati  assassinati da un kamikaze significa assimilarli a dei neonati  morti nella culla o a dei bambini periti in un incidente stradale o caduti in fondo a un pozzo.

Tenendo conto che, se eliminassimo le parole “sommesso funerale”, “eroi” e “angeli” dal vocabolario utilizzato per descrivere le recenti esequie e le sostituissimo con “funerale di Stato”, “caduti” e “ragazzi”, nulla toglieremmo a quei sei poveri ragazzi e ci guadagneremmo tutti in serietà e civiltà.

Paolo ColloPaolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.
 

Commenti

  1. Mario Ricci

    Più che Eroi,li chiamerei “Poveri Cristi” che, probabilmente, si sono lasciati trascinare dalla necessità. Di questi “tempi” è molto facile, una Famiglia da mantenere……e magari anche i Vecchi…
    Maseghepensu
    (Ma se ci penso)

  2. Stefano Bovero

    Da sempre il potere moderno usa i media per veicolare un linguaggio che suggestioni le masse ed ottunda il loro senso critico con parole o immagini dal forte contenuto emotivo, vuoi di tipo romantico-patriottico, vuoi di tipo religioso-spirituale. E’ perciò vitale che si divulghi quanto più possibile una loro “lettura” critica, allo scopo di far pensare quanti più cittadini possibili con la LORO testa e non con quella di chi confeziona articoli e servizi appositamente per creare consensi di massa al potere costituito. Quest’ultimo, logicamente, fa di tutto per penetrare nei cervelli della gente.

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