La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

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Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

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Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Società » I peggiori protagonisti della nostra vita »

Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola della Voce della Campania (già palestra di Michele Santoro, oggi diventata un mensile: La Voce delle Voci) scoprono per caso di essere nel mirino degli spioni di stato. Sospettati di "eversione" solo perché scavano nei misteri di Napoli e dintorni: troppo curiosi su Berlusconi e i berluscones locali; ma anche su D'Alema, Veltroni, Di Pietro… Insomma: giornalisti normali nell’universo dei giornalisti di corte. Forse una operazione di delegittimazione di Niccolò Pollari e Pio Pompa per tagliare le gambe al giornale svuotandolo della pubblicità

Giornalisti spiati, magistratura muta, segreto di stato che seppellisce le indagini

04-02-2010

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Questa volta i personaggi di cui si parla lavoravano in coppia. Erano Niccolò Pollari, ex capo del Sismi, e Pio Pompa, il quale, dai suoi uffici capitolini di via Nazionale, aveva confezionato dossier su una serie di persone: magistrati, giornalisti, editori, intellettuali che, a detta loro, si sarebbero distinti per ostilità antigovernative. Per ricostruire questa vicenda, invece di avvalersi di atti giudiziari e documenti, stavolta si cambia ottica e ci si affida alle parole di Andrea Cinquegrani, direttore – insieme a Rita Pennarola – del mensile La Voce delle Voci, conosciuto come La Voce della Campania prima che la testata cambiasse (di poco) nome e diventasse nazionale. Cinquegrani, Pennarola e i loro collaboratori storici sono stati tra gli obiettivi delle osservazioni ravvicinate del servizio segreto militare.

Quando avete saputo di essere stati oggetti di “attenzioni” particolari da parte del Sismi?

L’abbiamo letto su Repubblica il 5 luglio 2007, quando uscirono due pagine sul “Sismigate”. Si raccontava che erano stati attenzionati oltre 200 magistrati, molti giornalisti e politici. In queste due pagine, a firma di Carlo Bonini, c’era anche un organigramma, una sorta di galassia eversivo-terroristica, che comprendeva anche la Voce della Campania, allora ci chiamavamo ancora così. A noi nello specifico era dedicato un paragrafo, “Quella voce da spegnere”, in cui si diceva che eravamo tra i protagonisti di attività anti-Berlusconi e che nostri collaboratori erano legati ad ambienti particolari, dell’eversione. Si parlava non poco di Percy Allum: in quanto docente all’Orientale di Napoli, si insinuava che fosse in contatto anche con cellule del terrorismo islamico. Inoltre, in quanto inglese, sarebbe stato in collegamento con numerosi corrispondenti della stampa estera, in particolare britannica ma non solo, e quindi in grado di influenzare i giornali stranieri. Noi dunque eravamo al centro e fra i protagonisti di questa inesistente cospirazione.

Che avete fatto quando ne siete venuti a conoscenza?

Ci siamo rivolti all’avvocato Caterina Malavenda di Milano che già rappresentava Marco Travaglio, Gianni Barbacetto e altri giornalisti. Con lei abbiamo presentato un esposto-denuncia alla procura della Repubblica di Roma, ma siamo venuti a sapere un anno fa, circa, che la competenza era passata a Perugia perché ci sono molti magistrati di Roma tra quelli “attenzionati”.

Cosa avevate scritto di tanto esplosivo per essere considerati così pericolosi?

Ce lo siamo chiesti anche noi. Sul numero di agosto 2007, facevamo uscire un articolo in cui ci domandavamo lo stesso. Del resto non ci siamo concentrati soltanto su fatti e misfatti di Silvio Berlusconi e dei suoi, ma abbiamo scritto anche moltissimo su membri dell’allora opposizione e quindi su personaggi come Massimo D’Alema, al quale dedicammo una copertina nel 2001, Giuliano Amato, Walter Veltroni, lo stesso Antonio Di Pietro. Per cui non sappiamo proprio che cosa potesse aver suscitato tali e tante ire. Forse articoli che riguardavano Sergio De Gregorio, presidente della commissione difesa del Senato e legato a Pollari. A questa domanda avremmo però voluto che fosse la magistratura a rispondere, dicendoci qualcosa anche sul come: controllo della posta elettronica, intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti? E ancora: quale utilizzo è stato fatto del materiale raccolto? Interrogativi che resteranno senza risposta. Pollari e Pompa devono rispondere di peculato avendo, secondo l’accusa, utilizzato soldi pubblici per fini che non hanno nulla a che vedere con attività istituzionali. Però nei loro confronti non è stato ravvisato niente in termini di procurato danno verso di noi perché, secondo gli inquirenti, non si riuscirebbe a dimostrare un nocumento procuratoci. Questo nonostante siamo gli unici tra i giornalisti ad aver denunciato Pompa e Pollari per questo tipo di attività.

Per cui non sapete allo stato attuale di quale tipo di “attenzioni” siete stati oggetto?

No. Questo non si riesce a capirlo. Per certi versi potrebbe sembrare un’attività di dossieraggio puro e semplice da chiudere poi in un cassetto. Se avessero fatto qualcosa di simile a una rassegna stampa, sarebbe bastato qualche ragazzino che guardasse su Google o su altre fonti su Internet spendendo poche centinaia di euro. Mentre invece, essendo cospicue le somme di denaro pubblico spese dal parte del tandem Pollari-Pompa, questo lascia aperto un quesito: che altre attività sono state effettuate? Avremmo voluto che la magistratura lo accertasse. Non l’ha fatto e ce ne chiediamo il motivo. Se avessimo fatto qualcosa del genere, a quest’ora saremmo probabilmente in galera.

Che altri usi ipotizzate?

Potrebbero averne fatto un qualsiasi tipo di uso, compreso il delegittimarci presso clienti pubblicitari, associazioni, banche. Per esempio, tanti anni fa noi fummo vittime di una simile attività non dei servizi segreti, ma da parte di un politico, Paolo Cirino Pomicino. Quando era ministro del bilancio ci delegittimò nei confronti di una concessionaria pubblicitaria. Eravamo a fine anni Ottanta e il risultato fu che la Publikompass non firmò un contratto pubblicitario con il nostro giornale, come ci raccontò una persona interna. Chi ci garantisce ora che il materiale acquisito illecitamente non sia stato utilizzato in un modo o nell’altro da chi l’aveva raccolto o da loro amici?

Prima delle rivelazioni di Repubblica, non avete mai sospettato di essere seguiti o ascoltati?

Tante volte abbiamo avuto sospetti, nel corso degli anni. Lo pensi tutte le volte che senti il telefono che fa strani rumori. Tenuto conto del tipo di giornalismo che facciamo – un giornalismo di denuncia verso il mal governo istituzionale, le connection tra politica, affari e criminalità organizzata – lo abbiamo immaginato più volte fin dalla metà degli anni Ottanta e per tutti i Novanta. Di questi fenomeni ne siamo consapevoli. Però fa un certo effetto vederlo nero su bianco e su documenti che solo adesso abbiamo avuto in via ufficiale. Fa impressione leggere che la Voce dal 2001 al 2006, e soprattutto nel biennio 2002-2003, era la cupola dell’eversione anti-maggioranza. Se si leggono gli atti della procura di Perugia, si viene a sapere che a noi faceva capo tutta una serie di “personaggi”: Michele Santoro, già direttore della Voce della Campania a fine anni Settanta, Beppe Giulietti, promotore di Articolo 21, Giulietto Chiesa e Sandro Ruotolo, noti giornalisti, Ignazio Patrone, magistrato e promotore di associazioni di categoria, Paolo Serventi Longhi, allora presidente della FNSI. Tutto questo ci ha fatti impallidire per la presunta potenza eversiva che avevamo in quegli anni.

Cosa pensi, da giornalista e cittadino, del fatto che si vuole apporre il segreto di Stato anche su questa vicenda?

È ridicolo. Nell’articolo che abbiamo pubblicato sul numero in edicola, “Pompa magna”, abbiamo sottolineato a chiare lettere che è una follia mettere il segreto di Stato su una storia come quella delle spie Telecom, la Tavaroli & Mancini band, in cui si sono condotte indagini private per spiare dipendenti, calciatori dell’Inter o semplici cittadini. Porre il segreto di Stato su affari sporchi è clamoroso. E altrettanto lo è per vicende che si sono concentrate su magistrati o giornalisti. Ma che segreto vogliono invocare? Che si scoperchino i pentoloni su quella che sembra delinquenza organizzata pubblica.

Episodi di dossieraggio non sono nuovi. Secondo te la riforma del 2007 (quella che trasforma il Sismi e il Sisde in Aisi e Aise e che va a modificare le relative istituzioni a controllo dell’attività di intelligence) può introdurre qualche tutela in più?

Be’, mi pare che sia ampiamente peggiorata. Quindi, se stavamo nella padella, adesso siamo nella brace con la discrezionalità del segreto di Stato consegnata alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Anche questo lo documentiamo nell’ultimo numero proprio dedicato all’Aise napoletana.

***

www.lavocedellevoci.it

Antonella Beccaria è giornalista, scrittrice e blogger. Vive e lavora a Bologna. Appassionata di fotografia, politica, internet, cultura Creative Commons, letteratura horror ed Europa orientale (non necessariamente in quest'ordine...), scrive per il mensile "La Voce delle voci" e dal 2004 ha un blog: "Xaaraan" (http://antonella.beccaria.org/). Per Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri - per la quale cura la collana "Senza finzione" - ha pubblicato "NoSCOpyright – Storie di malaffare nella società dell’informazione" (2004), "Permesso d’autore" (2005),"Bambini di Satana" (2006), "Uno bianca e trame nere" (2007), "Pentiti di niente" (2008) e "Attentato imminente" (2009). Per Socialmente Editore "Il programma di Licio Gelli" (2009) e "Schegge contro la democrazia" (con Riccardo Lenzi, 2010). Per Nutrimenti "Piccone di Stato" (2010) e "Divo Giulio" (con Giacomo Pacini, 2012)
 

Commenti

  1. Brava Antonella, non so chi mi ha proposto la tua amicizia su Facebook, ma sono fiero di averla.
    Giornaliste come te onorano questa professione: E poi niente mi leva dalla testa che voi giornaliste siate più coraggiose di noi…

  2. Antonella Beccaria

    Grazie anche per questo, Giancarlo.

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