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Norberto LENZI – I Trani in orario

18-03-2010

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L’unico punto di accordo tra Berlusconi e il Procuratore sta in una affermazione comune: a Trani si è violata la legge. Anche noi la pensiamo così e speriamo che ci sarà consentito di sapere da parte di chi, prima che le carte abbandonino la Puglia solatia per approdare al solito Quai des brumes.

È curioso però che uno degli ancoraggi dell’indagine a Trani si debba a un direttore di Tg, noto per la sua riservatezza sulle notizie, che, appena uscito dal Tribunale si è messo a spettegolare al telefono come una comare. Cose che succedono in terra di taranta.

Come al solito è cominciato il rosario delle accuse ai magistrati secondo l’ordinato e collaudato rituale. Prima, naturalmente, la giustizia a orologeria. Abbiamo sempre agevolmente replicato che erano le leggi che intervenivano a orologeria ogni volta che i processi arrivavano a un punto critico. Questa volta abbiamo un argomento in più. È paradossale che questa accusa provenga proprio da un governo che sta facendo di tutto per riportarci a un periodo storico nel quale i Trani arrivavano in orario.

A seguire nelle giaculatorie c’è l’uso politico della giustizia con il suo corollario della indebita supplenza, che ci trasciniamo dietro fin dai tempi di tangentopoli.

A poco è servito dire che intanto i supplenti vengono chiamati a causa dell’assenteismo dei professori e poi che, in ogni caso, quando si tratta di accertare e punire reati, noi non siamo supplenti di nessuno, ma lo facciamo dalla cattedra che ci ha assegnato la Costituzione, dove non c’è scritto che davanti a certe persone ci si deve fermare.

Si fa credere che abbiamo fatto cadere governi, che pretendiamo di scegliere noi i candidati. Se in qualche caso le indagini mostrano chi sarebbe meglio non scegliere sta di fatto che il numero dei parlamentari indagati o condannati rivela quanto tenue sia questo condizionamento.

La stampa che ama definirsi indipendente di fronte a nostri comportamenti che possono anche solo apparire come invasioni di campo ci propina pozioni amarissime. Di fronte a un palese abuso (leggi Bruno Tinti sul Fatto) da parte di un ministro che manda gli ispettori per una inchiesta “il cui contenuto non conosco nel merito” per valutare questioni procedurali che solo la magistratura può decidere, c’è sospensione di giudizio. I più arditi provano a togliere un po’ di dolcificante dallo sciroppo riservato ai politici (come si dice, due pesi e due misture).

Nessuno però trova molto da dire se un magistrato del CSM (figlio di un ministro che ha provato a ridurre un po’ la velocità in autostrada, ma non a frenare la corruzione nel suo partito) fornisce consulenze all’Agcom.

Ci manca solo che ci accusino di giustizialismo perché si sta indagando su un commissario che si chiama Innocenzi. Questo epiteto, concettualmente incomprensibile ma deliberatamente offensivo, è una beffa della Storia: i Giustizialisti erano un movimento politico che appoggiava Peron in Argentina. Oggi sono additati come nemici dal governo più peronista che abbiamo avuto in Italia.

Che fare, come uscirne? Un giorno Padre Davide Maria Turoldo ha detto che ogni mattino nasce un giorno che nessuno di noi ha mai vissuto. Credo che voglia essere un messaggio di speranza. Buona speranza a tutti.

Norberto Lenzi, magistrato in pensione. Pretore a San Donà di Piave e a Bologna fino all'abolizione delle Preture (1998), è stato giudice unico del Tribunale e consigliere della Corte di Appello di Bologna.
 

Commenti

  1. Domenico Falconieri

    Caro Lenzi, com’è vero: quanta ipocrisia e contraddizione in questi governanti peronisti, che mal sopportano chi invoca la giustizia e MAI il giustizialismo, che, come lei giustamente afferma, fosse solo un movimento politico d’altri tempi ed altra nazione. Ma, purtroppo, al peggio non c’è mai fine!

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