La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Società » Chi cerca la Pace »

L'80 per cento finisce in mani diverse da quelle afgane. E la mafia alla quale sono legati i familiari del presidente Karzai nasconde nelle banche straniere 27 miliardi di dollari mentre milioni di persone vivono con meno di 50 centesimi di dollaro al giorno

In Afghanistan abbiamo perso anche la guerra degli aiuti umanitari

16-08-2010

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Fare la guerra per fare la pace. In realtà, fare la guerra per fare soldi. Un assioma che la storia ha riproposto in molte salse, ma sempre con la stessa conseguenza: morte e dolore tra i popoli più poveri, affari d’oro per i ceti più ricchi. Un macabro escamotage per fare business sotto la falsa effige della difesa della patria, della conquista dello spazio vitale o della caccia al colpevole. Fumo negli occhi di un’opinione pubblica da convincere.

Dalla Guerra dei Trent’anni all’armamento nazista, fino alle guerre più recenti, scoppiate dopo la tragedia dell’11 Settembre. Ultimo terribile capitolo, la guerra in Afghanistan, una guerra dichiarata contro un nemico invisibile, più volte annunciata come vinta, ma mai davvero conclusa. Una guerra che è costata, e costa tuttora, migliaia di vite umane, tra soldati e civili, e sulla quale si innesca un’altra macabra guerra: quella dei numeri. Sullo sfondo di una simile tragedia, lo scandalo dei fondi umanitari destinati al popolo afgano, tra i 23 e i 27 miliardi di dollari, soldi che non si sa ancora come siano stati spesi.

Un dubbio atroce, difficile addirittura da pensare: che questi fondi, stanziati per scopi umanitari, siano finiti ad ingrassare le tasche di qualche affarista e faccendiere negli stessi Paesi donatori, invece di andare ad aiutare chi la vita rischia di perdere ogni giorno. Secondo una relazione presentata all’Europarlamento, tra il 70 e l’80% di questi fondi finirebbero in mani diverse da quelle afgane. Sotto accusa non la corruzione delle autorità locali ma le organizzazioni internazionali che gestiscono gli aiuti: ONU, associazioni non governative varie, Banca Mondiale e Banche regionali per lo sviluppo.

Per questo motivo ho depositato, insieme al collega IdV Pino Arlacchi, responsabile della relazione, un’interrogazione parlamentare per chiedere a Catherine Ashton, Alto Rappresentante del Servizio Europeo di Azione Esterna, cosa stia facendo e cosa intende fare l’UE per accertare e, in caso, combattere una simile vergogna. Inoltre, come Presidente della Commissione Controllo dei bilanci, ho rivolto alla Commissione europea delle domande precise sull’attuale gestione dei fondi UE in Afghanistan. Pesanti le accuse: corruzione e speculazione lungo la catena della gestione degli aiuti umanitari.

Accuse che vanno verificate e, se accertate, punite pesantemente, non solo per il reato in se, quanto per il terribile scenario nel quale verrebbe commesso: un Paese, l’Afghanistan, in ginocchio dopo quasi 10 anni di guerra, un Paese dove oltre metà della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Uno sporco affare sul quale l’UE deve fare luce e l’Italia, che in Afghanistan grazie al Governo Berlusconi ha delle truppe, iniziare una profonda riflessione.

Luigi de MagistrisLuigi de Magistris, oggi europarlamentare IdV, nasce a Napoli nel 1967. Si laurea in giurisprudenza a 26 anni ed entra in magistratura. Lavora per 15 anni come pm presso i Tribunali di Napoli e Catanzaro, occupandosi di indagini delicatissime come Toghe Lucane, Why Not e Poseidone, incentrate sul legame tra politica, massoneria e criminalità organizzata in merito ai finanziamenti pubblici. Trasferito quando le inchieste arrivano a coinvolgere nomi di spicco del mondo politico italiano, lascia la magistratura per dedicarsi alla politica. Nel giugno del 2009, con quasi 500 mila preferenze, entra al Parlamento Europeo come indipendente dell'Italia dei Valori e viene eletto presidente della Commissione Europea per il controllo sui bilanci.

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