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«Coraggio, sono io, non abbiate paura». È questo il messaggio del cardinale Martini alla Milano 1999 annunciando la catastrofe che sta umiliando il popolo dei credenti. A cosa si riferiva? Paura di perdere gli affari, il potere politico che li permette, comparsate e obbedienze televisive. La speranza della fede è un’altra, avvertiva Martini, ma nella Milano da bere di Craxi la folla dei cattolici-cash si preparava a cercare la gloria dei rotocalchi nelle stanze di Arcore

Aldo Maria VALLI – L’accidia politica dei cattolici che nascondono le bestemmie e le fanciulle di Arcore

07-03-2011

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Aldo Maria Valli

Aldo Maria Valli

La vicenda del Rubygate e dintorni quale sfida comporta per chi partecipa alla politica secondo un’ispirazione cristiana? Ho pensato di poter dare un contributo rifacendomi a una pagina del cardinale Carlo Maria Martini che risale al 1999. Era la vigilia della festa di sant’Ambrogio e quel giorno, nel tradizionale discorso alla città di Milano (intitolato Coraggio, sono io, non abbiate paura!) l’arcivescovo parlò dell’accidia politica, o pubblica accidia, definendola come l’esatto contrario di quella che la tradizione classica greca e il Nuovo testamento chiamano parresìa, ovvero la libertà di chiamare le cose con il loro nome. “Si tratta – disse il cardinale – di una neutralità appiattita, della paura di valutare oggettivamente le proposte secondo criteri etici, che ha quale conseguenza un decadimento della sapienzialità politica”.

Ecco qua spiegato, in poche righe, un fenomeno al quale abbiamo assistito con grande dolore in questi anni. Da parte di molti, di troppi, dentro la Chiesa c’è stata una mancanza di parresìa. Chierici e laici, politici e intellettuali troppo spesso, pur fregiandosi con ostentazione dell’etichetta di cattolici, sono caduti nell’accidia politica, arrivando a coprire, giustificare, relativizzare. L’espressione più clamorosa sta nello sciagurato commento di monsignor Fisichella alla bestemmia pronunciata da Berlusconi, quando l’alto esponente vaticano invitò a “contestualizzare”. Su questa strada si perde tutto: credibilità, profezia, testimonianza.

“Normalmente – diceva il cardinale Martini in quel discorso di dodici anni fa – lo scadimento etico della politica, in un corpo sano, dovrebbe essere rilevato e punito da un calo di consenso”. Già: normalmente. Se da noi questo non è avvenuto vuol dire che il corpo non era, e non è, sano. Aristotele diceva che il male è destinato a distruggersi da sé, ma oggi non sembra più così. Perché? E’ questo il terreno sul quale i credenti (preferisco usare questa espressione rispetto a quella, troppo abusata e strumentalizzata, di “cattolici”) devono interrogarsi seriamente.

Martini già nel 1999 dava una risposta. Sosteneva che se il degrado etico della politica non viene chiamato con il suo nome e “punito consequenzialmente” (diceva proprio così: punito) ciò avviene a causa della mancanza di un’opinione pubblica degna di questo nome. Laddove questa opinione, questa capacità di elaborazione critica dei dati politici, è debole o non esiste quasi più, la politica è svincolata da ogni limite. Se al posto di una sana opinione pubblica, capace di esprimere una “resistenza condivisa e critica”, la politica trova davanti a sé solo individui, ognuno mosso da interessi particolari, il gioco è fatto: il male può dilagare.

Ecco l’operazione tentata dal berlusconismo: far morire l’opinione pubblica riducendola a massa formata da individui ispirati soltanto da un tornaconto personale. Ed ecco perché il berlusconismo non può tollerare le manifestazioni come quella del 13 febbraio: quel mare di donne, ma anche di uomini, è per il berlusconismo il pericolo mortale, la dimostrazione che, per quanto ci abbia provato a lungo e tenacemente, il mondo di plastica del Silvio’s show non ha ancora soppresso e sostituito del tutto il mondo vero.

Martini diceva che il livello d’allarme lo si raggiunge quando “lo scadimento etico della politica non è neppure più percepito come dannoso per la polis“. Diciamo che il berlusconismo è arrivato a un soffio (stavo per dire un pelo, absit iniuria verbis) da questo traguardo: riuscire a non far percepire più il male come tale. Non c’è riuscito, c’è ancora un margine di manovra, ed è su questo che occorre lavorare.

Cito ancora Martini, veramente profetico: “Non dovremmo più aspettare decadenze dolorose per aprire gli occhi”. Ma i credenti dove sono? Che cosa fanno? Come reagiscono?

Il cardinale invitava a invocare lo Spirito (che per i credenti è l’aiuto, il difensore, l’avvocato, il rappresentante della giustizia). Bisogna invocarlo “perché guidi a mettere le ragioni del consenso al di sopra dell’ansia del consenso”, è perché, là dove lo scoraggiamento si fa strada “scatti un sussulto di profezia pieno di speranza, che faccia aprire gli occhi a quella visione di futuro che in linguaggio filosofico si può chiamare utopia”.

E’ un vero parlare da pastore che guida il suo gregge. E trovo bellissimo il riferimento all’utopia, la meta che va considerata non come irraggiungibile ma come stimolo continuo.

Ma state a sentire che cosa aggiungeva il cardinale. I cattolici, diceva, vanno spesso incontro a un grande rischio, quello di lasciarsi adulare. Lo spiegava già sant’Ambrogio: “Dobbiamo stare attenti a non prestare ascolto a chi ci vuole adulare, perché lasciarsi snervare dall’adulazione non solo non è prova di fortezza, ma anzi di ignavia”. Non è formidabile? Noi sappiamo come Dante sistemò gli ignavi. Poiché in vita non agirono mai in base al principio di bene e di male, limitandosi ad adeguarsi alle convenienze, il poeta li piazza nell’antinferno, una specie di non luogo che non è paradiso, non è purgatorio e non è nemmeno inferno, qualcosa di neutro e incolore, come neutri e incolori furono loro in vita, incapaci di parlare chiaramente e di prendere posizione. Ecco, dice Martini, quando ci viene detto che la posizione dei cattolici in politica deve essere ispirata alla moderazione, io sento puzza di ignavia. E’ vero, c’è certamente una moderazione buona, che si esprime nel rispetto dell’avversario, ma (sentite bene!) “l’elogio della moderazione cattolica, se connesso con la pretesa che essa costituisca solo e sempre la gamba moderata degli schieramenti, diventa una delle adulazioni di cui parlava Ambrogio, mediante la quale coloro che sono interessati all’accidia e ignavia di un gruppo, lo spingono al sonno”.

Mi sembra che ce ne sia a sufficienza per riflettere e discutere. Ma non prima di aver aggiunto che Martini, in quello scritto, esortava i credenti a essere non moderati, ma audaci. Rappresentanti di “una socialità avanzata che non scollega mai la libertà dalla responsabilità verso l’altro”. Meditate gente, meditate.



Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1 ha appena pubblicato il suo ultimo saggio: “Scritti cattolici. Appunti di un cronista cristiano”. Fra gli altri suoi libri “Difendere il Concilio” con Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea ed ex presidente mondiale di Pax Christi e “Voi mi sarete testimoni. L’arcivescovo Dionigi Tettamanzi”, editore Rizzoli. Un suo speciale Tv è dedicato all’Opus Dei.
 

Commenti

  1. E’ meraviglioso leggere, si scoprono cose infinite, sistemi impensabili per coprire la verità, sovente chi la dice non viene creduto e…..se non si può non credere si viene tacciati come ubriaconi o affettuosamente come bimbi. E’ fenomenale e verissimo penso, il menzionato sistema di essere “tacciati” forse da tutto il sistema che è accidioso, certo il rifugio neutro è allettante in quanto lo trovo naturale per sopravvivere terrenamente, anche se spiritualmente e fisicamente cerchiamo una via di uscita. La speranza non ci abbandona mai, e menomale e come dice bene il cardinale è severa la distinzione per gli adulatori , in quanto sono mai sostenitori, anzi approvvigionano sovente miraggi o clamori che sviano e confondono il prosieguo normale della riflessione nostra.

  2. carlo camillo

    non credo che la chiesa di oggi sia più accidiosa della chiesa del passato. credo che un bignami di storia della chiesa potrebbe bastare per dimostrarlo. che tipo era costantino, moralmente? e quali rimproveri ha ricevuto dai più alti vertici della chiesa? o carlo magno… e direi perfino mussolini, o anche peggio? qualcuno potrebbe magari ricordare il balcone di pinochet bello sorridente con giovanni paolo II, prossimo beato, o ricordare LE CINQUE PIAGHE DELLA CHIESA, messe all’indice dei libri proibiti da quando è stato pubblicato fino a quando l’indice è stato abolito…
    questa chiesa assomiglia a quella degli anni dei decenni dei secoli dei millenni precedenti. ma anch’io assomiglio a questa chiesa. però mi piacerebbe che la chiesa non provasse continuamente l’orgasmo del dito alzato contro i poveracci, contro quelli che faticano a strci dentro, contro quelli che sono senza alcun potere… dai, speriamo magari che sia buona con due morosi che si amano non meno che con il poveraccio di silvio che ha bisogno di decine di puttane…

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