La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

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Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

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Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

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L’Amazzonia ferita aperta del Brasile senza riforma agraria

27-08-2009

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L’Amazzonia e il dramma dei Senza Terra dividono il partito di Lula il quale non può ripresentarsi alla presidenza. Due donne ministro si affrontano e spaccano il Partito dei Lavoratori offrendo alla destra la possibilità di vincere le elezioni 2010. Dilma Rousseff, ministro dell’Economia, come Lula in galera e torturata dalla dittatura militare, è l’erede designata a succedergli; Marina Silva, già ministro dell’ambiente, cresciuta in Amazzonia alla scuola di Chico Mendes, ha lasciato il partito e sta per presentarsi con una lista Verde assieme a Gil, cantante famoso, ex ministro dello cultura. Rimproverano al fondatore del Pt di non aver risolto i problemi drammatici che angosciano milioni di brasiliani. Frei Betto spiega quali sono questi problemi. (ndr)


Tre mila lavoratori Senza Terra  ( quei Sin Tierra che stanno celebrando i 25 anni del movimento ) hanno aperto le loro tende nelle piazze di Brasilia per ricordare al governo Lula il problema che in passato e nell’ultima campagna elettorale il Partito dei Lavoratori  ( PT )  aveva dichiarato “ prioritario  e urgente “: la riforma agraria. Il mondo cambia. Le teste che con fierezza si alzavano per difendere i senza niente oggi si abbassano. Chi si opponeva al potentissimo José Sarney, presidente della Repubblica in passato, presidente del Senato oggi, al centro di intrighi sui quali indaga ambiguamente una commissione parlamentare, ebbene, chi si opponeva ormai lo difende. Chi gridava “ fuori Collor “, presidente dimissionato per l’accumulo di tesori rubati allo stato, oggi lo elogia. Chi esigeva la riforma agraria, oggi esalta i commerci che i cartelli  dell’agricoltura espandono nel mondo. Malgrado gli interventi sociali ( Borsa Famiglia e Fame Zero ) 31 milioni di brasiliani sopravvivono nella miseria. E la violenza allarga la paura nelle città invase dai profughi che fuggono dal disastro umano delle campagne.

Le manifestazioni dei Sin Tierra chiedono al governo davvero poco, soprattutto se il paragone è con  gli incentivi ufficiali distribuiti a imprese private che degradano l’Amazzonia e a latifondisti i quali, nei possedimenti senza confini, impongono ai lavoratori un regime di semi schiavitù. E’ urgente sistemare più di cento mila famiglie senza terra accampate ovunque nel paese. Sopravvivono in capanne di plastica nera attorno alle grandi strade. Ed è urgente dare una mano a 40 mila famiglie sedute su un pezzo di carta nel quale, da tempo, si promettono aiuti per animare una vera casa con luce e strade attorno. Negli ultimi sei anni di governo Lula, sono state costruite appena 40 mila abitazioni nelle campagne abbandonate.  Ne servono dieci volte, cento volte di più. Per non parlare delle scuole e di una generazione che cresce senza libri.

Il Brasile non ha futuro se non cambia l’universo rurale. Nelle tre americhe solo Brasile e Argentina non  hanno realizzato  la riforma agraria. Teniamo presente che il Brasile ha le dimensioni di un continente: 600 milioni di ettari coltivabili. Due problemi cronici troverebbero soluzioni se il paese non lasciasse tanta terra abbandonata. Lo si nota viaggiando in auto od osservando il territorio dall’aereo. I due problemi ormai angosciosi sono disoccupazione e violenza urbana. Nei paesi civili, Stati Uniti ed Europa occidentale, con estensioni di territorio infinitamente più modeste delle estensioni brasiliane, la produttività agraria é molto alta avendo cancellato il latifondo.  Ed in più gli incentivi dei governi aiutano l’agricoltura e le famiglie al lavoro nei campi.

Il governo federale deve alla nazione la realizzazione degli indici di produzione rurale che programmano lo sviluppo, ma è dal 1975 che questi indici non vengono controllati per richiamare all’ordine migliaia e migliaia di proprietari che non si adeguano. Non importa se la costituzione prevede che l’applicazioni degli indici debba essere controllata ( e sanzionata ) ogni dieci anni. Parametri indispensabili per definire  con lealtà e trasparenza immobili e terreni improduttivi in modo da espropriare le terre nella previsione della riforma agraria. Sono passati 34 anni e non è successo niente. E nessun politico protesta.

Il ministero della pianificazione deve alle famiglie senza terra 350 milioni di dollari, sovvenzione Incra prevista per il 2009. Investimento programmato che permetterebbe di ufficializzare proprietà demaniali abbandonate e occupate ma ancora senza strutture e documenti che legalizzino l’appartenenza a chi si è insediato sotto la minaccia di agrari i quali non si rassegnano che le estensioni confinanti con le loro proprietà possano finire nelle mani di poveri sconosciuti.

Nelle piazze di Brasilia non c’erano solo tende e cartelli. Sono diventate il laboratorio del futuro. Analisi pubbliche e dibattiti sulla congiuntura agraria e sul destino dell’Amazzonia erosa dalle coltivazioni di soya da esportare. ( Brasile, primo esportatore di soya nel mondo ). Mobilitazione di lavoratori agricoli e disoccupati. Diritti riaffermati, condizioni di vita da migliorare. Il futuro del Brasile passa da braccianti, studenti, sindacati impegnati a pretendere ciò che i politici al governo avevano annunciato nei comizi elettorali. I problemi dell’energia non possono essere pagati da chi lavora la terra: canna da zucchero  e soya restano soluzioni energetiche complementari al petrolio. Il Brasile ha scoperto giacimenti immensi ed è la ricchezza che può salvare l’Amazzonia.

Il 15 settembre queste e altre migliaia e migliaia di voci si alzeranno nella manifestazione Il Grido degli Esclusi. Aderisce  la Conferenza dei Vescovi il cui annuncio è “ La vita, prima di tutto. La  forza della trasformazione nasce dalle organizzazioni popolari “. Il 15 settembre il Brasile festeggia l’indipendenza alla quale Il Grido degli Esclusi dà il significato di una scossa che può smuovere  popolo e politici dall’immobilismo sociale  per ribadire nel consolidamento della democrazia e della sovranità, l’importanza dei movimenti popolari. Perché la democrazia non può essere ridotta ai riti periodici delle elezioni che permettono le candidature di corrotti e colpevoli di delitti comuni. Alla democrazia politica bisogna abbinare la democrazia economica in modo da ridurre le disuguaglianze  che restano enormi  e sono la vergogna del Brasile. Solo quando tutti avranno la garanzia di tutti i diritti diventeremo un popolo felice.

Frei BettoÈ una delle voci libere della Teologia della Liberazione. Frate domenicano, giovanissimo, è stato imprigionato e torturato dalla dittatura militare brasiliana. L'impegno umano, inevitabilmente politico, verso i milioni di diseredati che circondano le città e vivono nelle campagne del suo paese, lo ha reso pericoloso agli occhi dei generali che governavano il Brasile. Ha scritto 53 libri. La sua prosa diretta e affascinante analizza l'economia e la politica, la vita della gente con una razionalità considerata " sovversiva " dai governi forti dell'America Latina, e non solo. Non se ne preoccupa. L'ammirazione dei giovani di ogni continente lo compensa dalla diffidenza dei potenti. Venticinque anni fa ha incontrato e intervistato Fidel Castro, libro che ha fatto il giro del mondo. Lula, presidente del Brasile, lo ha voluto consigliere del programma Fame Zero. Frei Betto è oggi consigliere di varie comunità ecclesiastiche di base e del movimento Sem Terra. Ha vinto vari premi. L'Unione degli Scrittori Brasiliani lo ha nominato Intellettuale dell'anno. Il suo libro " Battesimo di Sangue ", tradotto in Italia, è diventato un film.

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