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Una bambina vola dalla finestra e la Società Italiana dei ginecologi chiede “linea dura”. Certe neomadri vanno considerate malate mentali aggirando la legge Basaglia. Viviamo in una società civile?

Monica LANFRANCO – Le madri sono tutte matte

07-06-2010

di

Sempre, a ridosso di una tragedia, si offre spazio all’insensatezza dei rimedi ‘drastici’, come se reagire in modo eclatante senza intervenire sui motivi dei drammi umani potesse realmente arginarli e risolverli in un attimo.

Di fronte all’ennesimo caso di infanticidio nel nostro paese (la madre di Passo Corese che ha ucciso la sua neonata) è partita la  proposta dei ginecologi della Società italiana (Sigo) di sottoporre alle donne a rischio lo stesso intervento che si usa per i malati mentali gravi in fase acuta. Cioè il Tso, ovvero il trattamento sanitario coatto, che si traduce nel ricovero forzato in ospedale e nella somministrazione di farmaci, solitamente riservati a malati psichiatrici. La Sigo e l’associazione Strade onlus invocano la ‘linea dura per arginare il dramma delle mamme assassine’. Linea dura?  Stiamo parlando di vandalismo criminale, di mafia, di terrorismo, di crimini contro l’umanità? I dati dicono che sono circa 50-75 mila le donne che vengono colpite dalla depressione post partum, un malessere che si sta diffondendo, e che, a parte una limitata casistica relativa a donne che già prima della gravidanza soffrivano di disturbi psichici, può colpire molte neomadri. Le cause sono molte: l’insufficienza di preparazione e informazione su cosa realmente sia l’esperienza della maternità concreta, al di là dell’immagine stereotipata della giovane e bella signora felice che il suo roseo cucciolo possa avere il meraviglioso sederino asciutto grazie al pannolino tecnologico. Fare da madre ad un nuovo essere è il lavoro più complesso e stancante che esista. Certamente, se la maternità è una scelta consapevole e matura, è l’esperienza più straordinaria della propria vita.

Ma la solitudine, l’inaspettata fatica fisica e mentale che comportano l’allevamento di una creatura neonata, mai abbastanza narrate e condivise perché faccende di poco conto nella società che pure sprona le donne a essere madri, sono a volte troppo grandi anche per donne preparate, figuriamoci per quelle giovani o meno acculturate, o in condizioni economiche precarie: un gran numero di donne, quindi, in Italia.

Senza pensare alla prevenzione, e quindi ad investimenti e a iniziative diffuse di formazione, informazione e attenzione ai temi della maternità e paternità responsabili i solerti esperti della Sigo invitano il ministro della Salute Fazio a emanare delle linee guida, senza bisogno di modificare la legge 180 sulla psichiatria, che già prevede il Tso. Chiosano che si tratterebbe di una cura diversa da quella usata per persone schizofreniche e psicotiche. Propongono ‘operatori qualificati’, che resterebbero 24 ore su 24 a casa. Carta straccia è rimasta la raccomandazione del Comitato nazionale di bioetica, che in un parere del 2005 sottolineò la necessità di una assistenza specifica che coinvolgesse la struttura pubblica e mirasse a una prevenzione efficace, raccomandando la ‘sensibilizzazione della figura paterna e dei familiari sia durante la gestazione che dopo il parto’. Per fortuna Maria Burani Procaccini, già presidente della Commissione Bicamerale Infanzia si dice ‘fermamente contraria all’uso del Trattamento sanitario obbligatorio. Pensarlo come fatto risolutivo è una cosa semplicemente assurda – afferma – se dietro non c’è un lavoro preventivo’.

Già. E’ però molto più comodo e veloce estendere i rimedi farmacologici a tutta le sfera vitale femminile, dai tumulti adolescenziali a quelli della menopausa, così ci si porta avanti con il lavoro: tanto si sa che le donne, comunque, sono tutte un po’ instabili.

Monica LanfrancoMonica Lanfranco è giornalista e formatrice sui temi della differenza di genere e sul conflitto. Ha fondato il trimestrale di cultura di genere MAREA. Ha collaborato con Radio Rai International, con il settimanale Carta, il quotidiano Liberazione, con Arcoiris Tv. Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici). Insegna Teoria e Tecnica dei nuovi media a Parma. Il suo primo libro è stato nel 1990 "Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi". Nel 2003 ha scritto assieme a Maria G. Di Rienzo "Donne disarmanti - storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi" e nel 2005 è uscito il volume "Senza Velo - donne nell’Islam contro l’integralismo". Nel 2007 ha prodotto e curato il film sulla vita e l’esperienza politica della senatrice Lidia Menapace dal titolo "Ci dichiariamo nipoti politici". Nel 2009 è uscito "Letteralmente femminista – perché è ancora necessario il movimento delle donne" (Edizioni Punto Rosso).
 

Commenti

  1. cara maonica concordo pinamente con quanto scrivi… con alcune colleghe della mia sssociazione stiamo svolgendo un progetto d contrasto alla violenza d genere e nella ns esperienza i tragici terribil innaturali episodi di infanticido, a volte sono a nche causati da esperienzedi violenza subita…bisogna lavorare sulla prevenzione, sul senso dell’accoglienza e sulle politiche di una genitorialità voluta, partecipata e goduta…certamnte quello delle infaticide e un fenomeno tristemente presente, molto di più di unto volessimo, ma intervenire con un trqttqmente pschiatrico obbligqtorio non è certo una risposta efficaeed efficiente, pensiamo piuttosto a ri-stabilire i contatti (veri) tra le persone e a ri-stabilire la cultura dell’ascoltoin modo che chi senta di aver paura e di essere in difficoltà possa davvero “sentire” di poter essere aiutato e quindi poter superare gli inevitabaili momenti di crisi, che tutti, tutti gli esseri umani attraverano durante la propia esistenza
    saluti
    angela balsi

  2. livia bazu

    Incredibile ed assurdo! Ricoveriamo forzatamente allora tutti color che sono ” a rischio” di raptus omicidi…
    La depressione post-partum ha rilievi farmacologici molto importanti ed ha a che fare ANCHE con il cambiamento radicale dell’assetto ormonale del corpo nelle 72 ore dopo il parto – di norma un ricovero post partum le prevede e si può individuare una mamma particolarmente a rischio: di depressione post partum, non di infanticidio!!!!!!
    Se a questo calo biochimico paragonabile al down conseguente a un’esperienza da forti stupefacenti – alcuni ormoni della gravidanza e del parto sono (ossitocina ed endorfine) potentemente psicoattive e prodotte in dosi massicce!!!
    Se al parto non segue un allattamento subito efficace – che mantiene ancora alti per mesi i loro livelli e subentra invece lo stato di allarme (o ansie di vario genere), paura e sfinimento insieme – si produce un mix che fa precipitare l’organismo (corpo-psiche)in una reazione di difesa estrema della propria integrità poichè sono sensazioni tipiche dei momenti di messa in discussione della sopravvivenza: quando ad esempio bisogna correre per scampare a un predatore e non si veda mai la fine della corsa, ma mano a mano che la stanchezza aumenta aumenta con essa la paura finché si raggiungono livelli intollerabili per un qualsiasi mammifero, che avrà automaticamente una reazione estrema: abbandona la corsa e si abbandona al predatore oppure si rigira e aggredisce, non importa quali siano le conseguenze…
    Detto questo individuare le madri a rischio di depressione post partum non è AFFATTO negativo ed indagare il loro contesto socioaffettivo per capire se stato neuroormonale clinico e l’ambiente possano collidere e rappresentare rischio di malessere aggravato della DIADE madre-figlio, PROPORRE semmai, NON IMPORRE un ricovero prolungato di qualche giorno – peraltro le donne affette da depressione post partum lo desiderano – e poi seguirla a casa con visite settimanali o bisettimanali di ostetriche, consulenti per l’allattamento psicologhe esperte nel conseguimento del ruolo materno ecc, come si fa in alcuni paesi del nord europa.
    L’Ordine Professionale delle Ostetriche sta militando per soluzioni del genere e ho preso come spunto il suo intervento assolutamente non per difendere i bimbi dalle madri assassine ma per difendere il fragilissimo istituto della maternità nella nostra società e gli squilibri gravissimi cui è sottoposto, di cui i casi di infanticidio sono la spia più grave, ma non l’unica e assolutamente non da attribuire ai singoli individui.

  3. mario

    La medicina ufficiale è piuttosto chiusa. Ragiona su protocolli e tende a unificare i trattamenti sulla base dei risultati medi. Purtroppo non c’è sensibilità nè conoscenza diversa. Scandalizzarsi per provvedimenti drastici non serve. Purtroppo siamo in un periodo molto controverso. da un lato ci sono le scienze strutturate (canoniche, Big Pharma, ecc) dall’altra c’è un crogiuolo di studi d’avanguardia, rispettosi delle persone. Il punto di svolta sarebbe la scelta consapevole. Sarebbe, ma in pratica non c’è scelta: o il paziente sa dove rivolgersi (in alternativa alla medicina di Stato) o non lo sa.
    Difficilissimo in questo momento sperare in una classe medica (e dirigenziale) che sappia offrire una possibilità di scelta.
    La tendenza, complessivamente, è per coattare… purtroppo.

  4. Alberto Brugnettini

    Fa piacere vedere che c’è ancora qualcuno che usa la testa per ragionare. Se lo desidera ho un documentario (un DVD) che smaschera la vera origine di queste campagne mediatiche. Si faccia dare il mio indirizzo e-mail dell’editore e mi contatti se lo desidera.
    Cordialmente, Alberto Brugnettini

  5. Paolo Roat

    Tra il resto dietro questi episodi c’è quasi sempre l’uso di psicofarmaci. Le madri che non assumono psicofarmaci non uccidono i loro bambini per quanto depresse siano. Indagate i vari casi e scoprirete che ci sono sempre dei farmaci coinvolti. Paolo

  6. Moira Puddu

    Come sempre si cerca di risolvere con i farmaci quelli che in realtà sono problemi sociali e si finisce per colpevolizzare il singolo. La depressione post partum è una delle svariate espressioni della tremenda solitudine in cui oggi si vive. Nessuno ha tempo per nessuno e quando ci si trova davanti ad una difficoltà assale l’angoscia della solitudine e dell’impossibilità a farcela. Mia nonna, ma anche mia madre, raccontavano come durante gli ultimi mesi di gravidanza le vicine andavano a casa loro a lavare i piatti e a stirare perché non si affaticasse. Dopo il parto la famiglia e, ancora, le vicine si avvicendavano a casa per cucinare, lavare, fare la spesa. E nel frattempo si chiacchierava, si stava in compagnia, si davano consigli su come allevare il bimbo…oltre alle soluzioni istituzionali credo che dovremmo iniziare ad uscire dalle nostre case e a conoscere chi vive di fianco a noi.

  7. Domenico Falconieri

    Certo, belle parole ed intenzioni: mettere in moto un servizio di assitenza post-partum, ostetriche, consulenti nell’allattamento (???), esperte nel conseguimento del ruolo materno (purché madri anche loro!) che vadano settimanalmente ad assistere le puerpere, attività di prevenzione, d’ascolto e quant’altro! Già, con un governo che taglia tutto, anche nella sanità (ma non colpendo VERAMENTE gli SPRECHI!) si può realizzare senza problemi. Basta volerlo e farlo (gratis e di propria iniziativa)!
    Al signor Brugnettini vorrei chiedere: se di un’inchiesta documentaristica si tratti, quindi pubblica, perché non ne accenna qui qualcosa, per rendere edotti anche noi sull’argomento e non solo l’autrice dell’articolo? Altrettanto signor Roat, non potrebbe illuminarci un po’, senz’essere costretti “ad indagare”? P.S. Signora Blasi un commento un po’ meno grammaticalmente carente? Grazie.

  8. Qui si parla di bambini. Per proteggerli io appoggio questo e altro.

  9. Ilaria Benazzi

    Ecco il concetto di questa nostra società “moderna”: “Siamo una società di malati mentali, vieni qui che ti dò la pasticca, e tutto passerà!”Fateci caso, contate il n°di volte in cui ne parlano ai TG.
    Questo è il concetto. Da donna e (futura) madre posso solo dire che i casi di infanticidio sono tragedie strazianti, ma i casi sono pochi per fortuna, in realtà, non come ci fanno credere. E’ il costante terrorismo mediatico, pedofilia, depressione, siamo tutti matti, malati e abbiamo bisogno di elettrochoc e psicofarmaci per restare calmi. Questo non è AFFATTO vero.
    Ci sono persone che hanno problemi, ma come hanno scritto molti prima del mio commeto, la soluzione non si trova negli psicofarmaci e nella costrizione. La soluzione è ripristinare l’umanità e l’ascolto reciproco, rompere quel triste silenzio e la solitudine in cui ci siamo chiusi tutti. Essere madre non è una passeggiata, e la scappatoia non è certo unas pasticca.

  10. Il fatto è che il corpo delle donne è vissuto come un oggetto. Non solo il corpo delle aspiranti veline e delle conduttrici scosciate, anche quello delle milioni di donne cui si chiede di fare figli, si impone di non abortire senza dare in cambio nulla, nè pensione, nè asili, nè babysitter comunali. Tutto ciò che appartiene alle donne deve essere penalizzato e massacrato, il pericolo della violenza sessuale, l’incubo della violenza fisica, l’omicidio da parte di familiari o fidanzati. E se qualcuna si lamenta … ancora oggi in Italia alcuni, “sena orore” di loro stessi dicono se la sono voluta, hanno voluto l’indipendenza, ti è piacito? adesso tieniti il bambino.
    Una società che non rispetta le donne sarà sempre una società minacciata dal delitto e dalla tristezza

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