La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

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Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

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Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

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Lo sporco mestiere della guerra: breve storia della Blackwater

17-05-2010

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Dopo i fatti che hanno coinvolto gli uomini Blackwater nella sparatoria a Baghdad, a causa della quale 17 civili hanno perso la vita, il ruolo attivo delle Pmc (Private military contractors) nelle guerre moderne risulta ormai evidente. Questi avvenimenti non mettono in discussione la singola azienda, ma tutto il sistema di outsourcing, che è parte integrante del sistema bellico statunitense. A fare scalpore è anche l’evidente antieconomicità dell’uso dei contractor. I contratti standard, della durata di 2 mesi, prevedono uno stipendio giornaliero di 1000 dollari. Esentasse. Vitto e alloggio pagati. Assicurazione sulla vita e di invalidità a carico del governo Usa. Il costo di un operatore di sicurezza privata corrisponde a circa il sestuplo di quello di un soldato regolare: 445 mila dollari annuali per ogni operatore, a spese dei contribuenti.

Il segretario di Stato Condoleeza Rice non esita a intervenire. In una telefonata al presidente iracheno al Maliki, presenta le sue scuse personali e quelle del governo americano per il massacro compiuto dagli uomini Blackwater. Promette l’apertura di una inchiesta «equa e trasparente sull’accaduto, per appurare la verità e punire i responsabili».

Non si fa attendere l’annuncio, da parte della Rice, sull’aumento di controllo verso le compagnie militari private, «con un’immediata revisione delle regole d’ingaggio dei contractors, che verranno adeguate a quelle del Pentagono». Fino a quel punto le Pmc scavalcavano infatti il Dipartimento della Difesa, risponendo direttamente al Dipartimento di Stato. La Rice promette inoltre un addestramento specifico per gli uomini appartenenti alle Pmc, al fine di aumentarne la “consapevolezza culturale”. Chiaramente non tutti i privilegi vengono intaccati. Le nuove regole prevedono infatti che, in caso di reato, gli uomini coinvolti debbano rispondere al sistema giudiziario statunitense e non a quello del paese in cui operano.

Mentre le indagini sui fatti sono in corso, il presidente Bush manifesta il suo appoggio alla compagnia:

Sono ansioso di conoscere i risultati delle analisi sul loro lavoro, per capire se hanno violato le regole d’ ingaggio. Vi dirò però che le compagnie come la Blackwater offrono un servizio importante: proteggono la vita delle persone. Apprezzo il servizio e il sacrificio degli impiegati della Blackwater, anche loro sono disponibili a correggere eventuali comportamenti sbagliati, se ci sono stati.
La Repubblica, 18 ottobre 2007

A fine ottobre il «New York Times» comunica che gli investigatori del dipartimento di Stato americano avrebbero concesso l’immunità alle guardie di sicurezza coinvolte nella sparatoria del 16 settembre. In cambio sarebbe stata richiesta loro la collaborazione alle indagini. A fine dicembre i cinque vengono però incriminati da un tribunale Usa per omicidio preterintenzionale, rischiando una pena fino a 30 anni di carcere. La vicenda si concluderà, nel gennaio 2010, con il proscioglimento degli imputati. La motivazione è che i magistrati e gli investigatori che hanno compiuto le indagini sul caso avrebbero ripetutamente violato i diritti degli indagati, utilizzando per incriminarli alcune dichiarazioni rese sotto immunità durante un’inchiesta del Dipartimento di Stato.

Quasi in contemporanea viene aperta una seconda inchiesta, riguardante il presunto contrabbando d’armi avviato in Iraq da alcuni dipendenti Blackwater. Destinatarie ultime del traffico illegale sarebbero alcune organizzazioni con finalità terroristiche, tra cui figura il Pkk curdo.

Naturalmente togliere la Blackwater di mezzo non è che un placebo. Il fine reale è la salvaguardia dell’immagine statunitense, non la soluzione del problema Pmc. Il numero di contractors operanti in medio oriente al servizio del governo Usa resta attualmente nell’ordine delle centinaia di migliaia di unità. In seguito anche sotto l’amministrazione Obama si continuano a registrare casi di abusi, seppur meno clamorosi, da parte di operatori di sicurezza nei confronti della popolazione civile. Tanto in Iraq quanto in Afghanistan.

Nuovi scandali non mancano. Uno su tutti quello che nel settembre 2009 coinvolge la ArmorGroup, società angloamericana garante della sicurezza dei mille dipendenti dell’ambasciata statunitense a Kabul. Fonti interne alla società denunciano le molestie e le persecuzioni, che giungono a volte a trasformarsi in veri e propri rituali, inflitte dai capi ai sottoposti. Eventi quotidiani tra le mura dell’ambasciata. A questo vanno ad unirsi le rivelazioni sulle massacranti condizioni di lavoro, con turni che possono raggiungere le 14 ore consecutive.

Nel 2009 la società della North Carolina torna sotto i riflettori. Questa volta protagonista dei fatti è nientemeno che il suo ricco fondatore, Erik Prince. «The Nation» rivela che due ex dipendenti di Prince avrebbero accusato quest’ultimo di essere il mandante dell’omicidio di una serie di persone che stavano collaborando con l’FBI nelle indagini a suo riguardo.

Nel frattempo la Blackwater cambia nome. La scelta è imposta dalla necessità di costruirsi una nuova immagine. Troppi fatti macchiano ormai la reputazione della società. Il nuovo nome scelto è Xe Services. Il restyling è accurato, anche le singole divisioni mutano denominazione. Il settore sorveglianza e intelligence Blackwater Airships viene ribattezzato Guardian Flight System, mentre il settore addestrativo Blackwater Lodge and Training Center risponde ora al nome di U.S. Trainig Center. Il sito ufficiale viene reindirizzato.

Recentemente è di nuovo «The Nation», in coppia col «New York Times», a tirare in ballo la società di sicurezza statunitense. Questa volta sarebbe la Cia a usufruire dei servizi Blackwater nello svolgimento di alcune operazioni segrete in Pakistan. Ciò avverrebbe all’interno del programma Jsoc (Joint Special Operations Command). Si tratta di una particolare compagine composta da ex-militari specializzati in operazioni di sequestro ed eliminazioni mirate. Gli obiettivi sarebbero leader talebani e membri appartenenti alle schiere di al-Qaeda. Il Jsoc contribuisce inoltre alla pianificazione dei bombardamenti compiuti tramite l’utilizzo di droni. Questa volta l’appoggio ai contractors sarebbe stato reso totalmente “invisibile”. Risultato ottenuto tramite l’impiego di contratti del tutto differenti rispetto a quelli che il Pentagono stipula abitualmente con questo tipo di compagnie. Tanto che «figure di spicco dell’amministrazione Obama e della catena di comando delle forze statunitensi potrebbero non essere al corrente della sua esistenza».

Sebbene la stampa pakistana denunci da tempo la presenza della Blackwater sul territorio nazionale e alcuni ex-contractors confermino queste notizie, la Casa Bianca continua a non pronunciarsi al riguardo. Se le indiscrezioni venissero confermate ciò sarebbe una forte causa d’imbarazzo per l’amministrazione Obama. Una guerra non ufficiale starebbe venendo condotta dalla Blackwater sul suolo di un paese con cui gli Stati Uniti sono formalmente in pace.

(Leggi la prima parte di Lo sporco mestiere della guerra: breve storia della Blackwater)

Eliano RicciEliano Ricci, classe '85, è laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università di Bologna, lavoratore mediamente precario e musicista. Si interessa di politica, cultura alternativa e pubblicità.

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