La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

di

È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

di

L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

di

Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

di

Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Mondi » Parole globali »

Morire giovani per “ragioni di mercato”

02-10-2009

di

Il 32 per cento dei ragazzi che se ne vanno muoiono negli incidenti del sabato sera. Ma nei paesi ricchi. Ogni giorno 1500 giovani donne muoiono di parto. Ma nei paesi poveri.

Ogni anno muoiono nel mondo 2,6 milioni di giovani tra i 10 e i 24 anni, il 97% per cento di loro in paesi a basso o medio reddito. Sono i risultati del primo studio sulla mortalità giovanile sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e pubblicati un paio di settimane fa sulla prestigiosa rivista medica Lancet.[i] Gravidanza, suicidio e incidenti stradali le prime cause di morte.  In gran parte morti evitabili.

Ogni giorno nel mondo 1500 donne muoiono di maternità; più di mezzo milioni di morti all’anno. La riduzione della mortalità materna è uno degli obiettivi di sviluppo del Millennio, però è quello per il quale i progressi registrati sono minimi ed è ben difficile che la la meta stabilita venga raggiunta nel 2015 (ridurre del 75% la mortalità materna  rispetto al 1990). Prima causa di morte nel mondo per le giovani tra i 15 e i 24 anni, tra loro nei paesi poveri la gravidanza fa più morti che tutte le malattie infettive messe assieme, compreso l’AIDS, eppure se ne parla di meno. Non c’è mercato; né farmaci, né vaccini, solo necessità di appropriate politiche e investimenti pubblici per la salute.

Le loro coetanee europee e dei paesi più ricchi in generale di  gravidanza non muoiono più. Nei paesi ricchi le gravidanze sono percentualmente molte di meno e per lo più sono solo quelle desiderate. Alle ragazze e ai loro giovani compagni è data l’opzione di scegliere, anche se ancora non sempre si assicura che abbiano tutta l’informazione necessaria per una scelta libera e responsabile. Pure quando affrontano la scelta drammatica dell’aborto, perché non vedono altra via d’uscita, la maggioranza delle ragazze europee non sono costrette all’aborto clandestino in condizioni igieniche e tecniche estremamente rischiose. In Europa oggi, certamente in Italia, di aborto clandestino muoiono soprattutto le donne immigrate.

Nei paesi ricchi a morire giovani sono di più i maschi; soprattutto per cause violente. In questo i maschi sono più simili ai loro coetanei dei paesi più poveri, anche se là sono anche percentualmente molti di più a morire. Molti di loro in quei paesi sono coinvolti fin da piccoli in conflitti armati; conflitti che non gli appartengono, loro sono strumenti di lotte di potere e di mercato. I giovani ricchi spesso, troppo spesso, si tolgono la vita da soli; anche le ragazze, seppure in percentuale minore, il suicidio è tra le prime cause di morte. Che il suicidio sia la causa prevalente di morte non può non far riflettere sulla sottostante malattia sociale; si tolgono la vita perché si sentono perdenti in una società dove vince chi è o può apparire ricco, bello, forte, competitivo. Non è però meno drammatica la constatazione che le morti per incidenti stradali costituiscono la causa di morte nel 32% dei casi per i giovani maschi nei paesi ricchi: rientra nel prezzo che pagano le società rimaste senza proposte sane, alternative allo “sballo” del sabato sera.

Poi ci sono le morti per malattie, infettive e non: ad uccidere i giovani nei paesi poveri sono sia le prime, principalmente AIDS e tubercolosi, sia le seconde. Nei paesi ricchi le morti per malattie infettive sono piuttosto rare. Qui la responsabilità ce l’hanno principalmente le malattie cardiovascolari e il cancro; il ché era del tutto prevedibile considerando lo stretto legame tra malattie infettive e condizioni di vita. Se l’inchiesta del Lancet inizia a mettere ordine nei numeri riguardanti la mortalità tra adolescenti e giovani adulti, non possiamo dimenticare che almeno il 70% delle morti premature tra gli adulti in età non più giovane sono anch’esse legate a condizioni e comportamenti dell’adolescenza, quali il fumo, l’alcol, malsane abitudini alimentari, comportamenti sessuali a rischio o l’uso di droghe.

Il fumo di tabacco è in assoluto una delle principali cause di morte evitabili.  Nel mondo ci sono un miliardo di fumatori e il numero è in aumento soprattutto tra le donne. Trovando crescenti resistenze nei paesi europei e ad economia avanzata, e nonostante la Convenzione quadro sul controllo del tabacco (entrata in vigore nel 2005), le strategie di marketing delle multinazionali del tabacco puntano soprattutto ai giovani, in particolare alle ragazze, associando la sigaretta  ad un’immagine di indipendenza e di glamour. Intensificano la propaganda nei paesi poveri e nelle economie in transizione, dove più debole è la resistenza posta dalle istituzioni, o addirittura assente ogni legislazione in materia, e minore l’accesso a fonti di informazione alternative. Peraltro fumo, alcol, droghe, sono spesso legati ad un substrato di depressione -tra le prime cause di malattia nel mondo- che quelle abitudini non fanno che peggiorare in un diabolico circolo vizioso che, come abbiamo visto, non raramente si conclude con il suicidio.

Presi da un inusitato panico per il diffondersi dell’influenza suina (H1N1), non ci preoccupiamo del diffondersi di un’altra epidemia, più subdola, ma certamente con pericoli e costi maggiori sul lungo periodo: l’obesità. La diversa attenzione non sorprende visto che nel caso dell’influenza il business è legato alla cura (farmaci) o alla vaccinazione e si può far leva sul senso di catastrofe biblica, mentre nel caso dell’obesità il buon andamento degli affari delle multinazionali alimentari è legato alla promozione di abitudini alimentari che promuovono l’epidemia: il consumo di prodotti ricchi di zuccheri e grassi a basso costo, tipici dei fast-food. Oltre alle variate abitudini alimentari, alla base dell’obesità, c’è anche la sedentarietà. Anche questa condizione, un tempo propria delle società affluenti, interessa sempre di più i giovani e meno giovani nei paesi più poveri. Così sono sempre di più i giovani obesi tanto nel Primo come nel cosiddetto Terzo mondo e parallelamente, perché legata agli stessi determinanti sociali, insieme alla mortalità, aumenta l’incidenza delle malattie croniche  e degenerative (in particolare cardiovascolari, cerebro vascolari e diabete) che presto potrebbe superare quella delle malattie infettive nei paesi più poveri.  Il Terzo mondo, è ormai gravato da un “doppio carico di malattia” derivante dalle tradizionali malattie legate a condizioni di vita precarie, cui si è aggiunto quello delle patologie dei ricchi, è rimasto però solo con l’illusione dei vantaggi che la globalizzazione orientata dalla “ragion di mercato” del modello economico e culturale occidentale sembrava promettere.

La società è malata di profitto e competizione. Su quali forze possono contare 1,8 miliardi di ragazzi e ragazze, e giovani adulti, il 30 % della popolazione mondiale, per cambiare i valori di riferimento affinché nessuno si senta inadatto e nessuno sia emarginato nella costruzione del futuro? “Un mondo diverso è possibile” è la proposta di milioni di giovani che lottano per avere la possibilità di scegliere la strada da percorrere e assicurare anche ai loro coetanei meno fortunati le stesse opportunità. Un mondo di cittadini, non di consumatori.


[i] Patton, G. et al., Global patterns of mortalitty in young people: a systematic analysis of population health data, The Lancet, vol. 374, September 12, 2009, 881-892

Eduardo MissoniEduardo Missoni (1954) è professore di "strategie globali per la salute" presso l'Università Bocconi di Milano. Il suo insegnamento si estende a temi di management e etica delle Istituzioni e delle Organizzazioni non profit Internazionali, con docenze anche presso le Università Bicocca di Milano e l'Università di Ginevra. Iniziata la carriera come medico volontario in Nicaragua, è stato poi con l'UNICEF in Messico, in seguito a Roma con la Cooperazione Italiana quale responsabile delle iniziative socio-sanitarie in America Latina e Africa. Dal 2004 al 2007 è stato il Segretario Generale dell'Organizzazione Mondiale del Movimento Scout (OMMS), la maggiore organizzazione giovanile mondiale. Biografia completa
 

Commenti

  1. Che razza di mondo!Eli

I più votati

--

I più scaricati

--