La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

di

È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

di

L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

di

Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

di

Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Inchieste » Dov'è la pace di Obama? »

Obama, il Dalai Lama e Toro Seduto

25-02-2010

di

Cosa farebbe il presidente degli Stati Uniti se una delegazione cinese si presentasse alla Casa Bianca col discendente del famoso capo indiano spogliato da ogni avere e confinato, assieme al suo popolo, nelle riserve-zoo dove i turisti vanno a fotografare gli antichi padroni d’America?


Il Dalai Lama, un globe trotters assai ammanigliato con gli ambienti che contano nel mondo occidentale, è stato ricevuto dal Presidente USA Obama con il quale si è trattenuto lungamente non per esercizi spirituali ma per parlare delle migliori strategie con le quali portare avanti la causa della indipendenza del Tibet dalla Cina.  Naturalmente, data la estrema religiosità dei luoghi pieni di alte montagne che elevano l’animo verso Dio, il Tibet dovrebbe essere  affidato  a lui ed alla sua teocrazia che per oltre due secoli lo ha tenuto strettamente nel pugno di una feroce dittatura.

L’armata rossa liberò i tibetani da una oppressione spaventosa. I tibetani governati dal Dalai Lama non avevano diritto alla istruzione essendo questa riservata ai monaci, non avevano diritto alla sanità, erano meno che servi della gleba nelle terre  appartenenti alla casta buddista. Stiamo parlando di un territorio vasto quanto Germania, Francia e Italia messi insieme! Il Tibet è grande 2 milioni e mezzo di chilometri quadrati ed è un quarto della Cina. Durante la dominazione buddista, insediatasi in uno dei tanti periodi di indebolimento dell’unità nazionale cinese, la popolazione diminuì drasticamente a causa della denutrizione e delle malattie. All’inizio del secolo scorso, gli inglesi tentarono di impossessarsi del Tibet costringendo il Dalai Lama alla fuga. Nel 1950, l’armata rossa guidata da Mao che aveva liberato gran parte della Cina dai signorotti feudali entrò in Tibet e lo incluse nella Grande Cina pur rispettandone il governo locale. Ma i monaci non erano disponibili a cedere l’immenso potere che avevano sulla terra e sulla popolazione e ordirono rivolte sanguinose. Alla fine  il Dalai Lama ed i suoi ricchissimi cortigiani  furono costretti a fuggire all’estero. E’ inutile dire che la liberazione  del Tibet  ed il suo ritorno alla madre  Cina è stata fonte di grande prosperità per i tibetani che hanno imparato a leggere ed a scrivere, hanno ospedali, hanno trasporti ferroviari e strade moderne, insomma sono stati traghettati nell’era moderna dal medioevo feudale nel quale erano tenuti prigionieri.

Obama, nel quadro della strategia militare e politica americana di destabilizzazione delle nazioni che non  si vogliono sottomettere al suo dominio, cura con attenzione, come i suoi predecessori, tutte le possibilità di interferire, naturalmente in nome dei principi di libertà e di democrazia  di cui gli Usa proclamano di essere tutori. Già durante le Olimpiadi riuscirono con monaci addestrati appositamente dalla Cia nei monti del Colorado a provocare gravissimi disordini a Llasa per non fare godere alla Cina la soddisfazione di essere paese ospite dei giochi olimpici e per sollevare una ondata di emozioni e di simpatia nel mondo intero a favore dei monaci. I quali in effetti stavano tentando un vero e proprio pogrom nei confronti dei cittadini cinesi e dei loro beni. Molti negozi e molte case furono incendiati. Molti furono uccisi.

Mi chiedo che cosa farebbe Obama se una delegazione di cinesi accompagnasse da lui il successore di Toro Seduto e gli  chiedesse conto della condizione disumana che tuttora persiste nelle riserve indiane dove furono e sono tuttora relegati i pellerossa ridotti al rango di oggetto folcloristico da mostrare ai turisti. Le teste di alcuni valorosi capi delle tante tribù sterminate dal genocidio dei feroci coloni e del loro esercito blu sono esposte ancora alla curiosità macabra del pubblico. Nonostante gli USA siano da due secoli una forte confederazione di Stati, gli Indiani d’America sono chiusi in territori tra i più poveri ed affidati a gestori che li trattano come esseri inferiori profittando della loro povertà.

Farebbe bene il Presidente Obama ad occuparsi della condizione dei resti di uno dei più  crudeli genocidi della storia e cercare di aiutare la popolazione indiana ad “integrarsi” dal momento che la sua condizione è peggiore di quella dei neri.

In verità, la politica degli USA verso il mondo, dopo la fine del bipolarismo, è orientata verso mete di conquista e di sottomissione degli altri. Tutto fa brodo per la realizzazione dei programmi a lunga scadenza della gerarchia militare dal rapimento e assassinio dei patrioti definiti “terroristi” alla strumentalizzazione di personaggi che diventano icone della propaganda imperialista. Il Dalai Lama, la Betancourt rapita dai guerriglieri che lottano contro il sanguinario regime dei militari colombiani sostenuti dagli Usa, la Uang in Birmania. Queste tre icone sono ben diverse dalle carte da gioco dei wanted irakeni quasi tutti poi acciuffati e giustiziati. Sono mezzi per proseguire la corsa infinita verso una frontiera che si allontana sempre e che dovrà comprendere l’intero pianeta. Dalla guerra di Corea in poi il mondo non conosce pace. A guardarle nella loro sequenza temporale e spaziale le guerre passate o in corso mostrano la trama di un organico progetto di assoggettamento del pianeta. Noi tutti siamo vittime di questo espansionismo. La stessa globalizzazione serve ad accelerare il processo verso il grande impero a stelle e strisce.

Pietro AnconaGià membro dell'Esecutivo della CGIL e del CNEL, Pietro Ancona, sindacalista, ha partecipato alle lotte per il diritto ad assistenza a pensione di vecchi contadini senza risorse, in quanto vittime del caporalato e del lavoro nero. Segretario della CGIL di Agrigento, fu chiamato da Pio La Torre alla segreteria siciliana. Ha collaborato con Fernando Santi, ultimo grande sindacalista socialista. Restituì la tessera del PSI appena Craxi ne divenne segretario.
 

Commenti

  1. massimo patrizi

    FINALMENTE LEGGO QUALCOSA DI CONCRETO SUL DALAI LAMA E SUL TIBET.
    Fino a qualche anno fa ero convinto che il dalai lama fosse semplicemente il capo spirituale di un popolo pacifico e oppresso.
    Poi si sono verificati 2 fatti che mi hanno fatto sorgere molti dubbi ma non ho mai avuto occasione di conoscere la realtà che in quest’articolo viene descritta molto chiaramente.
    1) Alcuni anni fa il sindaco Veltroni ricevette in Campidoglio il dalai lama. Presenti all’incontro molte personalità ma Diliberto si rifiutò di patecipare per protesta.
    2) Come riportato nell’articolo, durante le olimpiadi,
    assistemmo ad un tentativo di rivolta con episodi molto violenti che vedevano protagonisti questi monaci i quali sembravano tutt’altro che mossi da sentimenti religiosi.

  2. Fabio De Gregorio

    Signor Ancona, ma dove ha preso queste notizie sulla realtà del Tibet prima dell’invasione cinese? Ho motivo di credere che gliele ha fornite qualche fonte ufficiale di informazione cinese. Ma lei ha mai parlato con un tibetano? Io si, con molti tibetani, e mi hanno dato versioni dei fatti totalmente diverse da quelle che da lei. E quand’anche fossero vere alcune cose che lei afferma, vuol forse alludere ad una giustificazione delle guerre finalizzate all’esportazione di una presunta democrazia? Da parte di una nazione che, per giunta, primeggia per violazione di diritti umani e di libertà, e dove i lavoratori sono sottoposti a ritmi e condizioni che qui da noi non si riservano nemmeno agli animali? Lei, inoltre, ignora che oggi il Dalai Lama chiede per il suo popolo l’autonomia e non l’indipendenza. E, per concludere, guardi che nel Buddhismo non si parla di nessun Dio.
    Si informi un po’ meglio prima di parlare di certe cose, eviterà di fare brutte figure.
    Fabio De Gregorio

  3. Fabio De Gregorio

    Signor Ancona, ma dove ha preso queste notizie sulla realtà del Tibet prima dell\’invasione cinese? Ho motivo di credere che gliele ha fornite qualche fonte ufficiale di informazione cinese. Ma lei ha mai parlato con un tibetano? Io si, con molti tibetani, e mi hanno dato versioni dei fatti totalmente diverse da quelle che da lei. E quand\’anche fossero vere alcune cose che lei afferma, vuol forse alludere ad una giustificazione delle guerre finalizzate all\’esportazione di una presunta democrazia? Da parte di una nazione che, per giunta, primeggia per violazione di diritti umani e di libertà, e dove i lavoratori sono sottoposti a ritmi e condizioni che qui da noi non si riservano nemmeno agli animali? Lei, inoltre, ignora che oggi il Dalai Lama chiede per il suo popolo l\’autonomia e non l\’indipendenza. E, per concludere, guardi che nel Buddhismo non si parla di nessun Dio.
    Si informi un po\’ meglio prima di parlare di certe cose, eviterà di fare brutte figure.
    Fabio De Gregorio

  4. Non credo che andremo verso un grande impero a stelle e a strisce,la Cina ha in mano buona parte del debito americano.

  5. Anna Orlandini

    Signor Ancona,
    sono completamente d’accordo con Fabio De Gregorio.
    Anche io ho contatti con diversi tibetani ed un nipote acquisito dal quale ho notizie dirette. La sua disinformazione non solo non le fa onore ma discredita il corretto giornalismo italiano.
    Anna Orlandini

  6. Stefano Bovero

    Il Dalai Lama è anche un capo politico, ma resta soprattutto un capo spirituale da cui promana, a mio modo di vedere, prudenza in campo politico ! L’autonomia tibetana che preservi la cultura e la spiritualità buddhista di quei luoghi è una ragionevolissima e normale istanza democratica, anche se, effettivamente, in Tibet vigeva una teocrazia feudale prima dell’intervento cinese. Quest’ultimo, da parte sua, non si fece scrupolo di distruggere la maggior parte dei templi buddhisti del Tibet e da allora la Cina le ha provate tutte per estirpare quella cultura e imporre la “democrazia comunista” . Cosa, questa, assurda, come è sotto gli occhi di tutti l’assurdità dell’esportazione della “democrazia liberale” di Bush in Irak e Afghanistan.
    Monaci tibetani violenti ? In alcuni casi mi risula che sia vero e…umano. Detto diversamente, non mi meraviglia affatto ! Provi lei, signor Ancona a mettersi al loro posto: se le impedissero da due-tre generazioni di parlare la sua lingua, di professare le sue idee e così via,se le mettessero tutte le limitazioni oppressive possibili, lei che cosa farebbe, anche se, mettiamo, fosse di idee nonviolente ? Non si arrabbierebbe nemmeno un po’…?

  7. Alessandra Riccio

    Bravo Ancona! Purtroppo ci si renderà conto della pericolosità della politica di “destabilizzazione” messa in atto nel mondo intero dagli Stati Uniti solo quando ne saremo vittime noi.
    Alessandra Riccio

  8. Conosco anche io diversi tibetani: ne ha mai conosciuto uno che condividesse le sue tesi? Ah, già, se la pensasse come lei riguardo alla “liberazione”cinese se ne starebbe laggiù a godersi la prosperità del Maoismo, non si mischierebbe agli occidentali corrotti…

    Eppure basta così poco per svelare come stanno le cose: in ogni regione del nostro paese vi sono gruppi buddhisti, centri di Dharma dove si incontrano persone che sono state laggiù o che arrivano da lì, è sufficiente incontrare qualcuno per farsi un’idea di come stanno le cose… così, per onestà intelettuale!

I più votati

--

I più scaricati

--