Da recenti studi condotti dall’Istituto Superiore della Sanità in collaborazione con l’Istituto Malattie Infettive di Tübingen (Germania) è stata individuata una nuova malattia a cui è stato dato il nome di “Scrannite italica” (per differenziarla dalla “Scrannite semplice” che presenta forme più lievi a livello sintomatologico). Il virus della terribile malattia pare annidarsi nei tessuti e nelle pelli che ricoprono gli scranni del Senato e del Parlamento italiano (di qui il nome). Pare che possa colpire chiunque e che possa trasmettersi soprattutto attraverso la saliva, ma pare che sia sufficiente una stretta di mano, un affettuoso bacio sulla guancia, una pacca sulle spalle se non addirittura l’uso di un semplice telefono cellulare.
I primi sintomi sono lievi (strafottenza, utilizzo di auto blu per la/il consorte, banali raccomandazioni, improvvisa abitudine all’uso di termini volgari, disaffezione al lavoro, nervosismo diffuso, ingestione compulsiva di mortadella durante le ore di lavoro), ma che con il progredire della malattia si fanno sempre più gravi (interesse privato in atti d’ufficio, cleptomania, radicale aumento del nervosismo, appropriazione indebita, priapismo, violenza, utilizzo dell’auto blu anche per il figlio dell’amante della zia della badante del nonno, turbativa d’asta, perdita della memoria, circonvenzione di minori, apertura di conti all’estero, inopportuno uso del giuramento “sulla testa dei figli”, tendenza al tradimento, ecc.).
Il suddetto Istituto Malattie Infettive di Tübingen sta anche cercando di isolare un ceppo ancora più devastante della malattia sviluppatosi, per ora, ad Arcore, in Sardegna e nella Capitale. Pare che chi ne venga colpito soffra di delirio di onnipotenza e di una forma di follia altamente pericolosa a sé e agli altri.
Risulta anche che vi sia un ulteriore variante virale – battezzata “Variante scilipoti” – che però colpisce soprattutto soggetti abitualmente usi allo scambio di liquido salivale.
Per il momento non è stato ancora trovato un antidoto a questo gravissimo virus che però colpisce un numero non indifferente di soggetti e che pare possa portare non solo a un’infezione dalle proporzioni ancora non chiaramente accertate ma che nella sua variante più diffusa potrebbe addirittura causare il tramonto della democrazia nel nostro Paese.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.