La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

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Quando l’America N°1 conquistò l’America N°2

07-12-2009

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Raffaele Nocera, Stati Uniti e America Latina dal 1823 ad oggi, Carocci editore, Roma, 2009, pp. 239, € 16,50.

Nella storia dei rapporti fra gli Stati Uniti e l’America Latina, vi sono stati due momenti di grande rilevanza ideologica che hanno poi influito a lungo su una presunzione di superiorità di quella confederazione di Stati contro la frammentarietà, l’instabilità, il ritardo sulla strada del progresso del sub-continente “latino”. Il primo è stato intorno alla metà dell’Ottocento, quando le Repubbliche, ancora non formate o in via di formazione fra mille incertezze e contrasti, guardavano al vicino del Nord con l’ammirazione che ispirava la loro precoce decolonizzazione attraverso una guerra sul territorio contro la potente Inghilterra, e l’ideario egualitario, solidale e liberale che era alla base delle idee dei Padri Fondatori e dei coraggiosi ed attivi cittadini che davano vita a progetti di progresso impensati e ne ricavavano grandi benefici economici. Acquattata dietro questi indiscussi e straordinari successi, la tentazione espansionistica –denunciata dalla conquista di un vasto territorio messicano al nord del Río Bravo, dall’acquisto in moneta della Louisiana e della Florida- si sarebbe rivelata ben presto, con l’intervento nella guerra di indipendenza di Cuba una chiara politica imperialista. Il secondo momento è stato intorno alla Seconda Guerra Mondiale, quando la posizione nordamericana attivamente antifascista non solo ha coinvolto e trascinato anche i paesi più riottosi, come il Cile e l’Argentina, ma ha assunto la leadership del continente in nome dei sacrosanti ideali della democrazia. Ma, anche in questo caso, dietro le luci della ribalta, si muovevano grandi interessi economici e l’ormai chiara politica imperiale nei confronti del resto del continente. Durante la seconda guerra mondiale, spiega Nocera, gli Stati uniti riescono a scalzare la concorrenza europea nei commerci e nelle esportazioni dell’America Latina. Infatti, l’ottocentesca dottrina Monroe del Destino Manifesto –che attribuiva a Dio la volontà egemonica statunitense- se, appellandosi ad una solidarietà americana, escludeva la Vecchia Europa, sfruttatrice e colonialista, dalle faccende americane, non poteva impedire la libertà dei commerci e degli affari. Forse c’è un terzo momento di relativo avvicinamento fra gli USA e i suoi vicini, si deve alla parentesi breve della presidenza di Jimmy Carter.

Ma, a parte questi due momenti, la brutalità dell’ingerenza è ormai chiara come l’acqua; e il libro di Raffaele Nocera, destinato soprattutto agli studenti, ne dà conto passo dopo passo. L’autore avverte nella sua introduzione, che oggetto della sua ricerca è la politica nordamericana rispetto agli Stati Uniti e non le complicate e complesse storie delle Repubbliche, e chiarisce anche che la gran parte della bibliografia a cui ha fatto riferimento è una bibliografia di origine statunitense, ma ciò non ha impedito che, a lettura ultimata, il lettore abbia chiaro il ruolo di “cortile di casa” a cui da duecento anni gli Stati Uniti hanno relegato i loro vicini. E Nocera non esita a spiegarne il motivo con una spiegazione sintetica ed efficace: “Del resto, proprio questa discontinuità di condotta è indicativa della percezione dell’America Latina da parte degli Stati Uniti, una percezione condizionata dalla loro convinzione di essere una nazione superiore economicamente, politicamente, militarmente e socialmente. I vicini meridionali non dovevano far altro che accettare questa superiorità e allinearsi senza tentennamenti, riconoscendo la correttezza delle decisioni di Washington”.

Scritto con grande chiarezza e ben scandito in capitoli e paragrafi di comoda consultazione, corredato da un’ampia bibliografie e da un indice dei nomi, il libro di Nocera aiuta anche ad indagare sulla penetrazione nazifascista nel subcontinente e soprattutto sull’atteggiamento di Cile e Argentina durante il nazismo, la guerra e il dopoguerra, aiutandoci a capire la ragione per cui quelle due Repubbliche sono poi diventate il rifugio privilegiato di molti nazisti.

Il potere delle armi e la forza del denaro sono stati due strumenti usati insieme o in alternativa, per domare il subcontinente ribelle. Impresa che non solo non è ancora riuscita, ma che sembra oggi più lontana di ieri.

Alessandra RiccioAlessandra Riccio ha insegnato letterature spagnole e ispanoamericane all’Università degli Studi di Napoli –L’Orientale. E’ autrice di saggi di critica letteraria su autori come Cortázar, Victoria Ocampo, Carpentier, Lezama Lima, María Zambrano. Ha tradotto numerosi autori fra i quali Ernesto Guevara, Senel Paz, Lisandro Otero.E' stata corrispondente a Cuba per l'Unità dal 1989 al 1992. Collabora a numerosi giornali e riviste italiani e stranieri e dirige insieme a Gianni Minà la rivista “Latinoamerica”. E’ tra le fondatrici della Società Italiana delle Letterate.
 

Commenti

  1. Stefano Bovero

    Ho letto solo la presentazione del libro, ma a giudicare dei suoi contenuti mi tornano sempre più chiare le motivazioni delle eliminazioni fisiche di personaggi importanti e “scomodi” come Martin L. King e Robert F. Kennedy: quando lo spirito americano esprime i suoi ideali più nobili, questi diventano semplicemente intollerabili per la faccia più gretta e violenta degli USA. Un giorno gli americani dovranno fare la scelta tra Monroe, Kissinger, Reagan e i Bush da un lato e i Kennedy ed Obama dall’altro. Bob Kennedy aveva ormai maturato il disimpegno americano dal Vietnam; e le grandi lobbies, che già avevano detestato il più moderato fratello John, non esitarono certo dinanzi ad agire davanti alla grande conversione progressista di Bob, che avrebbe modificato radicalmente lo scacchiere internazionale. Obama ha ora una rara e gramde occasione, ma deve muoversi effettivamente, almeno per ora, con infinita pazienza, e provare gradualmente a “disarmare” le lobbies di cui sopra…

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