La Lettera

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Governo denunciato

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Dire, fare, mangiare

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Lettere »

Lo aveva chiesto Craxi, il protettore del Cavaliere che il Cavaliere oggi vuole onorare così. Andate al mare per non votare il referendum sul nucleare, andate al mare per non votare il referendum sul legittimo impedimento, altrimenti gli avvocati del capo governo devono saltare le vacanze per tenere a galla il re dei galleggiatori

Raniero LA VALLE – Referendum: per salvare l’acqua della nostra vita, per favore non andate al mare

16-05-2011

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Bettino? - Foto di SmeerchCi sono quattro referendum per cui andare a votare il 12 e 13 giugno. Due sono per rivendicare la libertà dell’acqua. La libertà dell’acqua consiste nel fatto che essa non sia di proprietà di nessuno; è un dono di Dio, e come tale è celebrata in tutti i modi nella veglia della notte di Pasqua; in ogni caso, anche per coloro che non si fanno emozionare da Dio, essa è una pertinenza della terra, e come tale è un bene comune, il che vuol dire che appartiene di diritto all’intera umanità, e perciò a ciascun uomo e a ciascuna donna, e anzi ad ogni vivente, perché è la condizione della vita.

Di conseguenza non si può privatizzare, cioè dare in proprietà a nessuno, e nessuno se la può vendere, per il semplice fatto che non è una merce. I due referendum abrogativi tendono ad eliminare, con la vittoria del “sì”, le norme che col pretesto di regolare la distribuzione dell’acqua (che dalle mani pubbliche si intende sia trasferita a mani private) di fatto attribuiscono l’esclusività della gestione dell’acqua alle imprese private, pur senza attribuirne loro la proprietà; e perciò i privatizzatori, che ci sono in tutti i partiti, anche a sinistra, gridano che la proprietà dell’acqua non è in discussione e che pertanto i referendum sarebbero pretestuosi e andrebbero disertati. Ma l’esclusività è precisamente un connotato della proprietà, e perciò chi ha l’esclusività della distribuzione, di fatto ha la proprietà di ciò che distribuisce e commercia, e perciò sfrutta come privato un bene pubblico, un bene comune.

Un altro referendum chiede un terzo “sì” per abrogare il piano del governo per la costruzione delle centrali nucleari e più in generale per lo sfruttamento dell’energia nucleare in Italia, a cui già una volta il popolo aveva opposto il suo rifiuto. Il governo teme moltissimo questo referendum perché è molto popolare, tutti sanno di Chernobyl e di Fukushima, e quindi teme che il sì contro la reintroduzione del nucleare sarebbe plebiscitario. Perciò il governo è ricorso al trucco (questo è un governo senza verità) di abrogare lui stesso le norme sottoposte al giudizio popolare, norme che in ogni momento potrebbe ripristinare, in modo da fare cadere il referendum, a cui in tal modo verrebbe sottratto l’oggetto.

Lo scopo del governo è di ottenere che non più spinti dall’urgenza di opporsi al nucleare, gli elettori non vadano a votare neanche per gli altri tre referendum, facendo così mancare il quorum necessario (la metà più uno degli elettori) perché i referendum abbiano efficacia. Questo trucco però può essere sventato perché, secondo una sentenza della Corte Costituzionale (meno male che c’è ancora) il quesito dovrebbe essere trasferito su altre parti dello stesso provvedimento: in questo caso sulle altre norme del piano energetico nazionale non soppresse dal governo e suscettibili di dare l’avvio a una ripresa del programma nucleare. Questo trasferimento dovrebbe essere operato dalla Cassazione, ma non sappiamo come andrà a finire perché mentre scriviamo la manovra manipolatrice del governo è ancora in corso e la Corte non ne è stata ancora investita.

Ma perché il governo vuole, come già una volta sperò Craxi, che “gli italiani vadano al mare” e non vadano a votare? Perché vuole avere le mani libere sull’acqua (se tutto il pubblico è trattato come privato, perché non dovrebbe essere privata anche l’acqua?) e perché non vuole che abbia successo il quarto referendum, quello che abrogando il cosiddetto “legittimo impedimento” inventato da Alfano e già parzialmente dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale, costringerebbe Berlusconi a mettersi “a disposizione della giustizia” per rispondere dei numerosi e gravi reati di cui è imputato.

Ma proprio perché la vera posta in gioco del 12 e 13 giugno, al di là del merito dei quesiti, è il fatto stesso che i referendum possano svolgersi e andare a buon fine, è supremo interesse della Repubblica che i cittadini vadano a votare e che il popolo sovrano esprima la sua voce. In tempi normali, quando la Repubblica fosse salvaguardata, la Costituzione non fosse sotto attacco, il Parlamento fosse degno di stima e non ridotto alle pratiche di un calcio-mercato e la democrazia della rappresentanza funzionasse come vero veicolo della volontà popolare, i referendum, che sono una forma abbastanza eccezionale di democrazia diretta, non sarebbero così importanti.

Ma oggi nei referendum ha finito per rifugiarsi quanto ancora resta di autentica dinamica democratica nel rapporto tra le istituzioni e i cittadini; e come sono importanti i test elettorali amministrativi anche in poche città, perché vi si esprime il vero umore degli elettori, così sono decisivi i referendum per tenere aperto il varco della democrazia e permettere che si riapra un percorso perché essa torni a fiorire e a essere vera. E se in questi ultimi tempi molte delle ricchezze politiche e civili che avevamo conquistato le abbiamo perdute, non c’è da scoraggiarsi, possiamo ricominciare da quattro.

Raniero La Valle è presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione. Ha diretto, a soli 30 anni, L’Avvenire d’Italia, il più importante giornale cattolico nel quale ha seguito e raccontato le novità e le aperture del Concilio Vaticano II. Se ne va dopo il Concilio (1967), quando inizia la normalizzazione che emargina le tendenze progressiste del cardinale Lercaro. La Valle gira il mondo per la Rai, reportages e documentari, sempre impegnato sui temi della pace: Vietnam, Cambogia, America Latina. Con Linda Bimbi scrive un libro straordinario, vita e assassinio di Marianela Garcia Villas (“Marianela e i suoi fratelli”), avvocato salvadoregno che provava a tutelare i diritti umani violati dalle squadre della morte. Prima al mondo, aveva denunciato le bombe al fosforo, regalo del governo Reagan alla dittatura militare: bruciavano i contadini che pretendevano una normale giustizia sociale. Nel 1976 La Valle entra in Parlamento come indipendente di sinistra; si occupa della riforma della legge sull’obiezione di coscienza. Altri libri “Dalla parte di Abele”, “Pacem in Terris, l’enciclica della liberazione”, “Prima che l’amore finisca”, “Agonia e vocazione dell’Occidente”. Nel 2008 ha pubblicato “Se questo è un Dio”. Promotore del “Manifesto per la sinistra cristiana” nel quale propone il rilancio della partecipazione politica e dei valori del patto costituzionale del ’48 e la critica della democrazia maggioritaria.
 

Commenti

  1. Mauro Matteucci

    Speriamo che dopo la sportellata fdi queste elezioni, questa banda di infami imbroglioni se ne vada a casa (anzi in prigione: il posto che merita), per sempre.
    Mauro

  2. aless fb

    Il titolo del condivisibile commento non mi sembra molto azzeccato: io avrei scritto: “Andate al mare e poi andate a votare al referendum (o viceversa)”. L’una non esclude l’altra.

  3. patrizia

    sono d’accordo ……….ma temo che spunti un Bertinotti !!!

  4. Lorenzo

    I referendum, di questi tempi, sono rimasti degli eccezionali srumenti di democrazia diretta.Usiamoli bene.

  5. Michele Russi Padova

    La disquisizione sul significato letterale dell’esclusività e la proprietà, lascia qualche dubbio. La esclusività nel gestire un servizio si riferisce alla gestione del servizio e non invece alla proprietà che siginifca possesso pieno e perciò può farne quello che vuole. Esclusività significa avere un servizio in gestione esclusiva, questi in regime di monopolio, che non sottintende la proprieà. Gestire in esclusività un servizio é specialmente sottostare a determinate regole imposte dall’Ente proprietario che é lo Stato. Qui ci perdiamo in disquisizioni astratte. Tanto per confondere i possibili voti a favore della gestione privatistica del bene pubblico, l’acqua.
    Michele Russi di Padova

  6. Michele Russi Padova

    Per il signor Matteucci Mauro. E’ offensivo rispondere ad un quesito tanto importante: Referendum sulla gestione di un bene pubblico, l’acqua, con frasi deliranti ed illogiche. Ci vien chiesto di spiegare agli elettori la nostra opinione sul quesito referendario.
    Michele Russi Padova

  7. Luca Rampazzo

    A me viene la pelle d’oca quando sento parlare di privatizzazione dell’acqua, qui NON si provatizza l’acqua. Smettiamola con questa propaganda di tipo Goebbelsiano: si privatizzano i TUBI. Ci sarà una differenza tra servizio e bene, no?! Secondo e fondamentale punto: le municipalizzate continueranno a poter esistere, basta che facciano entrare i privati nel mercato. Esemplare è la situazione di Padova. E vi assicuro che nessuno è ancora morto di sete. Terzo, per i casi problematici sia tecnicamente che socialmente le società resteranno pubbliche. Se votate sì non si potranno più emettere bollette in base al consumo, costringendo così di fatto lo stato a tassarci ulteriormente!

  8. Michele Russi Padova

    Chiarissimo il messaggio del signor Luca Rampazzo. Si vuol mistificare il significato della privatizzazione, come del resto negli altri servizi pubblici, le Posta e le Ferrovie ad esempio. Si privatizza il rapporto di lavoro e la sfera di azione dell’Ente pubblico. Il bene, l’acqua, é tale se viene salvaguardato e quindi dato un valore altrimenti tutti la consumano (l’acqua) e nessuno la paga. E’ questo che si vuole? Se si vota si non si potranno più emettere bollette sul consumo ma tasse all’infinito e solo tasse. Vogliamo ridicolizzare il tutto? Votiamo SI!
    Michele Russi Padova

  9. Grancio enzo

    State tranquilli io ci saro’ eccome e com me tanta tanta altra gente, non andate al mare ce tempo ma per salvare la nopstra aqua no.
    Enzo

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