La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Società » Italia »

Senza Obama, Franceschini avrebbe scelto un vice africano? Possiamo parlare di “responsabilità” quando Marrazzo si autosospende ?

26-10-2009

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Avete presente le pubblicità delle tinture per capelli? In un primo tempo comparivano una bionda e una bruna. Poi si aggiunse una ragazza dalla capigliatura fulva. Più recentemente una riccioluta e di pelle scura. Voglia di par condicio e di essere al passo coi tempi e con le trasformazioni della società. Tutto bene.

Deve essere quello che ha pensato Franceschini proponendo i suoi due vice: un nero (voglia di Obama?) e una donna. Per rappresentare i figli di un dio minore? E perché non un pensionato o un rumeno? Uno zingaro o un gay o una badante? Demagogia? Pubblicità? Caccia ai voti? E con quale  programma?

Il suo competitor Berlusconi, invece, un tempo faceva tutto da solo e si proponeva come un “tutto in uno”: presidente-operaio, presidente-imprenditore, presidente-cantante, presidente-nonno, ecc. (un po’ come il poeta Fernando Pessoa e i suoi innumerevoli eteronomi o “altri da sé”). E con i risultati che ben conosciamo…

Forse, con l’aria che tira, Franceschini avrebbe fatto meglio a farsi affiancare da Mastrolindo, e proporre una bella ripulita, dentro e fuori dal partito, di incriminati, incriminabili, ricattati, ricattabili, autosospesi e autosospendibili. Dovrebbe decidere Bersani: ma è il caso di aspettare Pasqua 2010 per fare le pulizie ?

Lunga vita all’antitaliano Giorgio Bocca

A latere del “pasticciaccio brutto” dell’ex-governatore  Marrazzo s’è alzata forte e chiara una voce isolata, quella del vecchio Bocca, che testualmente dice “trovo incomprensibile il modo di intendere l’onestà di tutta la nostra classe dirigente”. E sottolineo quel “tutta”. Sì, perché non si può fare finta di essere “puri e duri” e poi chiudere un occhio quando gli scandali provengono dall’area politica cui facciamo riferimento. Sarà un discorso poco condiviso, ma Berlinguer o Nenni non avrebbero mai accettato una situazione simile. Non si può tenere dentro a un partito Bassolino e poi scandalizzarsi o sbeffeggiare Berlusconi; non si può dare fondamentali cariche di governo a Mastella e poi scandalizzarsi per Cuffaro. In questi casi non ci possono essere le mezze misure. In questi casi il grigio non esiste: o è bianco o è nero. Punto. Parlare dell’autosospensione di Marazzo, come di un “atto di coraggio”, di una “disgraziata vicenda personale”, vuol dire, automaticamente, giustificare qualsiasi comportamento dell’avversario, vuol dire stare nella stessa barca, aggrappati alla scricchiolante e tarlata poltrona dell’effimero potere di questa seconda (?) repubblica.  Se è un atto di coraggio autosospendersi, e non dare le dimissioni, mi aspetto che venga concessa la commenda al negoziante che rilascia lo scontrino, o il collare dell’Annunziata a chi non parcheggia in doppia fila, o una laurea honoris causa qualsiasi a chi non copia il compito del compagno di banco. Il suicidio può essere un atto di coraggio. Ma tutto ciò, da parte del Partito Democratico, pare piuttosto un atto di autentica demenza politica. Un insulto all’intelligenza di chi lo vota.

Paolo ColloPaolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.

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