La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Mondi » America del Nord »

725 miliardi di dollari destinati alle missioni di pace e di guerra. Il Pentagono ha autorizzato l’uso massiccio dei Predator, aerei senza pilota che spesso sbagliano bersaglio e bombardano civili

Il mercato delle armi salva il pacifismo di Obama dalla crisi che fa arrabbiare i suoi elettori

27-12-2010

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Lacrime e sangue per tutti, tranne che per i signori delle armi e delle guerre. Il Congresso degli Stati Uniti d’America ha approvato il budget 2011 del Dipartimento della Difesa. Saranno 725 i miliardi di dollari destinati alle missioni di guerra e ai nuovi programmi militari. Buona parte del bilancio, 158,7 miliardi di dollari, sarà speso dal Pentagono per prolungare le operazioni in Iraq e Afghanistan, a cui si aggiungeranno 13,1 miliardi per lo “sviluppo delle forze di sicurezza afgane e irachene”. Sempre nell’ambito della “guerra permanente” al terrorismo internazionale, il Congresso ha destinato 75 milioni di dollari per l’addestramento e l’equipaggiamento delle “forze di controterrorismo” dello Yemen, paese mediorientale sempre più attenzionato e corteggiato dal Pentagono.

Negli ultimi quattro anni l’aiuto militare USA allo Yemen è cresciuto di 31 volte (da 5 milioni di dollari nel 2006 ai 155 milioni del bilancio 2010). Il Comando Centrale delle forze armate statunitensi ha però chiesto alla Casa Bianca l’approvazione di un programma per 1,2 miliardi di dollari in sei anni che dovrebbe includere la fornitura di armi automatiche, imbarcazioni per il pattugliamento delle coste, aerei da trasporto, elicotteri e munizioni. Il piano prevede pure un forte aumento della presenza di “consiglieri militari” statunitensi per “accompagnare le truppe dello Yemen in interventi e operazioni non belliche”. Attualmente sarebbero 75 gli addestratori delle forze speciali USA, impegnati principalmente in attività di sostegno logistico e in missioni di supporto aereo. Un articolo pubblicato recentemente da The Wall Street Journal ha inoltre documentato il “crescente sostegno” a favore di militari e civili yemeniti da parte dei “Special Operations teams” che “lavorano segretamente in Yemen sotto il comando della CIA”. Da circa un mese il Pentagono ha pure autorizzato l’utilizzo massiccio dei velivoli senza pilota “Predator” per dare la caccia ai presunti militanti di al-Qaeda che opererebbero nel paese. Secondo fonti ufficiali di Washington, i “Predator” operano sotto il controllo dell’U.S. Joint Special Operations Command (JSOC), la struttura a cui è stata delegata la lotta in tutto il mondo al terrorismo. I velivoli senza pilota destinati a missioni d’intelligence e di attacco in Yemen partirebbero dalle basi militari USA presenti a Gibuti e in Qatar.

Il bilancio 2011 delle forze armate USA prevede poi lo stanziamento di 205 milioni di dollari a favore di Israele per lo sviluppo del nuovo sistema antimissile “Iron Dome”. Duramente osteggiato da alcune forze politiche di Tel Aviv per i suoi costi proibitivi, l’“Iron Dome” è stato sviluppato dall’industria israeliana Rafel per la “difesa di piccole città dal lancio di razzi a media velocità e proiettili di artiglieria del calibro da 155 e 180 mm con traiettoria balistica”. Sempre secondo la Rafel, il sistema antimissile “può operare di giorno e di notte, sotto condizioni meteo avverse, ed è in grado di rispondere a molteplici minacce simultaneamente”. Dopo essere stato testato nel luglio 2009, l’“Iron Dome” è operativo da circa un mese da una base militare israeliana nei pressi di Sderot, vicino alla Striscia di Gaza.

Assai articolato il piano di potenziamento delle infrastrutture militari USA all’estero, con un particolare occhio di riguardo per il continente africano e il Medio oriente. Le vecchie e nuove priorità strategiche sono delineate dal report sui “Piani di lavoro del Naval Facilities Engineering Command”, pubblicato nel giugno 2010 da Jeff Borowey, responsabile del Comando d’ingegneria dell’US Navy per l’Europa, l’Africa e l’Asia sud occidentale. Tra i programmi più ambiziosi, il “completamento del Master Plan di Camp Lemonnier, Gibuti, a supporto delle operazioni di Africom”, il nuovo Comando USA per il continente africano, per cui vengono stanziati 110,8 milioni di dollari; “l’installazione di un crescente numero d’infrastrutture in Africa per sostenere le richieste dei partner africani, di AFRICOM, CENTCOM e delle forze statunitensi della JTF-HOA di Gibuti”; “l’espansione delle basi in Bahrain e negli Emirati Arabi Uniti”, con progetti per 213,2 milioni di dollari. Altrettanto imponente la spesa per alcune delle maggiori installazioni USA in Europa: nelle voci di bilancio sono stati inseriti 28,5 milioni di dollari per la base aerea di Aviano (Pordenone) per realizzare “dormitori” e un “centro per il supporto delle operazioni aeree”; 23,2 milioni per la base aeronavale di Rota in Spagna (una “torre per il controllo del traffico aereo”); 33 milioni di dollari per la costruenda base dell’US Army al “Dal Molin” di Vicenza.

Oltre 300 milioni di dollari andranno invece al programma di trasformazione dell’isola di Guam, nell’oceano Pacifico, nel principale centro strategico-operativo d’oltremare delle forze armate USA. A Guam, dove da ottobre operano i velivoli-spia “Global Hawk” dell’US Air Force, verranno realizzate piste e aree di parcheggio nella base aerea di Andersen, infrastrutture portuali ad Apra Harbor per l’approdo delle portaerei e probabilmente pure un centro operativo per la “difesa missilistica”. A medio termine è previsto il trasferimento nell’isola degli 8.600 Marines oggi ospitati nella base di Okinawa; il governo giapponese contribuirà con 498 milioni di dollari che saranno utilizzati dal Pentagono per realizzare alcune facilities nell’area di Finegayan (caserme, edifici amministrativi e logistici, un poligono di tiro, una stazione anti-incendio, un ospedale). Neppure un dollaro invece per i sopravvissuti dell’occupazione giapponese di Guam durante la Seconda guerra mondiale; originariamente il “National Defense Authorization Act of 2011” destinava 100 milioni di dollari come risarcimento per gli eccidi subiti dalla popolazione locale, ma i legislatori USA hanno preferito alla fine cancellare il fondo per “esigenze di risparmio nazionale”. Un ulteriore taglio ai finanziamenti pro diritti umani è giunto con la decisione di non sostenere le richieste del Dipartimento della Difesa per la chiusura del lager di Guantanamo. Il Congresso ha formalmente proibito il possibile trasferimento negli States dei detenuti ospitati nella base navale illegalmente realizzata nell’isola di Cuba.

Antonio MazzeoAntonio Mazzeo, peace-researcher e giornalista impegnato nei temi della pace, della militarizzazione, dell'ambiente, dei diritti umani, della lotta alle criminalità mafiose. Ha pubblicato alcuni saggi sui conflitti nell'area mediterranea, sulla violazione dei diritti umani e più recentemente un volume sugli interessi criminali per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina ("I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina", Edizioni Alegre, Roma).

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