Un proverbio cinese recita: “le donne reggono metà del cielo” e oggi è sempre più facile capire cosa il saggio orientale volesse dire. Le battaglie per l’emancipazione femminile hanno indubbiamente portato a dei risultati ma la strada da percorrere è ancora lunga e difficile. È vero, molti obiettivi sono stati raggiunti tuttavia se pensiamo ai temi legati al lavoro o alla famiglia la distanza tra i due sessi resta siderale.
Basta dare un’occhiata ai numeri: i posti di “comando” sono per la maggior parte ancora assegnati all’uomo nonostante il fiorire di ricerche e studi di settore che definiscono l’impegno e la creatività delle donne più ragguardevole. Per non parlare degli stipendi a fine mese. Adeguare i salari, ad esempio, dovrebbe essere la nuova frontiera per le tante donne che continuano con grandi sforzi a portare avanti lavoro e famiglia. Sono infatti molte quelle che, con la nascita del primo figlio, decidono di abbandonare sfera professionale e carriera.
L’Italia ha ancora la maglia nera nella salvaguardia del posto di lavoro dopo una gravidanza; siamo il fanalino di coda in Europa per il supporto che viene dato alle famiglie dopo la nascita di un figlio e, come se non bastasse, nelle leggi finanziarie votate dal nostro Parlamento si preferisce tagliare su scuola e asili nido piuttosto che investire nel futuro della società. Sul tema si è scritto molto, la tv invece dedica spazi sempre più ristretti. Insomma si è abusato della materia al punto tale da renderla noiosa e banale.
Perdere, a mio avviso, l’energia e la determinazione nel portare avanti quest’infinita guerra contro i mulini a vento vorrebbe dire rinunciare a noi stesse. Nell’intervista a Dacia Maraini che vi accingerete a leggere, se vi addentrerete in questo libro ancora una volta, la scrittrice ci trasmette segnali di preoccupazione sull’evoluzione dello scontro. Le donne non devono perdere “la fiducia in se stesse”; non devono “buttarsi via” né sentirsi “schiave”; non dovrebbero vendere il loro corpo in cambio di false promesse di notorietà.
“Che pena vederle mezze nude e ammiccanti su uno schermo, in mezzo a tanti uomini vestiti di tutto punto!” dice la Maraini nell’intervista realizzata da Alessandra Stoppini. Oggi la massima sfida morale da fronteggiare è costituita da tutte le forme di violenza a cui sono esposte ragazze e donne di molte parti del mondo. Conoscere e raccontare questa sopraffazione maschile, questi soprusi che quotidianamente milioni di donne vivono all’interno delle mura domestiche ci aiuta a controllare un fenomeno che altrimenti rischia di rimanere nascosto nella vergogna di un gesto orribile.
“Il volto delle donne”, tra letteratura e cronaca, è un momento di riflessione fatto insieme a una grande scrittrice dei nostri tempi da sempre sensibile alle tematiche femminili, una donna che ha raccontato senza filtri le nostre debolezze e insicurezze. “Siamo portate a pensare male di noi per ragioni storiche”, sottolinea la Maraini nella prefazione di “Donne che amano troppo” di Robin Norwood, quindi optiamo per la dipendenza, “vogliamo un uomo che ci faccia sentire migliori”.
Ma “che cosa sarebbero gli uomini senza le donne? Molto poco, signore, molto poco”, la citazione rubata a Mark Twain mi fa pensare al proverbio cinese: esiste sempre un lato e il suo opposto. Per vincere la battaglia bisogna definire le regole e imparare a convivere senza dive.
Il volto delle donne. Conversazione con Dacia Maraini
di Stefano Giovinazzo e Alessandra Stoppini
Edizioni della Sera (Collana Narrativa – Le Bussole)
53 pagine – € 5,00
Roberta Serdoz è giornalista Tg3 di Rai3.