Francia e Germania remano contro. Nessun governo ha voglia di rivitilizzarlo e gli egoismi di ogni Paese tagliano il continente: lo spirito europeo sembra volatilizzato. L'analisi senza tenerezze dell'eurodeputato francese (protagonista del '68): accompagna "Passaporto di servizio", viaggio di Paolo Bergamaschi da Lisbona a Varsavia
Daniel COHN-BENDIT – Europa addio
06-12-2010Al termine di un viaggio, anzi di più viaggi – anche se il contesto è unico – si tracciano i bilanci. “Passaporto di servizio” è un viaggio estremamente vasto così come un progetto ambizioso. Portandoci in terre più o meno lontane, più o meno note, l’autore cerca di individuare soprattutto il ruolo e l’influenza dell’Unione europea al di là delle frontiere. Ci presenta le diverse sfaccettature di una politica estera tanto originale quanto fallimentare, sottolineandone le lacune in tutta loro profondità. Ci si rende, così, conto che sono sostanzialmente dovute alla natura ibrida della Politica estera e di sicurezza comune, una politica che gli Stati membri continuano a far propria a discapito di iniziative di tipo comunitario.
Partire da Lisbona ha senso: dopo nove anni di deriva istituzionale con, tra l’altro, il fallimento della prima Costituzione europea firmata da tutti gli Stati membri, l’ultimo nato dei trattati è finalmente riuscito a entrare in vigore. Un periodo a dir poco confuso, seminato da insidie e dubbi. Una fase che si potrebbe definire un declino, giacché siamo passati dalla dichiarazione avanguardista di Laeken del dicembre del 2001 – sfociata in una convenzione che chiedeva apertamente la redazione di una Costituzione europea – a un’ennesima conferenza a porte chiuse che ha portato al Trattato di Lisbona.
Senza inno e bandiera, l’Unione europea dovrebbe, comunque, proseguire il suo cammino. Questo può avvenire solo se si realizza il potenziale di creatività politica e di efficacia della Ue sia al suo interno che all’esterno, come previsto dal Trattato di Lisbona. Poiché gli Stati membri, però, se lo sono immediatamente accaparrati dandone un’interpretazione riduttiva che lo soffoca in uno schema tipicamente intergovernativo, i progressi possibili rischiano di trasformarsi in pure chimere.
La tensione tra l’approccio intergovernativo e comunitario non è naturalmente una novità. È addirittura “innata” alla costruzione europea. Ma il prevalere del primo sul secondo ci ha portato all’impasse ed alla perdita di efficienza politica. Diversi Paesi, tra i quali la Francia e la Germania, non smettono di remare contro qualsiasi forma di rafforzamento comunitario a vantaggio della formula intergovernativa. I contrasti emersi negli ultimi mesi in materia di Servizio Europeo d’Azione Esterna, il nuovo servizio diplomatico europeo in via di formazione, fra Parlamento Europeo, Commissione, Consiglio e Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, l’inglese Catherine Ashton, lo dimostrano con tutta evidenza.
Lo spirito europeo è evaporato e nessun governo si mostra pronto a rivitalizzarlo. Anzi! Se ci si sofferma al modo in cui gli Stati membri si sono comportati rispetto alla Grecia, in preda a un vero sisma economico e sociale, ne abbiamo una volta di più la prova.
Paolo Bergamaschi, “Passaporto di servizio”, Infinito Edizioni