La favolosa autobiografia di Amelie
30-06-2009
di
Federica Albini
Bizzarro, pungente e assolutamente originale, questo piccolo romanzo potrebbe essere definito una quasi-autobiografia. Nata in Giappone da una famiglia belga (il padre è un diplomatico), l’autrice narra infatti dei primi tre anni della propria vita, gli unici che valga davvero la pena di ricordare.
«In principio era il nulla», un nulla così totalmente appagante che Dio non avrebbe potuto desiderare nient’altro. E Dio, infatti, era soddifazione assoluta, sazietà ed eternità, privo di sguardo e pensiero, dedito a tre sole occupazioni: «la deglutizione, la digestione e, conseguenza diretta, l’escrezione. Ecco perché, a questo stadio della crescita, chiamerò Dio il tubo». Ed è a partire da questa divertente descrizione di se stessa neonata che la Nothomb sviluppa la propria storia. Il tubo, immobile e indifferente a quanto lo circonda (dal momento che sperimenta la «serenità assoluta del cilindro»), è dotato anche di due preoccupati genitori, che si rassegnano comunque ad amarlo, chiamandolo teneramente «la Pianta», e cercano in ogni modo di suscitare qualche sua reazione: ma a nulla vale trapiantarlo dalla culla – ormai troppo piccola – al lettino o sottoporlo all’ascolto forzato della musica classica. Finché un bel giorno, il Dio-tubo si trasfigura senza preavviso in un Dio di due anni, che sembra voler recuperare il tempo trascorso nella più totale apatia urlando al mondo tutta la sua rabbia. E urlandola ininterrottamente, tanto da far rimpiangere ai genitori il precedente stadio vegetale. Sarà solo il miracoloso incontro con il cioccolato bianco a riportare Dio entro i binari della «normalità» e a trasformarlo in una bimba curiosa e intelligente, che scopre le meraviglie del linguaggio – e della menzogna -, i mille modi per sopravvivere ai fratelli maggiori, il tirannico potere di cui gode nei confronti della tata giapponese (che le insegnerà la propria lingua) e gli infiniti misteri che si celano in un giardino con la vasca per i pesci.
Insomma un racconto colmo di intelligente ironia, che si consiglia di leggere nel viaggio che porta al lavoro, per affrontare la giornata guardando il mondo secondo un’ottica nuova: attraverso un tubo, appunto, che nelle mani della Nothomb muta in un caleidoscopio.
Amélie Nothomb, Metafisica dei tubi, Guanda, 2004.
Federica Albini, laurea in filosofia. Ha insegnato negli istituti statali. Nel 1994 lascia il mondo della scuola per avventurarsi nell’editoria. È redattrice in uno studio editoriale. Vive a Piacenza, lavora a Milano.