“Aspirapolvere o divano?”
“Mi scusi, dove vado per il Bar Collo?”
“Ha capito quel che ha detto il nostro Presidente”?
Per avere il permesso di soggiorno, in Italia, è diventato obbligatorio superare un test di italiano. Giusto, in teoria; comunicare, prima di tutto. E dunque prima del test sono stati organizzati centinaia di corsi di italiano per stranieri, all’interno di un piano di insegnamento graduale della lingua italiana. No, non è vero. Né corsi né insegnamenti. Il niente condito dal nulla. Naturale, se l’obbiettivo non è garantire a tutte/i la possibilità di imparare la lingua italiana ma quella di erigere un muro insormontabile, una barriera invalicabile, un recinto inespugnabile.
Lo svolgimento del test è spiegato sul sito del Ministero dell’Interno; una volta lette le istruzioni sul web si fa la domanda (via web) e se viene accolta ne danno notizia al richiedente (via web). Chi non ha il computer si arrangia. L’Italia, fra gli ultimi paesi europei per navigazione web, ma fra i primi interessati alla promulgazione di leggi restrittive per il web, sceglie di comunicare (esclusivamente) con il computer. La strada più semplice per gente appena immigrata, come è ovvio; gente scappata da guerra e povertà con il computer sotto il braccio, su una carretta del mare a cercare la connessione wireless.
Fra gli obbiettivi del test:
Deve dimostrare di sapere interpretare testi brevi e semplici, incentrati su temi di natura quotidiana (come una lettera personale) e contenenti parole italiane di alta frequenza o del settore lavorativo di riferimento. Deve dimostrare capacità di comunicare per lettera e via e-mail (brevi, semplici, di argomento noto o familiare) e sms. Deve saper comprendere e produrre brevi testi su temi, aspetti, bisogni, scene, realtà di vita quotidiana […].
Il più famoso linguista italiano, Tullio de Mauro, ha dichiarato che nel 2008 soltanto il 20 per cento della popolazione italiana adulta possedeva gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea. In altre parole l’80 per cento della popolazione italiana oscilla fra l’analfabetismo completo e l’approssimazione linguistica, con difficoltà anche insormontabili per mandare un’email, scrivere una lettera o smascherare le bugie del Presidente del Consiglio, a esempio quella che a questo Governo interessino davvero persone in grado di capire, esprimersi e pretendere il bene comune.
Saverio Tommasi è attore e autore di libri e spettacoli di teatro civile. Realizza inchieste video di taglio giornalistico, anche con telecamera nascosta.
Il suo pensatoio è http://www.saveriotommasi.it.