Qualificati esponenti del “Popolo delle libertà” si sono dichiaratamente rivolti, come cattolici, all’opinione pubblica con una lettera aperta nella quale mettono in guardia contro la “gogna mediatica” e contro “l’onda nera” che sta travolgendo il Presidente del Consiglio, sino ad “oscurare il senso del nostro lavoro quotidiano per il bene comune” ed invitano conseguentemente a “sospendere il giudizio” in attesa che “il percorso di accertamento dei fatti sarà completato” ed attenendosi, fino ad allora, al principio della “presunzione di innocenza”.
I firmatari della lettera sono cattolici che si rivolgono ad altri cattolici – oltre all’opinione pubblica in generale – e meritano dunque una risposta da parte di altri cattolici, che con loro hanno in comune fondamentali valori ma che, del resto legittimamente, hanno compiuto altre scelte politiche.
D’accordo sulla trasformazione impropria dei mezzi di comunicazione di massa in un “tribunale” che ora condanna, ora assolve (a parte la domanda, riteniamo legittima, su chi comanda nel grande teatro dei media e sull’obiettività di quella informazione di cui oggi Berlusconi si dichiara vittima) ma, sia pure in attesa del processo, alcune puntualizzazioni si impongono.
Il processo, innanzitutto: ma si farà? Si chiede ai cittadini di attendere il processo, mentre il presunto colpevole – mobilitando una schiera di avvocati di fiducia pluri-esperti in rinvii ed insabbiamenti – rifiuta di presentarsi ai giudici e cerca in ogni modo di rinviare la resa dei conti. E’ giusto attendere i processi: ma è possibile attenderli sine die, non avendo nemmeno il coraggio di presentarsi davanti ai magistrati per difendersi di persona?
Ma, ancora, che cosa si attende da un processo ? Soltanto che si stabilisca se Berlusconi è colpevole o innocente dei reati che gli vengono attribuiti (concussione e corruzione di minorenne) ? Anche una sentenza di piena assoluzione da questi due reati non potrebbe dissolvere le nubi che si sono addensate sul Cavaliere di Arcore.
E’ vero o non è vero che le ville berlusconiane si sono trasformate in serate di esibizionismi erotici, di facili e generose elargizioni a fanciulle a dir poco semi svestite, di “notti bianche” dedicate al “divertimento” (e quale divertimento!) anziché allo studio dei drammatici problemi del Paese, in una situazione che lo stesso Presidente del Consiglio dichiara di grave emergenza? E quale immagine offre all’opinione pubblica di altri Paesi un capo di governo che da di se – indipendentemente dal fatto di commettere o meno un reato – uno spettacolo così squallido ?
Verrà, se verrà, la sentenza dei giudici; ma già è scritta nella coscienza della maggior parte degli italiani questa radicata convinzione: che un così fatto individuo non è degno di rimanere alla guida del paese. Lo dovrebbero riconoscere quanti, anche cattolici, lo hanno votato e si sono a lui affidati: chi crede nel “Popolo delle libertà” e nel suo progetto politico dovrebbe essere il primo a chiedere a questo ormai squalificato personaggio di mettersi da parte, per il bene del Paese e nell’interesse stesso delle ragioni che, in un tempo ormai lontano, lo hanno indotto alla “discesa in campo”.
Pier Giorgio Maiardi è coordinatore di "Agire politicamente" (associazione di cattolici democratici) e garante della rete "Unirsi". Dal 2008 è iscritto al PD. Per molti anni è stato coordinatore della Federazione delle Casse di Risparmio e delle Banche del Monte dell'Emilia-Romagna.