Caro Domani, aveva ragione Norberto Bobbio: un bel ricorso al Tar e mandiamo a casa il Cavaliere
10-02-2011
di
Filippo Senatore, poeta e bibliotecario del Corriere della Sera, Milano
C’è un picolissimo dettaglio che sfugge ai più. Di ciò ne avevano parlato ampiamente nel passato Bobbio, Sylos Labini e Sartori. Facendo una analisi fredda prescindendo dai punti di vista destra, sinistra. Nel 1994 il signor B non poteva scendere in politica per un divieto assoluto della legge elettorale del 1957. Quale detentore di concessione dello Stato non poteva candidarsi. Purtroppo amici e avversari hanno calpestato tale legge asserendo in maniera comica che Confalonieri era ineleggibile mentre il signor B no.
Con due aggravanti. Il monopolio privato tv oltre svariati conflitti di interessi. Se la legge l’avessero calpestata nel 1988 il signor B sarebbe stato un qualunque deputato. Nel 1994 cambia tutto. Il referendum maggioritario voluto da Mariotto Segni ha polarizzato in modo disordinato ideologie e partiti, vecchi e nuovi.
Aggravante. Un’interpretazione discutibile dell’articolo 92 della Costituzione sia degli ex bolscevichi che dei nuovi politici non “professionisti”. Perciò una candidatura a premier sui due fronti diventerà l’emblema della cosiddetta seconda repubblica. Gli equilibri dei poteri sono sconvolti e la figura del garante Presidente della Repubblica si affievolisce con una mera funzione di designazione del premier acclamato dal popolo. In tale contesto populista la figura del presidente del Consiglio, quinta carica della Costituzione (la quarta è il Consiglio dei ministri che nella prima repubblica aveva maggior peso dato che il presidente era ed è un primo tra pari).
La soluzione che i più prospettano è la creazione di un antiberlusconi contro il cavaliere. E di una gara elettorale tra una Ferrari e una bicicletta.
Non sarebbe meglio un bel ricorsino al Tar e mandare a casa un vecchio signore che ha bisogno di badanti? Basta far rispettare la legge. Il resto viene da sè da destra e da sinistra.
Bibliotecario al Corriere della Sera e giudice di pace. Ha pubblicato vari libri di poesie, l'ultimo si intitola "Pandosia".