Il 26 febbraio 2011, questo ignobile hors d’oeuvre razzista dovuto alla penna di Camillo Langone e pubblicato in quell’ormai esecrabile foglio, chiamato “il Foglio”, diretto dal vociante “mutandier du pape” (per chi non lo sapesse con l’espressione “moutardier du pape” i francesi designano un tronfio supponente, un insopportabile spocchioso), insomma Giuliano Ferrara. Ecco l’infame storiellina “Sally è una cagna di destra. Abitualmente dolce e silenziosa, ringhia quando per strada le si avvicina un africano o, al ristorante, un asiatico venditore di fiori. Il suo comportamento causa imbarazzo al padrone, un intellettuale di sinistra che si sente costretto a profondersi in scuse. Ma Sally non sente ragioni: è una jack russell terrier di razza e riscatta la sua apparente inutilità di cane urbano ricordando che la natura è xenofoba. Intanto che ci spiegano per quale motivo e fino a quale punto si dovrebbe andare contronatura, ringhia, Sally, ringhia”.
All’autore di questa infamia, che oltre ad essere uno spregevole razzista è anche un emerito ignorantone, ebbi modo non più di quindici giorni fa di dargli una ben meritata spillonata mediante questa lettera rimasta, naturalmente, senza risposta
“Egregio signor Langone, in un Suo articolo apparso sul giornale “Libero” dell’11 febbraio, Lei elegge a Suo maestro di pensiero Charles Baudelaire di cui riporta questo folgorante pensiero: “Amore è gusto di prostituzione. Non c’è, anzi, piacere che non possa essere ricondotto alla prostituzione”. Citazione compiaciuta di cui Lei si serve per conferire a se stesso la patente di intellettuale raffinato e sulfureo e per lavare, in un sol colpo, da ogni sozzura Silvio Berlusconi per il quale l’accusa di prostituzione minorile, grazie a Lei e a … Baudelaire, viene a suonare non già come colpa spregevole ma come merito degno del più alto encomio. Sfortuna vuole, caro il mio Langone, che Lei non sappia quel che si dice poiché Lei ignora che Baudelaire con il termine “prostituzione” non intende, come recita il vocabolario e come intende Lei, “l’attività di chi offre abitualmente prestazioni sessuali a fini di lucro”, bensì quel movimento di generosità attraverso il quale l’individuo, rinunciando al suo amor proprio, fa dono totale di sé . Detto in altri termini la “prostituzione” è per Baudelaire una forma di prodigalità disinteressata, anzi la forma più alta della carità. Basti per tutte (non voglio infierire) quest’altra citazione tratta dal “Mio cuore messo a nudo”.. “L’essere più prostituito è l’essere per eccellenza, cioè Dio, poiché egli è l’amico supremo di ogni creatura, il serbatoio comune, inesauribile, dell’amore”. Ora è pur vero che Silvio, il pallonaro, non ha difficoltà a ritenersi un dio, ma non credo proprio che egli sia mosso da questa suprema carità”.
Se devo essere sincero, una volta inviata questa lettera personale mi sono alquanto rammaricato perché mi dispiace sempre strapazzare chi da prova d’ignoranza. Oggi però quel rammarico non ha più ragion d’essere perché a cancellarlo c’è la storiella della cagna, assolutamente degna di un “minus habens”.
Non so se Giuliano Ferrara, nella sua nuova trasmissione, avrà degli ospiti. Se li avesse ecco i miei consigli
1 – Non consentitegli di “riassumere” il vostro intervento in nome di quei principi di brevità e chiarezza cui sembra tanto tenere. Egli se ne servirebbe per stravolgere il senso di quanto avete detto e per costringervi a compitare, come uno scolaretto sciocco, quanto avete già chiaramente esposto.
2 – Non accettate i sorrisetti, gli ammiccamenti, i gesti d’intesa con i quali egli tenta, sotto il velo della bonarietà, di ridicolizzarvi, di delegittimarvi, di mettere in dubbio la vostra obiettività e la vostra intelligenza.
3 – Rifiutate, infine, le sue intimazioni. Se vi ingiunge di esprimervi con una battuta o di rispondere con un “sì” e con un “no”, ditegli che non siete “cabarettisti” e neppure “fantolini” tenuti all’obbedienza, ma adulti venuti lì per dialogare.
E se il tonitruante padron di casa non vi dà retta, fategli garbatamente osservare che vi rifiutate di restare in un luogo casa dove non vi si rispetta. Dopo di che uscite con signorilità senza dimenticare di chiudere la porta.
Gino Spadon vive a Venezia. Ha insegnato Letteratura francese a Ca' Foscari.