Parliamo di numeri, cioè di matematica elettorale. E cominciamo dai soldi, l’unica matematica che alcuni conoscono, ma ovviamente truccata. Come truccata è tutta la propaganda, che prevede tempi uguali per tutti, mentre vede lo sproporzionato dominio di Berlusconi. E quando l’autorità garante segnala lo squilibrio e assegna multe, le multe le paghiamo noi teleutenti, cornuti e mazziati. E paghiamo per gli abusi di Minzolini e le note spese scandalose, per le quali è indagato. Ma lui dichiara, come fosse una scusante, che si tratta di un ‘atto dovuto’, mentre riconosce così che c’è materia per un’azione giudiziaria. Come si ricava anche dal fatto che ha restituito la somma incriminata, insomma il maltolto. Ma non restituirà mai il prezzo dei silenzi e delle bugie messe in circolazione in favore di Berlusconi. Uno che ripete sempre di essere stato votato, ma da vent’anni gioca con carte truccate, faccia truccata e ora anche maggioranza truccata. L’unica cosa che non può truccare è il culo flaccido (messo agli atti da testimonianza inoppugnabile).
Un molleggiato d’aggira per una Milano devastata e appestata
Celentano è entrato nella mischia, stavolta contro Berlusconi. Intervenendo in diretta ad Annozero, il grande cantante ha detto addio al leader per cui un tempo aveva dichiarato di votare, alla signora Moratti bugiarda e al loro mondo di palazzinari rapaci. E chissà che, perdendo Celentano, Berlusconi non abbia perso anche Milano, la città devastata dagli interessi di una banda che non vuole mollare, anche a costo di distruggere quel poco che resta di territorio non ancora costruito, ostruito, appestato.
Il programma di Santoro ha mostrato il volto stravolto di una metropoli che, come cantava Lucio Dalla, era vicina all’Europa, mentre ora, con buona pace della Lega, è più vicina alla ‘ndrangheta che alla vecchia borghesia colta e umanitaria. E magari molti altri ex ragazzi della Via Gluck si ricorderanno finalmente degli spazi e dei cieli perduti non per colpa del progresso, ma solo della speculazione. Con tutti quei mostri di cemento costruiti per restare vuoti, mentre la miliardaria Moratti si dava un gran da fare a cacciare dalle loro baracche e dalle scuole i bambini rom.
Una molotov di fango: sotto a chi tocca
Viste e riviste in tv, le immagini di Letizia Moratti che lancia la sua bombetta puzzolente contro il concorrente Giuliano Pisapia, fanno anche un pochino pena. Si vede che la signora trema, esita e vorrebbe nascondere la mano mentre sta ancora lanciando il sasso. Chissà chi l’avrà spinta a comportarsi come una Santanché qualsiasi. Non avrebbe dovuto farlo. E non perché lo dicono i Comandamenti, di non dire falsa testimonianza (e incidentalmente lo dice perfino Bossi, che non è proprio uno abituato a misurare le parole). Non avrebbe dovuto farlo perché un gesto tanto miserabile non si addice a una miliardaria, che non ha bisogno di farsi strada nella vita gettando merda addosso agli altri e mettendo a rischio la messa in piega. Ma forse il motivo di tanta disperazione è proprio lì, nei troppi soldi investiti in una campagna elettorale che doveva far fuori economicamente tutti gli altri candidati. La povera Letizia, sapendo che, come ricca, ben difficilmente entrerà nel regno dei cieli, almeno un posto di consolazione a Palazzo Marino se lo voleva comprare.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.