2 giugno 2011, festa della Repubblica. Sono a Roma con il mio compagno. Un amico della mia città che lavora a Roma ci ha lasciato la sua casa vicino al Campidoglio. Verso le 10 ci avviamo verso piazza Venezia. È tutto bloccato per la parata del primo maggio, riusciamo comunque ad arrivare alla scalinata dell’Ara Coeli mentre viene intonato l’Inno di Mameli. Mi emoziona particolarmente sentir cantare… l’Italia s’è desta, sarà il clima post ballottaggio.
Il sole picchia forte, la sfilata tarda, raggiungiamo l’Ara Coeli e attendiamo ancora un poco in cima alla scalinata all’ombra. Visto che i Musei Capitolini sono aperti decidiamo di approfittarne e, dall’uscita laterale della chiesa raggiungiamo la piazza del Campidoglio ed entriamo al Museo. Un incanto, pochissimi visitatori, dalle finestre aperte si riesce anche a vedere la sfilata.
Arrivo sino al terrazzo del bar, che da Monte Caprino ha una bella vista dell’ultimo tratto della sfilata, da lì guardo i diversi corpi che sfilano. Non ho mai amato molto le parate militari, ma questa volta sento una strana emozione, sarà il centocinquantenario, dell’unità, saranno le divise storiche presenti nel corteo. A un tratto si sente un coro:
Se non ci conoscete guardateci sul viso
veniamo dall’inferno e andiamo in paradiso.
Bombe a mano e carezze col pugnal!
Un po’ truce ma mi ricorda una canzone che si cantava quando ero bambino. Improvvisamente l’incanto finisce con la strofa successiva, proprio sulla curva di Monte Caprino il plotone, che incede marziale, continua:
Se non ci conoscete guardateci negli occhi
noi siamo fucilieri non siamo dei finocchi.
Bombe a mano e carezze col pugnal!
E capisco perché la legge sull’omofobia si è arenata in parlamento: anche durante la sfilata per la Festa della Repubblica, festa di tutti gli italiani, alla presenza delle più alte carico dello Stato, davanti a delegazioni di tutti i Paesi del mondo, c’è ancora qualcuno che, proprio sotto Monte Caprino – luogo di tante aggressioni omofobiche -, imbracciando strumenti di morte, vuole e può cantare a squarciagola la propria malata virilità.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa la ministra Carfagna.