È recentemente uscito, per i tipi di Sellerio, il nuovo romanzo della scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett, Dove nessuno ti troverà.
Ma questa volta non c’è a farla da protagonista l’investigatrice Petra Delicato, ben nota ai lettori. E non è un giallo. Ma la storia di una ricerca condotta negli anni Cinquanta dallo psichiatra parigino Lucien Nourissier in compagnia del maldestro Carlos Infante, giornalista fallito barcellonese, per riuscire a ricostruire la vita di Teresa Pla Messeguer, soprannominata “La Pastora”, partigiana antifranchista ben dopo la fine della Guerra Civile, dal sesso incerto (donna quando da giovane portava al pascolo le pecore e poi uomo, con il nome di Florencio, quando si darà definitivamente alla macchia).
È la storia di una guerra persa in partenza, dell’inutile – e incompreso – sacrificio di quanti non vollero mai arrendersi alla dittatura di Franco.
Una storia di lotta e di solitudine, di eroismi, di paura e di tradimenti, di fame e di freddo, già a suo tempo raccontata – ma senza la presenza della “Pastora” – da quell’indimenticabile romanzo di Julio Llamazares dal titolo Luna da lupi (Passigli Editori), forse il più bel libro sull’argomento.
Sono pezzi, brandelli di storia del post-guerra civile. Di quella storia con la “esse” minuscola, fatta dai perdenti, dai più umili, da quei “senza nome” uccisi dalle pallottole della Guardia Civil, dagli stenti, e dalle malattie, che lasciarono in montagna o nel greto di un torrente i migliori anni della loro vita, come pure una traccia leggendaria nella memoria popolare.
La ricerca, dello psichiatra parigino e del giornalista spagnolo, si concentra nei paesi e nei villaggi di una Spagna triste e sconosciuta ai più, tra la diffidenza dei residenti (che già tanto hanno pagato alla violenza della dittatura) e i ricordi che nessuno vuole rivangare.
Molto belle, soprattutto, le pagine della “vera” biografia di Teresa Pla Messeguer, arrestata poi il 5 maggio del 1960 ad Andorra, dove era fuggita e dove aveva trovato lavoro (il suo vecchio mestiere di pastore) presso una masseria.
Verrà condannata alla pena di morte, poi commutata in trenta anni di carcere (anche se nessuno dei consigli di guerra che la processarono riuscì ad accertare la sua colpevolezza per i venticinque omicidi dell’imputazione). E verrà rimessa – o meglio, rimesso, in quanto nel 1980 verrà accolta la sua domanda per la rettifica del sesso anagrafico – in libertà dopo aver scontato ventitre anni di reclusione, il primo gennaio del 2004.
E questa è la sua storia.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.