La percentuale degli uomini depressi è la metà di quella delle donne. Le francesi benestanti guidano la classifica su Olanda, Stati Uniti e Brasile. A sorpresa madri e moglie di Cina e Giappone soffrono meno di insonnia e restano più lucide e dinamiche nel risolvere i problemi della vita
Le donne che lavorano sono meno depresse, le signore dei quartieri alti non sanno essere felici
29-08-2011
di
Esther Kazan
Una madre che lavora corre meno rischi di cadere in depressione che una donna di casa. Molto meno rischi di una signora alla quale è concessa la bella vita del non far niente, cameriera nella bella casa e gioni vuoti davanti. La ricerca dell’università di Washington certifica la fatica delle giovani donne strette fra lavoro, figli, marito, conduzione della casa. Alla sera sono distrutte: non è una bella vita, ma gli impegni aiutano a non sprofondare nel tormento dell’inezia, anticamera della depressione. “Mentre si affaticano in fabbrica o in ufficio continuano a sognare un futuro diverso per i loro figli. E’ una specie di tifrante che le impegna nel futuro con un obiettivo concreto. Sanno che la loro vita nion cambierà se non per qwuei colpi di fortuna che solo i giornali rosa fanno balenare. Perdere ‘il mondo di fuori’ non provoca tristezza, abbandono, insonnia. Dormono senza tranquillanti perché sono stremate. A volte una vita da cani ma è sempre una vita. Non è vero ciò che scrivono cerrte sociologhe da rotocalco: è possibile, se non salutare, avere un lavoro esterno e programmare la vita di famiglia. Costo fisico altissimo, ma vantaggi mentali rassicuranti. Si sentono superutili, indispensabili all’equilibro del matrimonio e alla felicità dei loro ragazzi. Scelgono ciò che si deve fare da ciò che si può fare. Prezzo altissimo da pagare alla convinzione di essere padrone della loro vita divisa fra ambienti, amicizie e sentimenti paralleli. Le delusioni della famiglia o del lavoro vengono compensate dalle piccole felicità del lavoro o della famiglia. Restano ‘vive’, soprattutto mai sole”. E’ la sintesi della lunga ricerca che Katina Leupp, sociologa dell’università di Washinghton, ha presentatola riunione dell’Associazione Sociologica degli Stati Uniti al congresso di Las Vegas.
Uno studio dell’Organizzazione della Sanità conferma la tendenza in una proiezione mondiale. 121 milioni di persone soffrono di depressione nei 30 paesi presi in considerazione. I numeri dicono che le donne depresse sono quasi il doppio degli uomini e che un a differenza di 30 punti divide i paesi benestanti dai paesi poveri. N ei 10 paesi che stanno bene, presi in considerazione, Francia, Gerrmania, Stati Uniti e Brasile guidano la classifica delle donne depresse: 36 per cento nell’India del boom economico, 30 per cento in Francia, 19 Olanda e Stati Uniti, 18 per cento Brasile. I paesi dove le donne soffrono meno di depressione sono Cina ( 6,5 per cento ), Giappone ( 6,6 ), Messico ( 8 per cento ). Altra differenza, l’età delle donne. Nei paesi poveri le donne senza problemi economici cadono in depressione due anni prima dei paesi ricchi. E la depressione si rimargina man mano che avanza l’età, mentre nei quartieri dei paesi poveri le donne ancora giovani si sentono inutili. Accumulano nuove tristezze e gravi difficoltà col passare del tempo.
Esther Kazan è stata giornalista della Abc e vive nel New Jersey. Scrive libri e collabora a vari giornali.