L’offerta di informazione supera di gran lunga non solo la domanda, ma anche le umane possibilità. Il che forse è bene, in un momento in cui vorremmo poterci godere ogni minimo spunto del declino di Berlusconi. Peccato però che, in una simile congestione di fatti, sia passata quasi sotto silenzio la più vendicativa notizia della giornata e cioè la condanna (10 anni: esagerati!) del bugiardo Igor Marini, la cui vita è un film straordinario. Ci sarebbe piaciuto che la tv mostrasse le immagini di repertorio della trionfale vicenda, vertice e simbolo dell’intero regime berlusconiano. Avremmo voluto rivedere, per esempio, qualche stralcio delle puntate di Porta a Porta in cui Vespa dava spazio alle scientifiche ricostruzioni urlate di Belpietro e dei politici di riferimento, inutilmente scandalizzati per quelle utili invenzioni. E ci sarebbe piaciuto rivedere i servizi tv del giorno in cui l’affidabile Igor, appena superato il confine a Chiasso, venne arrestato dalle guardie di frontiera svizzere, avanguardie del comunismo mondiale.
E ora restituiteci il maltolto
Che cosa ci impedisce di goderci in pieno la caduta del governo Berlusconi? Avevamo tanto aspettato queste ore, che pensavamo avremmo sentito una gioia sfrenata, almeno pari all’entusiasmo della cacciata da Milano di Letizia Moratti. Certo, a frenarci c’è la gravità della crisi in cui il governo ci ha trascinato e ci sono tutte le disgrazie, il vero e proprio smottamento di varie zone del Paese. Tutte cose che, tra l’altro, dimostrano la china disastrosa impressa dal berlusconismo all’economia e al territorio. Ma da godere c’è l’imperdibile disperazione sui visi dei berluscloni, quelli che sanno di non avere più possibilità di acchiappare un ministero. Soprattutto c’è la rabbia di un La Russa scatenato contro tutto e tutti, ingestibile anche dalla ferrea Bianca Berlinguer, che lo aveva invitato al Tg3. E Maurizio Crozza su La7 non ha dimenticato di citare l’ ultimo regalo del ministro alle casse dello Stato: le 19 Maserati comprate dalla Difesa in piena crisi economica. Noi aggiungiamo i 60 milioni di euro spesi per l’inutile spot dei soldati in città. Sarebbe bello se Monti glieli facesse restituire.
Grazie Presidente
Per un giorno, viva la tv che ci ha mostrato come riprendere a sperare. Non un qualsiasi falso ometto della provvidenza, ma un uomo fabbricato da una ditta che non c’è più, ha preso nelle sue mani l’Italia e ci ha portati lontano dal baratro. L’uomo si chiama Giorgio Napolitano e in poche ore è riuscito, prima a partecipare al rituale incontro con il mondo dello spettacolo, poi a fare una serie di comunicati che hanno tarpato definitivamente le ali a chi continuava a traccheggiare nel proprio esclusivo interesse. E tutto questo abbiamo potuto vederlo in tv, quasi momento per momento. Senza un attimo di pausa, un signore di 86 anni ha preso tutte le iniziative che erano necessarie per ridare ai mercati e a ciascuno di noi la fiducia. Basta con le dichiarazioni dalla smentita incorporata e con le balle a getto continuo, basta con le calottine di bitume messe a nascondere la pelata. Come ha detto Benigni al Parlamento europeo, l’Italia non è solamente il Paese del Rinascimento, ma anche della resurrezione. Infatti, per riprendersi dalla berlusconite, ci vorrà una seconda vita.
Le comiche finali dell’Elefantino
A Omnibus è apparso Giuliano Ferrara in tutta la sua figura, al cui fascino non sappiamo e non vogliamo resistere. Speravamo che ci spiegasse il mistero della falsa notizia sulle dimissioni del premier o almeno l’anticipo di una notizia che prima o poi sarà vera. Ma non ci ha dato soddisfazione, limitandosi a civettare con l’essere o considerarsi una “fonte”. Comunque appariva fisicamente presente in studio, mentre di solito partecipa da lontano e rimane appeso alla parete come il ritratto di un lontano antenato. Gli altri giornalisti presenti si dedicavano alla figura di Berlusconi come se fosse ormai giunto non tanto al finale di partita, ma alla comica finale. Solo l’intellettuale di destra Pietrangelo Buttafuoco e il direttore del Foglio, (caschi il mondo con tutte le sue Borse!), non apparivano disposti a demolire del tutto la loro creatura. Ferrara continuava ad alimentare il mito del politico creativo e gioioso, che avrebbe innovato non si sa che cosa (forse solo il suo portafoglio). Insomma, il premier, parlandone come da vivo, ha ancora i suoi estimatori, anzi i suoi inventori.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.