La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Libri e arte » Cosa NON leggere »

Se il comico Faletti diventa Dio (ovvero: Giorgio Faletti versus Eleonora Andreatta)

31-08-2009

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Probabilmente l’ex comico Giorgio Faletti è entrato un po’ troppo nella parte del personaggio del suo (?) ultimo romanzo: quel Io sono Dio edito da Baldini Castoldi Dalai e che tanto successo sta riscuotendo sotto gli ombrelloni estivi. E già, perché ai dubbi sulla paternità della scrittura del libro – che, detto in soldoni, pare scritto (da chi?) in un primo tempo in inglese e poi successivamente tradotto (male) in italiano -, che la traduttrice Eleonora Andreatta avalla con citazioni ed esempi, il Faletti risponde dalle pagine de “La Stampa” con una violenza e una volgarità francamente inaudite. E del resto senza mai fugare alcun dubbio sul fatto che il libro sia infarcito di cattive traduzioni di modi di dire inglesi: “Non giurare intorno al cespuglio”; “Pensavo che una ventina di grandi vi avrebbero fatto comodo”; “Non te ne devo una, ma mille”; “La fata del dentino”; “carta da visita”; “eccitati” (per emozionati); “disordine mentale” (per disturbo mentale); “compagnia” (per azienda); e altre amenità simili. Alle accuse – forse – Faletti avrebbe potuto rispondere con una sorta di “E’ vero, forse mi son lasciato prendere la mano, ho frequentato così tanto New York e gli Usa che m’è rimasto qualcosa appiccicato addosso…” E invece no, e con la sua testa dura di buon astigiano si arrampica sui vetri e decide di sostenere che no, che anche così si può scrivere, che non sono calchi da un’altra lingua, parla di “risibile querelle estiva e premestruale”, che è tutta invidia solo perché lui ha venduto milioni di copie (come se vendere milioni di copie fosse automaticamente  sinonimo di qualità…), che tradurre libri di Premi Nobel possa indurre a facili entusiasmi (“Non credo che il barista di Del Piero si sia convinto di saper tirare le punizioni anche lui”…). E inoltre avrei più rispetto per la categoria dei traduttori, visto che lui stesso viene tradotto “in tutte le principali lingue del mondo”, come si sottolinea nel risvolto di copertina. Il tutto – lasciatecelo dire – sotto una foto che pare una via di mezzo tra Mascellone-Minchia-signor-Tenente e il suo geniale personaggio comico Vito Catozzo. Forse ci sbaglieremo, ma ci era molto più simpatico e ci pareva molto più intelligente il Faletti-comico che l’attuale Faletti-scrittore-Io-sono-Dio. Almeno ci faceva ridere (e senza dover scrivere nemmeno una riga).

Paolo ColloPaolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.

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