Il famigerato Regionale può non disporre di aria condizionata, bagno, orario di partenza e specialmente di arrivo. In compenso è teatro di grandi chiacchierate. Reali, virtuali, non importa. Tutto comincia sempre con una lamentela. Se ogni persona coccola la sua protesta preferita, a causa di cosa patirà il mio vicino, un professore fiorentino di italiano? C’è da immaginarlo. Da Navacchio ad Empoli ha osservato con disprezzo un eccitato gruppo di adolescenti che continuavano a fotografarsi e a mandarsi messaggini raccontando il presente continuo: stare fotografando. Nessuno di loro leggeva alcunché. Al di fuori, chiaramente, degli SMS di risposta. Il professore acchiappa al volo il mio sguardo intitolato “ridere per non piangere”, e decide di sfogarsi. Si asciuga il sudore dalle lenti degli occhiali e cita: “Ahi, serva Italia, di dolor ostello,/ nave sanza nocchiero in gran tempesta/ non donna di province ma bordello”. Ma no, nessuna allusione a gente del governo (troppo scontata). “La citazione del mio illustre concittadino, Dante, padre della nostra lingua, è per congratularmi con chi impreziosisce il lessico e lo stile letterario. Il giornalismo deve essere elogio della lingua, oltre che ricerca giornalistica della notizia. Un po’ di stile, per dio. Al contrario, guardando in giro su certa stampa, è un vero “bordello”, un’insalata mista di parole straniere con quelle che si richiamano a “dove il bel sì suona”. Senza parlare poi della disgregazione linguistica nei giovani, la “generazione degli SMS”, che con il telefonino e le diavolerie del chat comunicano tra loro, in un gergo incomprensibile, con parole contratte, catastrofi sintattiche, errori grammaticali e abbreviazioni, in un improbabile dialogo tra chi non sa di congiuntivo e non ha niente da dirsi. Chi ha ucciso la lingua di Dante? Se la lingua è il vettore della cultura, e la lingua è morta, che resta della cultura? Ai posteri l’ardua sentenza”.
Il professore getta lo sguardo lontano, nella campagna che soffoca sotto il cielo bianco dell’afa. Mi verrebbe da rispondergli e invece contemplo il suo profilo sofferente, di chi ormai si pone solo domande. Il controllore controlla. Il professore si assopisce, stringendo il quotidiano fra le braccia, come fosse il suo orsetto.
Immagino una risposta non depressa nè deprimente, mentre deliro nel mezzogiorno.
Sig. Professore di Firenze, lo confesso: appartengo a una cosca pericolosa, alla “generazione degli SMS”, alias “generazione 600 euro”, alias “generazione X” e a cento altri alias, che la sua generazione appioppa settimanalmente alla mia (benedetti quelli che erano parte solo della generazione con un numero – il ’68 –, o quelli andati in fumo – con la gioventù bruciata – e quelli lussuriosi e tisici del clan dei poeti maledetti!). Una generazione che ha ucciso Dante. Come parte in causa in questa morte della lingua italiana, niente sentii, niente vidi e niente saccio, sig. Professore. Ma non di un assassinio, si tratta. Bensì di una semplice “ammazzatina”, direbbe Camilleri. E, quindi, passo il caso al più sexy poliziotto di Vigata, in una delle province della nostra bella Cicilia, ah. Eccolo, emerge dalle onde del Mediterraneo. Ancora, una possente bracciata. Ancora, un’altra. Salvo sta facendola sua nuotata mattutina e il mare lo lecca. Eccolo, maschio, che esce dall’acqua femmina. Fermate l’immagine. Le gocce salate sulla sua pelle.
– Salvo, Salvo, hanno ammazzato comare Lalingua!
– Montalbano sono. Chi è che rompe, sto mangiando la pasta coi broccoli! Cosa dicono i testimoni dell’ammazzatina?
Primo testimone: – Vossia, innocente sono. Solo, una lite furiosa in perfetto silenzio, vidi dal mio balcone. Una sparatoria, a colpi di pollice sui tasti del telefonino. La”k”, al posto di “ che”, la “x”, invece del “per”. L’ira d’Iddio di parole tronche. Come di un balbuziente…
Secondo testimone: – Confermo, una raffica, sig. Commissario. C6 “ci sei”. C.A., caro amico. 8bre, ottobre; cmq, comunque; nn, non. Deve essere morta dissanguata, porella..
Montalbano: – Chi è la dissanguata, si può sapere?
Terzo testimone: – Lalingua italiana, sig. Commissario. Deve essere morta, senza dire una parola intera!
Montalbano: – Oggi non è giorno. Passami la scientifica, vah! Allora, dottore, si sa dire qualcosa, siete riusciti a ricostruire il fatto? Avete ritrovato l’arma del delitto? E il laboratorio, che dice il laboratorio?
Scientifica: – Salvo, te lo dicevo io che è tutto complicato, molto complicato? Guarda, non si capisce ancora niente. Una cosa è certa: l’ammazzatina è da professionisti del computer, dell’internet, del messenger e del chat. Veri specialisti, Salvo. Certamente vengono dagli USA. CIA, probabilmente. Una banda. O un gruppo di bande. Peggio, un’intera generazione…
Montalbano: – La generazione degli SMS, ecco. E che cazzo vuol dire poi questo SMS. Cos’è, una parola d’ordine mafiosa, un simbolo, un codice…?Scientifica: – SMS, Short Message Service. Chiaro, no?
Monalbano: Non è chiaro per niente…
Scientifica: Hanno un ideologo, si chiama McLuhan. Salvo, vuoi sapere cosa dice questo McLuhan?
Montalbano: E che minchiata dici, mi fai gli indovinelli?
Scientifica: Ecco, McLuhan sostiene che si comunica l’immateriale. E che non contano i segni, ma il loro significato.
Montalbano: Sempre mi devi dire stronzate prima di pranzo, tu. E quale sarebbe sto’ significato?
Scientifica: L’SMS implica l’ampliamento di una modalità relazionale, rappresenta un continuum tra scritto e orale, si avvale di un codice (sistema di segni, parole, frasi fatte, ideofoni, ideogrammi, numeri, uso di punti esclamativi, puntini, punti interrogativi, ecc.; faccette che ridono, che piangono, che sono curiose o soddisfatte, ecc.). Questo codice è inteso completamente solo dal trasmittente e dal ricevente.
Montalbano: Ma dove vuoi arrivare, si può sapere, ah?
Scientifica: Che, in un SMS, non è importante il contenuto del messaggio, ma il modo in cui viene vissuto tra i comunicanti. Si tratta di un intero processo comunicativo interattivo che ha le caratteristiche di un rapporto psico-sociale.
Montalbano: Ma, se non c’entrano molto i contenuti, in sostanza, cosa vuol essere questo SMS?
Scientifica: Un qualcosa di creativo. E’ la continua affermazione della presenza del sé nella vita dell’altro, e viceversa.
Montalbano: Ma insomma, perché i ragazzini picchiettano ogni momento SMS sul telefonino? Il movente, qual è il movente, secondo voi della Scientifica?
Scientifica: La ricerca della conferma…
Montalbano: Conferma di che? Ma tu ce l’hai con me, stamattina. O vuoi che ti faccia un cazziatone e ti mandi a spalare neve a Bolzano? Mi vuoi dire sì o no, cosa cercano questi picciotti con l’uso ossessivo degli SMS?
Scientifica: La sicurezza relazionale.
Montalbano: Non c’ho capito niente. Il questore e l’opinione pubblica, i giornalisti -per intenderci- vogliono sapere chi l’ha fatta, questa ammazzatina della comare Lalingua…Eccole, sono arrivate le iene.
Giornalista n.1 : Commissario, perché gli SMS sono pieni di abbreviature?
Montalbano: Che risponda l’avvocato. Questi giornalisti la fanno lunga per sapere le cause delle abbreviature…, allora, avvocato?
Avvocato Difensore: Per motivi economici. Abbiamo fatto le indagini fiscali presso le famiglie dei padrini della telefonia di Vigata, – i vari compari Telecom, Tre, Wind, Vodafone- che, tra pizzo e commissione si prendono 15 centesimi di euro a SMS, il più alto costo d’Europa. Con le abbreviature, ci stanno più parole nello stesso messaggio. I ragazzini non fanno nessun attentato alla lingua di Dante. Semplicemente, cercano di risparmiare sulla paghetta. E, poi, è una questione di immediatezza. Anche la rapidità è un significato.
Pubblico Ministero: Per la pubblica accusa, le abbreviature rimangono una questione di pigrizia mentale, di ignoranza, mancanza di buon gusto e sottocultura.
Montalbano: Una minchiata, diciamo.
Pubblico Ministero: Voi l’avete detto, commissario. Ma c’è di più. Vogliamo parlare di stupri? Allora, vogliamo parlare si o no, di stupri della Lingua?
Montalbano: – E parliamone…
Pubblico Ministero: – Per fare una sintesi dei Promessi Sposi, un tale pregiudicato Daniele Luttazzi ha inviato un SMS con questo testo: “Renzo e Lucia rimandano le nozze finchè il lettore non ne può più”. Come lo chiamate voi questo, se non stupro di un classico della madre Lingua?
Montalbano: – Beh, il termine “stupro” è di attualità ma, francamente, mi sembra un po’ fuori luogo con il soporifero Manzoni.
Pubblico Ministero: – Non sia tendenzioso, commissario, se non vuole che il Questore la invii a spalare neve a Bolzano.
Montalbano: – Non si incazzi. Dicevo così per dire.
Pubblico Ministero: – Senta questo SMS, che pretende sintetizzare Le ultime lettere di Jacopo Ortis del nostro grande Ugo Foscolo: “Ortis ama Teresa, ma questa non gliela dà, e lui si uccide”. Non le sembra una bestemmia sacrilega contro tutta la letteratura risorgimentale romantica?
Giornalista n. 2: – Lasciamo stare i drammoni dell’Ottocento. La stampa ha bisogni di scoop. Qual è il più grave attentato compiuto dagli SMS contro la letteratura classica?
Pubblico Ministero: – Un riassunto dell’Iliade omerica: Achei-Troiani 1-0.
Avvocato Difensore: – Uno scrittore finlandese, Hannu Luntiala, ha scritto un intero romanzo, componendo solo gli SMS che il protagonista invia da luoghi lontani. Non vuole sentire la voce degli amici, né far sentire la propria. Racconta le proprie avventure in forma essenziale, senza sbavature. Ma, ugualmente, i messaggini rivelano la sua personalità, fanno capire il suo mondo, i suoi conflitti e sogni. Il titolo del romanzo sembra un’attualizzazione foscoliana: Gli ultimi messaggi.
Piero Angela: – Anche nei papiri scoperti nelle grotte di Qunram, nel Mar Morto, le parole sono sincopate…Stasera, in SuperQuark, su Rai 1.
Corrado Augias: – Le abbreviature venivano usate nei messali medievali e nelle bolle della Santa Inquisizione. Stasera, in Misteri, su Rai 3.
Presidente Accademia della Crusca; Nicoletta Maraschio: – Nelle nostre province dove galoppa l’analfabetismo di ritorno, il telefonino ha moltiplicato le occasioni di dire e di scrivere parole. Magari rubate. Ma parole. Rafforza relazioni. Meglio il telefonino che la passività della TV.
Pupone Totti: E lasciatece scrive’ quarcosa, anc’annoi burini…
Veltroni: Ha ragione Totti. Questa degli SMS, io la vedo come una cosa di sinistra ma anche di destra. Diciamo che ha una natura democratica. In una scuola devastata dalla mancanza dei valori, di fronte a una televisione di veline, e a una classe politica senza spessore obamiano, ritengo che gli SMS, emessi dai nostri ragazzi delle periferie a rischio, comprese le loro frasi fatte e citazioni da canzoni di Vasco Rossi, esprimano un desiderio di “contatto”. C’è un lato egualitario negli SMS. Profondamente democratico, ancorato alla Resistenza, se vogliamo, perché anche i partigiani e quelli della Repubblica Sociale di Salò si comunicavano spesso con segni. Su questo, scriverò un libro, ambientato in Africa, dal titolo “Noi e i messaggini”./ E ne parlerò al congresso PD,/ in appoggio a chissà chi/. Ma anche a Franceschini/. Mi è venuta una rima sullo schema: A- BB-A, che nell’alternanza prevista dal nostro sistema politico bipolare, sarebbe a dire: Ah, Berlusconi, Berlusconi, Ah!/ Ah, Berlusconi, Berlusconi, Ah!/.
Presidente Barack Obama: Ringrazio l’amico Walter di avermi chiamato. Con gli SMS, ho vinto la Casa Bianca. Può aver una funzione politica fondamentale, quando i mezzi di comunicazione sono concentrati – come da voi, in Italia- nelle mani di uno solo. E non dimentichiamo l’uso di comunicazione democratica che ne è stato fatto in favore dei monaci buddisti in Birmania, dei giovani e delle donne in Iran, ecc. Yes, we can SMS.
Montalbano: – Ma, insomma, chi ha fatto questa ammazzatina a comare LaLingua, si può sapere?
Pronto, chi mi chiama, perché cacchio non funziona sto’ telefono. Pronto, pronto. Montalbano sono.
Chef del ristorante Luna Piena: – Commissario, è pronta in tavola LaLingua salmistrata.
Montalbano: – Una specialità sicula gli è?
Chef: – Della globalizzazione, commissario.
Del bordello della globalizzazione, caro prof. Egidio Alessandri, di Firenze. A questo bordello, si riferiva il suo corrucciato concittadino.
Specialista in cooperazione internazionale. Autrice di "Romanzo di frontiera" (Albatros, Roma 2011), magia e realtá delle donne latinoamericane alla frontiera Messico-USA; "In Amazzonia" (Milano, Feltrinelli, 2006); "La Ternura y el Poder" (Quito, Abya Yala, 2006); "Una canoa sul rio delle Amazzoni: conflitti, etnosviluppo e globalizzazione nell'Amazzonia peruviana" (Gabrielli Editore, Verona, 2002); co-autrice di "Prove di futuro" (Migrantes, Vicenza, 2010).