Ragazze, Ragazzi
26-05-2009
di
Azzurra Carpo
Della mia generazione (1976), quelli che sento più estranei alla mia pelle sono i tristi. Sarà perché non mi rassegno ad essere parte dell’Italia del risentimento. Sarà perché sono migrante, avendo sparso infanzia e giovinezza nelle Americhe. Migrante privilegiata, d’accordo, ma pur sempre crisalide costretta ad uscire rapidamente dal bozzolo, in contesti multiculturali e plurilinguistici radicalmente diversi, che irridono agli stereotipi sugli Italians, in situazioni non tanto di crisi economica quanto di sacche enormi di povertà estrema, di illegalità diffusa e di conflitti armati.
Ed ora sono doppiamente migrante. Di ritorno, ho trovato un’altra Italia, totalmente diversa da quella che avevo lasciato. In penombra, dicono alcuni. Arcipelago incomunicante per i giovani, sbigottite crisalidi.
Incontriamoci, migranti della nostra età, sopravvissuti a tutti i gironi scolastici del regno della Gelmini, dall’asilo nido agli studi postuniversitari, anche in questa piccola rubrica. Condividendo scoperte, pensieri, emozioni, dilemmi e scelte. Lucidi fino alla crudeltà. Con autoironia, che è segno di autostima, talento signorile, disarmo culturale.
Specialista in cooperazione internazionale. Autrice di "Romanzo di frontiera" (Albatros, Roma 2011), magia e realtá delle donne latinoamericane alla frontiera Messico-USA; "In Amazzonia" (Milano, Feltrinelli, 2006); "La Ternura y el Poder" (Quito, Abya Yala, 2006); "Una canoa sul rio delle Amazzoni: conflitti, etnosviluppo e globalizzazione nell'Amazzonia peruviana" (Gabrielli Editore, Verona, 2002); co-autrice di "Prove di futuro" (Migrantes, Vicenza, 2010).