GIORGIO FICARA, RIVIERA, Einaudi
“O mæ mâ in dialetto ligure significa ‘il mio mare’, ma anche ‘il mio male’, la mia malinconia”, questo il significativo incipit del nuovo libro di Giorgio Ficara, italianista e direttore della Fondazione De Sanctis, che ci accompagna tra luoghi e personaggi della Riviera ligure. Un viaggio da Portofino a Bordighera, passando per Rapallo, Genova o Camogli, tra cose viste e lette, storie e poesie e quadri, scrittori come Sbarbaro, Montale o Caproni e semplici pescatori. Anche lui contagiato da quella stessa atmosfera malinconica che respirava Francesco Biamonti. Anche lui contagiato dalla natura: convolvoli rosa, ulivi, viti, limoni, i Giardini Hambury. Anche lui – come Nico Orengo – a soffermarsi sul profumo del basilico, dell’aglio o dell’acciuga. Un libro di scoperte e di sorprese alla ricerca di un mondo che, forse, non esiste più.
GUIDO DAVICO BONINO, TIRO LIBERO, Aragno
Poche persone in Italia possono vantare il “curriculum” di Davico Bonino (Torino, 1938): docente di letteratura italiana e di storia del teatro, critico teatrale de “La Stampa”, direttore del Teatro Stabile, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi e, soprattutto, per sedici anni einaudiano di ferro. E da queste esperienze e dalla sua passione per i libri nasce questa sorta di diario in cui il lettore potrà trovare riflessioni, polemiche, commenti, aspre critiche o divertenti aneddoti relativi ai suoi cinquantanni di “praticantato” letterario. E per averne un’idea è sufficiente sfogliarne l’indice: da Camilleri a Dickens, da Ionesco alla Mazzucco, da Sanguineti a Eco, da Saramago a Bobbio a Pinter… Ma non solo scrittori noti e meno noti, ma anche riflessioni sull’arte, sull’editoria, sulla lingua, sulla società. Insomma, il diario di lavoro – e “contromano”, come sta scritto nella prefazione – di uno Sherlock Holmes delle lettere.
IGNACIO GARCÍA-VALIÑO, CARO CAINO, trad. di P. Olivieri, Piemme
L’autore, nato a Saragozza nel 1968, è psicologo dell’età evolutiva. E dal suo mestiere ha tratto ispirazione per questo romanzo – più intrigante che ben scritto – che tratta di uno psicologo alle prese con un ragazzino a dir poco inquietante, Nico, che rivolta contro il mondo circostante le violenze precedentemente subite. Un piccolo mostro creato da quella stessa società che cercherà poi di capirlo e che tenterà – non si dice con quale esito – di salvarlo. Un romanzo di quelli che, volenti o nolenti, “acchiappano” il lettore come un telefilm ai confini dell’orrore. Una lunga, pericolosa partita a scacchi tra il bene e il male.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.