Guardando l’orrendo varietà intitolato “Voglia d’aria fresca”, pensavo a come è ridotta la Rai dopo tanti anni di dominio berlusconiano. La direzione attuale corona lo scempio voluto da Fabrizio Del Noce, che ha fatto di Raiuno una discarica di gare canore, simil-reality e varie volgarità, rispetto alle quali solo le repliche delle repliche di Montalbano sono una boccata d’aria e di luce e qualunque telefilm americano sembra un capolavoro. Per questo e molti altri motivi, si può anche criticare Michele Santoro e il suo protagonismo, ma il suo programma è un unicum progettuale, i cui risultati nessuno dei dirigenti attuali saprebbe uguagliare. Perciò, accerchiare Santoro come il generale Custer è una scelta antiaziendale che solo lo zelo dei berluscones può giustificare. Anche se, per la verità, la ragione non stava dalla parte del generale Custer assediato a Little Big Horn, ma del grande capo indiano Toro Seduto che lo sconfisse.
Carla Fracci, la rabbia della figlia di un tranviere milanese: danza contro Bondi e grida “buffone” al sindaco Alemanno
Bianca ed aerea come la conosce il mondo intero, Carla Fracci si è scagliata pubblicamente contro il sindaco di Roma Alemanno. La scena si è svolta all’Opera di Roma, dove era in corso la protesta dei lavoratori contro il decreto Bondi, che taglia fondi al teatro e al balletto. Nell’occasione, Alemanno si è esibito in uno dei numeri trasformisti che i signori della destra eseguono meglio: per conquistarsi la platea ha preso le distanze dal suo partito e dal suo ministro. Ed è a questo punto che la signora Fracci lo ha smascherato, ricordandogli che per due anni si era rifiutato di riceverla. La grande ballerina gli si è avvicinata, minacciandolo con la sua piccola mano e costringendolo a rintanarsi sulla poltroncina, senza poter reagire. In passato Carla Fracci appoggiò anche la lotta dei tranvieri milanesi che l’amministrazione additava alla cittadinanza come nemici pubblici numero uno. Forse ormai solo alcune donne si comportano da veri uomini.
I valori cristiani della Santanché: “i mafiosi hanno diritto alla privacy”
I signori della maggioranza hanno una straordinaria tendenza al lapsus verbale che rivela proprio quello che non vogliono dire. Per esempio, il senatore Quagliariello a “Omnibus”, presentando un suo libro con il quale intenderebbe dare un sostegno teorico al Pdl, ha detto: «I valori cristiani appartengono sia ai cristiani che non ai cristiani». Insomma, i non cristiani non sono nemmeno dicibili, perché inconcepibili. Comunque, il dibattito verteva sulle intercettazioni e vedeva la partecipazione della neosottosegretaria Santanché, la quale, molto preoccupata della privacy dei mafiosi, ha rivelato indignata che gli italiani intercettati sarebbero addirittura 12 milioni. Quindi, se ad ascoltare ci sono almeno due carabinieri, fanno altri 24 milioni, che, sommati agli intercettati, fanno 36 milioni. Praticamente tutti, se si escludono bambini, malati, carcerati, suore e preti. Perciò, se tutti sanno tutto di tutti, a che cosa serve vietare la pubblicazione delle intercettazioni?
Se la cricca di Bertolaso “intercetta” salari e pensioni
Berluscones più o meno allineati, nei vari talk show si affannano a prendere le distanze dalla cricca. Il capo ha detto: chi ha sbagliato pagherà. Una sofferenza per lui, che la cricca la conosce bene, per averla sostenuta fino al punto da volerla blindare nella Protezione civile Spa, preventivamente sciolta da ogni controllo. Ma, causa dannate intercettazioni, è mancato il tempo di chiudere l’affare e ora bisogna far credere che si trattava soltanto, come ha detto Schifani, di piccola criminalità. Robetta da pochi miliardi, che non ci si fa neanche una manovrina di Tremonti. Tema sul quale a Rainews (che fortunatamente resiste in vita) si è così espresso l’economista Guido Viale: «Il governo usa come un bancomat i lavoratori dipendenti e i pensionati». Ma intanto, Bertolaso è ancora al suo posto, come sono stati confermati al loro posto i capi della polizia condannati per il sangue della scuola Diaz: verranno buoni per un’altra volta.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.