Lo dice lo stesso autore (“Dove nascono i talenti.Viaggio nella Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa”) nelle primissime pagine che si può scrivere un libro su una Scuola di alta formazione senza essere né paludati come le brochure e i depliant, né didascalici e burocratici come le informazioni sugli accessi, sui corsi e sugli sbocchi offerte in rete con noiosa dovizia. Lui di sicuro è riuscito a farlo e gli va dato atto che un libro poliedrico come il suo è difficile da trovare e più probabilmente è addirittura impossibile in questo settore. L’autore infatti offre al lettore la storia del Sant’Anna di Pisa, i propri e gli altrui ricordi di vita goliardica, la vita, la morte (nei rari casi in cui già è avvenuta) e i miracoli di una serie di ex collegiali illustri, una mappa della Scuola e degli edifici in cui è collocata con la storia di ciascuno di essi e con le vicende della biblioteca, dell’archivio storico, della mensa, tutte le informazioni sui criteri e le prove di accesso, l’andamento degli studi, la vita studentesca ivi incluse le storie d’amore, i centri di ricerca che si sono venuti costituendo, il lavoro che vi si svolge e i risultati principali («la mano robotica che emozionò Papa Wojtyla»), la rete infine che si è formata di rapporti internazionali.
Non esiste pubblicazione in cui tanti e così diversi profili di una medesima istituzione siano trattati insieme. Vi trovate tutto quello che vorreste sapere sul Sant’Anna, abbiate o non abbiate il coraggio di chiederlo (c’è anche – dimenticavo l’elenco nominativo di tutti gli studenti del Sant’Anna dall’istituzione a oggi, ordinati per anno accademico di ingresso).
La storia è quella dei collegi, disciplinarmente distinti, che il Rettore dell’Ateneo pisano Alessandro Faedo aveva unito nel 1967 nella Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento e che vent’anni dopo, grazie all’impegno del direttore di quest’ultima, professor Francesco Busnelli, sono insieme approdati nella Scuola Superiore Sant’Anna. Si trattava dunque del Collegio Pacinotti, fondato nel 1951 per le scienze applicate, che includeva in realtà agraria, economia e ingegneria, e del Collegio Medico-Giuridico, risalente a sua volta al Collegio Mussolini per le scienze corporative e al Collegio Nazionale Medico, nati entrambi nel 1932.
Le vicende più appassionanti, oltre che le più rilevanti sul piano storico, sono quelle che riguardano questi due più anziani antenati. Non solo e non tanto per la maggiore quantità di nomi illustri che nel corso degli anni sono venuti sciorinando (e che il libro ricorda puntualmente); non solo e non tanto perché, specie nel Collegio Mussolini nato per dare al fascismo una preparata élite tecnica, si formò invece una parte cospicua della futura élite antifascista; ma anche e soprattutto per l’intento e il disegno insiti nella loro nascita, un intento e un disegno che stanno ancora davanti a noi e che abbiamo tuttora la responsabilità di portare a compimento.
Il Collegio Mussolini (voluto fortemente dal ministro Bottai e intitolato in realtà non al duce del fascismo, ma a suo fratello Arnaldo) nacque legato a doppio filo alla Normale, che ne ricevette dall’Università la gestione didattica, disciplinare e amministrativa. Fu così che fin dall’inizio gli studenti del Collegio si recavano in Normale per i corsi integrativi e l’insegnamento delle lingue, mentre il segretario generale della stessa Normale «governava» anche il Collegio. Similmente «annesso alla Scuola Normale» per convenzione con l’Ateneo fu il Collegio Medico, nato non per decisione pubblica, ma grazie a una donazione finalizzata alla sua creazione, fatta alla Normale dall’industriale farmaceutico calabro-pisano Domenico Timpano (che, ricorda soavemente l’autore, aveva fatto i soldi con un medicinale dal nome seducente contro le malattie del fegato, la colesolvina, ed esportando negli Stati Uniti un ricostituente a forte dosaggio alcoolico in tempi di proibizionismo).
Quel che conta a distanza di quasi ottant’anni è che Giovanni Gentile colse subito le due opportunità per allargare la sfera della Normale, anche se preferì lui stesso che i due nuovi territori, quello giuridico e quello medico, restassero per il momento separati. Era ben consapevole che le discipline su cui la Normale aveva fondato la sua identità erano quelle finalizzate alla formazione degli insegnanti e sapeva altresì che i loro confini erano ben presidiati da una buona parte dei docenti, ostile a incorporare le scienze applicate.
Veniva così aperto un orizzonte e per molti anni non si andò oltre la sua prospettazione. Accadde anzi che quando, decenni dopo, Alessandro Faedo perseguì con il massimo impegno il suo disegno di unificazione, l’ipotesi che questo arrivasse a mettere insieme non solo il Medico-Giuridico e il Pacinotti, ma la stessa Normale suscitò all’interno di questa una esplicita reazione negativa, sempre ispirata alla presunta distanza dalle scienze applicate. E si ebbe in concreto una cesura dello stesso legame che c’era stato sino ad allora. La Scuola che unificò il Medico-Giuridico e il Pacinotti, acquistò autonomia didattica e di gestione, gli studenti non avevano più corsi in Normale e l’unico nesso era la presenza di un rappresentante di questa nel consiglio della Scuola. Con la nascita del Sant’Anna l’autonomia organizzativa si è ancora più accentuata.
Ma può significare questo che l’orizzonte aperto da Gentile deve ritenersi chiuso, che la distinzione fra scienze pure e scienze applicate ha ancora un senso e che, dunque, la grande unificazione deve ritenersi un sogno che non c’è più? L’autore di questo libro non risponde alla domanda, ma tutto quello che il libro ci dice, specie nelle parti finali sugli insegnamenti e sulla ricerca del Sant’Anna, induce eloquentemente a tenere in piedi il sogno e a cercare di realizzarlo. Aggiungerò una sola cosa e cioè che mi sono accinto a scrivere questa prefazione mentre mi arrivava un ultimo messaggio da uno studente con cui sono in corrispondenza e-mail. Mi informava che, terminati i suoi cinque anni in Normale, inizia ora quelli di perfezionamento al Sant’Anna.
Nel 2010 si celebra il duecentesimo anno di vita della Normale e nel 2012 ci sarà l’ottantesimo dalla fondazione del Collegio Giuridico e del Collegio Medico. Tutto fa ritenere che le autorità accademiche delle due Scuole sapranno vedere nei due anniversari occasioni non eludibili per riproporre alle rispettive comunità di docenti e di discenti il tema di un grande polo pisano della formazione di eccellenza, allargandolo anche al nuovo gioiello lucchese dell’alta formazione post-laurea, l’Istituto Mercati e Tecnologie, del quale il Sant’Anna è già partecipe. Auguriamoci che sia così.
In un’Italia che continua a disperdere le poche risorse di cui dispone per l’alta formazione e per la ricerca, sarebbe un formidabile esempio di innovazione e di forza. Né la purezza delle scienze su cui formavano i loro insegnanti le società europee dell’età napoleonica può essere più un ostacolo in un mondo come quello di oggi segnato da interdipendenze e connessioni crescenti e nel quale, del resto, la stessa Normale ha ormai laboratori sulla neurobiologia, sulle nanotecnologie, sulla fisica sperimentale delle particelle, che hanno varcato gli antichi confini e che in qualche caso collaborano da tempo con i laboratori dello stesso Sant’Anna. Si può fare la storia e si possono mettere insieme ricordi non soltanto per alimentare nostalgia, ma anche per creare futuro, per spingere verso il futuro. E’ ciò che fa questo libro e per questo merita che lo leggiamo, grati a Dino Satriano, che ci ha investito tanta parte di sé.
(Prefazione al libro di Dino Satriano Dove crescono i talenti. Viaggio nella Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa)
Giuliano Amato, costituzionalista, due volte presidente del Consiglio, più volte ministro, presiede l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani.