Caro Domani, e poi parliamo di lapidazioni islamiche. Bastonata una cantante israeliana a Gerusalemme. Nella sala la ascoltavano uomini e donne: gli ortodossi non lo sopportano
16-09-2010
di
Ibrahim Ashur, Haifa
«Tutta questa gente malvagia deve sparire da questo mondo… Dio deve colpirli con una peste». Se pensate che un fondamentalista islamico abbia pronunciato questa frase, vi sbagliate. In Israele è stato dato il sacro compito di «riportare gli ebrei alla religione». Il fenomeno è così travolgente da allarmare gli israeliani secolarizzati da quando è giunto «il tempo di una ‘rivoluzione di fede’» a suon di fustigate (si attende la prima lapidazione pubblica).
Grande, indignata mobilitazione di media, partiti e politici in tutto l’Occidente per salvare una iraniana di nome Sakineh Ashtiani dalla lapidazione per adulterio. I media progressisti in prima linea contro l’oscurantismo. Giusto.
Ma nessuna indignata mobilitazione progresista si intravvede per il seguente fatto, avvenuto nella sola democrazia del Medio Oriente, e descritto dal Jerusalem Post:
Un cantante di nome Erez Yechiel ha subìto 39 nerbate da un tribunale rabbinico auto-costituitosi. La sua colpa: aver cantato davanti a un pubblico misto di uomini e donne. Il tribunale era composto da rabbini del gruppo Shofar,che si è dato il sacro compito di «riportare gli ebrei alla religione» (hazara betshuva). Il gruppo Shofar si dedica con zelo speciale a combattere gli spettacoli in cui donne e uomini ballano assieme.