Testa a testa tra il ministro della Difesa (uscente), Ignazio la Russa, e il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, a chi la spara più grossa sul MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari che le forze armate degli Stati Uniti d’America stanno per installare a Niscemi (Caltanissetta). Se per il primo si tratta di un sistema che emette microonde del tutto innocue per l’uomo e per l’ambiente, il secondo giura che le potentissime antenne mitigheranno miracolosamente l’impatto elettromagnetico generato dalla stazione di trasmissione che l’US Navy possiede all’interno della Riserva naturale orientata “Sughereta” del comune siciliano. Su una cosa però concordano perfettamente: questo MUOS si ha da fare con o senza il consenso popolare, perché allo zio Sam e ai mercanti di morte non si può dire “no”, anche quando benefici e guadagni restano a Washington e per la Sicilia ci sono solo i danni e poi le beffe.
A Vicenza, Aviano, Napoli e Sigonella con i militari USA arrivano sempre un bel po’ di dollari da investire in infrastrutture e alloggi e qualche briciola finisce pure a costruttori e faccendieri locali. Per il MUOS, un progetto che arriverà a costare oltre 6 miliardi di dollari, nulla da fare. L’asso pigliatutto lo fa Lockheed Martin, corporation USA. Per Niscemi, una delle quattro sedi planetarie per i terminali del sistema satellitare, non ci sarà neanche qualche spicciolo per le opere complementari o compensative anche perché, assicurano La Russa e Lombardo, non c’è nulla da compensare.
Salvo, i due, incontrarsi segretamente a Roma l’1 giugno 2011 per firmare un “protocollo d’intesa” con cui ministero e governo siciliano “definiscono termini, modalità e impegni volti a garantire che l’installazione delle antenne del MUOS avvenga nel rispetto irrinunciabile della salvaguardia della salute della popolazione, della sicurezza dell’area, della tutela dell’ambiente, della conversazione della biocenesi e della fruizione e della valorizzazione della Riserva Naturale di Niscemi”.
Sembra il gioco delle parti. Lombardo s’impegna a “concludere positivamente” l’iter di approvazione dei lavori per il MUOS (con inusuale e sorprendente velocità lo fa lo stesso giorno della firma del protocollo grazie ad un’autorizzazione del dirigente generale dell’assessorato regionale al territorio e ambiente, Giovanni Arnone); il ministro La Russa, promette in cambio di adottare le “necessarie misure di mitigazione, a breve termine, dell’esposizione ai campi elettromagnetici generati dagli apparati di trasmissione già esistenti”. In che modo? Installando “entro tre mesi” a Niscemi un sistema interrato a fibre ottiche che “ridurrà le emissioni a radiofrequenza”. Peccato che una linea a fibre ottiche era stata installata un paio d’anni fa da Telecom, previa autorizzazione del Comune di Niscemi e della provincia di Caltanissetta. E certamente non aveva contribuito a ridurre i livelli d’inquinamento elettromagnetico all’interno della zona protetta e nelle aree abitate confinanti con la base militare. Stavolta però c’è un piano B di mitigazione, nel medio e lungo termine, “ricorrendo, ove possibile, alla eliminazione degli apparati trasmittenti esistenti non più necessari e/o privilegiando tecnologie di trasmissione alternative ed innovative e tali da ridurre i consumi energetici e le emissioni”.
Una vocazione verde-ambientalista quella del ministro della Difesa che si scontra però con il dettato dei trattati bilaterali Italia-USA sulle installazioni militari. La stazione di telecomunicazioni dell’US Navy di Niscemi, nonostante per La Russa ospiti “numerosi impianti con lo scopo di fornire un servizio a supporto delle attività militari NATO in Europa e nel Mediterraneo”, è un’infrastruttura ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi, su cui non c’è modo di esercitare la sovranità e alcun controllo da parte delle autorità nazionali. È scritto nero su bianco nell’Accordo tecnico tra il Ministero della Difesa italiano e il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America riguardante le installazioni in uso alle forze USA di Sigonella, firmato a Roma il 6 aprile del 2006 dall’ammiraglio N. G. Preston, comandante US Navy per la regione europea e dal generale Mario Marioli dell’esercito italiano. L’“uso esclusivo” ricade su un’area di 1.660.000 metri quadri e, come si legge nell’accordo, “significa l’utilizzazione dell’infrastruttura da parte della forza armata di una singola Nazione, per la realizzazione di attività relative alla missione e/o a compiti assegnati a detta forza dallo Stato che l’ha inviata”. A esplicitare ulteriormente la piena sovranità di Washington, la tabella annessa all’accordo con le facility di “proprietà ed uso esclusivo” USA a Niscemi: “il sito di trasmissione e l’antenna a microonde; l’Helix House e l’antenna a bassa frequenza LF; un magazzino di stoccaggio; un edificio per la protezione antincendio; un serbatoio d’acqua; un’officina di manutenzione elettronica; 37 antenne ad alta frequenza HF”. Proprio quei trasmettitori che La Russa dice di voler smantellare.
Fortunatamente il ministro prometta ben più colorati e realistici interventi di “mitigazione”. Come ad esempio la mimetizzazione delle nuove installazioni del MUOS (tre grandi antenne circolari di 18,4 metri di diametro e due torri radio di 149 metri d’altezza), mediante “una opportuna verniciatura delle superfici e l’impianto di alberi” o la fornitura della strumentazione necessaria ad effettuare il “monitoraggio continuo” dei campi elettromagnetici, da integrare nella rete regionale dell’ARPA Sicilia che ne “curerà la gestione e l’elaborazione dei dati”. Il generoso La Russa s’impegna pure ad attrezzare l’area naturalistica della Sughereta, “entro sei mesi dall’inizio dei lavori del MUOS”, con una “infrastruttura ecocompatibile per il controllo, la gestione ed accoglienza della Riserva, adeguata a supportare l’attività di unità ippomontate e di sistemi per la vivibilità del parco”. In concorso con la Presidenza del consiglio dei ministri (quella di Berlusconi, dimissionario), la Difesa supporterà le azioni per la “promozione del prodotto agro-alimentare dell’area di Niscemi sul territorio nazionale ed internazionale” (forse è pronta l’etichettatura per il carciofo con le stellette dop o, per lo status giuridico USA dell’area, a stelle e strisce).
Onde sigillare l’americanizzazione del comprensorio niscemese, vengono promessi “rapporti diretti di collaborazione, anche attraverso specifici gemellaggi, con gli Enti gestori di uno o più parchi naturali degli Stati Uniti d’America”; scambi culturali “continui” tra i giovani locali e i coetanei fruitori delle aree protette degli States; l’istituzione di summer schools con centri d’eccellenza americani e borse di studio e di ricerca all’estero; l’“attrazione” di esperti USA per “supportare il territorio nella fase di avvio della gestione innovativa del Parco della Sughereta, anche attraverso specifiche azioni innovative”.
Dulcis in fundo l’immancabile bufala dell’occupazione per tutti: con il protocollo con la Regione siciliana, La Russa impegna il dicastero a promuove “ogni iniziativa diplomatica necessaria a favorire l’inserimento lavorativo della popolazione locale nel personale amministrativo in carico presso al base USA di Sigonella nel caso di nuove assunzioni”. Solo che nella stazione aeronavale siciliana si susseguono i licenziamenti dei dipendenti italiani, prontamente sostituiti da personale e contractor statunitensi. Ma forse questo La Russa non lo sa.
Null’altro per una popolazione che subirà uno dei più costosi e devastanti processi di riarmo e militarizzazione delle forze armate USA. Nemmeno lo sforzo a rivedere il piano sanitario della Regione Siciliana che ha imposto la chiusura del punto nascite dell’ospedale di Niscemi, costringendo le donne in gravidanza a faticosi pellegrinaggi per la provincia di Caltanissetta e di Catania. O a sbloccare i fondi FAS per realizzare le strade provinciali dissestate. Eppure queste erano due “compensazioni” che il presidente Lombardo aveva timidamente prospettato agli amministratori locali in cambio di una loro disponibilità ad accogliere senza troppi indugi il nuovo MUOStro di Niscemi. La Regione non farà comunque mancare il suo apporto alla grande sagra del nulla: bilancio permettendo, potrebbero essere effettuate campagne di monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche “con cadenze almeno quadrimestrale, mediante mezzi mobili di ultima generazione allestite per misure georiferite” o indagini di natura epidemiologica e in “tema di emissioni tossiche” nel comprensorio Gela-Niscemi. Forse perfino l’invio della polizia forestale a cavallo presso l’area naturalistica della Sughereta.
“In considerazione della riduzione del numero di impianti trasmittenti conseguenti all’attivazione del sistema MUOS è ragionevole attendersi una riduzione degli attuali valori di campo elettromagnetico di fondo nelle aree circostanti la stazione NRTF”, annuncia trionfale il protocollo d’intesa Lombardo – La Russa. Come si faccia a dirlo è un mistero, considerato che in nessun documento ufficiale delle Marina militare USA si afferma che l’installazione del nuovo sistema satellitare comporterà tagli alle emissioni delle antenne a bassa ed alta frequenza della stazione di Niscemi. C’è invece da supporre che il MUOS si sommerà agli impianti esistenti. Nel bilancio di previsione per il 2012 del Dipartimento della difesa è previsto un finanziamento di 280.000 dollari (NCTS Sicily Microwave), per “progettare, realizzare, installare e testare le componenti elettroniche necessarie all’interconnessione con le principali installazioni di NAS Sigonella, in modo di assicurare circuiti affidabili a supporto VLF, HF, MUOS e di altre missioni tattiche strategiche operate da NCTS Sicily”.
Ministro della difesa e presidente della regione confidano nella bontà del MUOS forti del parere “scientifico” di due esperti della facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo. Secondo loro “il sistema presenta, nelle aree antropizzate, valori di scambio elettromagnetico di gran lunga inferiori a quelli generati dal sistema di comunicazioni attualmente esistente”. Per gli ingegneri, il MUOS sarebbe quindi “migliorativo sia dal punto di vista di progetto elettronico sia in termini di valore di campo elettromagnetico cui può essere sottoposta la popolazione e non comporta condizioni di rischio per la salute dell’uomo”.
Conclusioni respinte dal professore Massimo Zucchetti, ordinario di Impianti nucleari del Politecnico di Torino e dal dottore Massimo Coraddu, consulente esterno del dipartimento di Energetica del Politecnico. In una recentissima “analisi dei rischi” del sistema satellitare USA, i due studiosi rilevano che con la realizzazione delle nuove antenne “si verificherà un incremento medio dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più vicine pari a qualche volt per metro rispetto al livello esistente, con la possibilità del verificarsi di punti caldi, con un incremento del campo nettamente superiore”. Con il rapporto del Politecnico, a disposizione dell’amministrazione comunale di Niscemi, si spera di ribaltare la sentenza del Tar di Palermo che, un mese fa, ha legittimato la Marina degli Stati Uniti a continuare i lavori d’installazione del terminale terrestre.
“Siamo venuti a conoscenza del protocollo d’intesa tra la regione e il ministero della Difesa molto tempo dopo la sua firma”, commenta il sindaco del centro siciliano, Giovanni Di Martino. “Nessuno ha sentito il dovere di consultare preventivamente questa amministrazione. Abbiamo scelto di non entrare in merito sui contenuti dell’accordo, almeno fino a quando non si concluderà l’iter dei lavori alla stazione militare che vedono l’opposizione nostra e quella dei cittadini”. I No MUOS però non demordono. Venerdì 25 novembre si daranno appuntamento davanti alla sede del governo regionale a Palermo. Per essere finalmente ascoltati da un presidente che parla di “autonomismo” da Roma forse perché sogna una Sicilia colonia nordamericana.
Antonio Mazzeo, peace-researcher e giornalista impegnato nei temi della pace, della militarizzazione, dell'ambiente, dei diritti umani, della lotta alle criminalità mafiose. Ha pubblicato alcuni saggi sui conflitti nell'area mediterranea, sulla violazione dei diritti umani e più recentemente un volume sugli interessi criminali per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina ("I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina", Edizioni Alegre, Roma).