Con il libro "Schegge contro la democrazia" (Socialmente/Spi Cgil Bologna ed Emilia Romagna), si ripercorrono i più recenti atti giudiziari a caccia degli elementi che ancora mancano. A iniziare da chi volle quel massacro
A. BECCARIA/R. LENZI – Chi protegge i mandanti della strage alla stazione?
26-07-2010Sono due le principali motivazioni che ci hanno spinti ad approfondire la vicenda della strage alla stazione di Bologna, nel libro “Schegge contro la democrazia”: una consapevolezza e una convinzione. La consapevolezza è che dal 2 agosto 1980 fino ai nostri giorni si sono succeduti un numero impressionate di attentati alla verità. E la convinzione che oggi, nonostante questi attentati, vi siano ulteriori elementi che, razionalmente e storicamente, confermano il contesto e le responsabilità riconosciuti in undici gradi di giudizio: neofascismo, servizi segreti, massoneria e criminalità organizzata hanno contribuito a creare un quadro di grave minaccia al nostro stato di diritto.
Per “attentati alla verità” intendiamo non solo gli intralci delle indagini, che hanno finora impedito di scoprire i mandanti della strage (depistaggi per i quali sono stati condannati, tra gli altri, Licio Gelli e i vertici dei servizi segreti militari). Esiste un altro genere di depistaggio: il depistaggio dell’opinione pubblica. Un esempio. Nel 2007 il Cedost (Centro di documentazione sullo stragismo, oggi purtroppo chiuso per mancanza di fondi: uno dei tanti sistemi per zittire le voci scomode, quelle cioè che raccontano i fatti per come sono) pubblicò un’analisi critica, molto dettagliata, del libro intitolato “Storia nera. La verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti”. In questo volume l’autore, Andrea Colombo, ex membro di Potere Operaio, sostiene l’innocenza dei due condannati. Perché? Con quali elementi? Quale scopo hanno questo genere di “depistaggi”?
Questo libro nasce anche dall’esigenza di rispondere a domande del genere. La risposta che ci siamo dati è che in questi trent’anni, da più parti, ci si sia adoperati non poco per convincere il maggior numero di persone che, tutto sommato, le ragioni di questa strage sarebbero tuttora ignote e che i veri colpevoli non li conosceremo mai. Non è così.
Ma intanto questo obiettivo – anche grazie alle cosiddette “armi di distrazione di massa” – è stato in gran parte raggiunto: basti pensare che oggi molti giovani bolognesi pensano che la bomba alla stazione sia stata messa dalle Brigate Rosse. Però noi, come autori, non siamo giudici né avvocati e nemmeno storici: il nostro è un approccio puramente e necessariamente giornalistico. L’obiettivo di questo lavoro è mettere in fila i fatti e gli atti, compresi quelli del processo in corso a Brescia per la strage di piazza della Loggia, che Radio Radicale ha il merito di aver divulgato.
Badate: non pretendiamo di essere più distaccati o più oggettivi di altri. Anche noi, come la maggior parte dei nostri concittadini, siamo feriti e indignati per quello che è successo (e per quello che non è successo) in questi trent’anni. Anzi, è proprio l’esigenza di non rassegnarsi all’oblio che ci ha spinti a condividere questo lavoro, cercando di coniugare rigore e passione civile. Siamo felici che gli amici dello Spi-Cgil e della casa editrice Socialmente abbiano deciso di sostenerci.
Abbiamo dedicato il libro a tre cittadini di Bologna recentemente scomparsi: Oscar Marchisio, Paolo Bollini e Isa Speroni. Tre cittadini, ma ancora prima tre persone, che amavano la conoscenza e la divulgazione della conoscenza. E volendo seguire la raccomandazione che Paolo Bollini, insegnante, dava ai suoi studenti – “imparate la sintesi” -, ecco un monito e uno spunto di riflessione scritto da Magda Indiveri in sua memoria: «Dovremmo riscoprirla, questa funzione dell'”esigere”, invece di etichettarla come fastidiosa: muovere, spingere fuori. Un bambino che nasce è esigente o non nasce. Dobbiamo insegnare a noi stessi e agli altri la necessità dell’esigenza. E della parola “esatta”, che per lui era fondamentale».
Ecco, iniziamo dalle parole. E in particolare dalle tre parole chiave che ci hanno spinto a scrivere questo libro. Cosa significa esattamente la parola “strage”? Uccisione di una pluralità di persone con un’azione omicida di massa. Da non confondersi con l’omicidio plurimo, che è rivolto contro determinate persone. E cosa significa invece la parola “verità”? Heidegger disse che la parola greca alethèia significa “disvelamento” o, ancor più esattamente, “non nascondimento”. A noi pare una definizione confacente e soddisfacente.
Cos’è infine la “giustizia”? La giustizia è una donna invincibile. Una donna che in Italia ha spesso il volto di persone straordinarie. Tina Anselmi, per esempio, che nel 1982, nonostante ostacoli e minacce, riuscì a dare voce ad una esigenza di giustizia, obbligando il Parlamento italiano ad approvare una legge coerente con l’articolo 18 della Costituzione. È anche grazie alla legge n. 17 del 1982 (meglio nota come legge Anselmi) se oggi esiste la concreta possibilità di fare i conti con i fantasmi del passato, togliendo finalmente il cappuccio ad alcuni tra i peggiori protagonisti della nostra storia. Ne sanno qualcosa Flavio Carboni e gli altri membri dell’associazione segreta che i giornali hanno chiamato P3.
Certo: finora le leggi, da sole, non sono bastate per avere giustizia. È per questo che in questi anni si sono impegnate tante energie nel depistare una opinione pubblica confusa e distratta. L’auspicio è che questo lavoro, anziché alimentare sterili polemiche, possa contribuire a diradare un po’ di nebbia. Soprattutto per i cittadini che nel 1980 non erano ancora nati ma che, almeno quanto noi, possono (e forse debbono) esigere verità e giustizia.