Se non lo avessimo visto coi nostri occhi (televisivi), non ci crederemmo. La scena è quella di Berlusconi che dorme come un bambino sul suo scranno di capo del governo e di Bondi, seduto accanto, che amorevolmente lo sveglia. Certo, l’età avanza e poi i due, premier in carica e poeta in discarica, hanno a lungo convissuto ad Arcore e questo spiega tutta l’affettuosa familiarità del gesto. Quello che invece non abbiamo capito dalle tenere immagini andate in onda nei tg è se il sonnellino sia avvenuto prima o dopo che il premier si vantasse di aver salvato l’economia americana e il mondo intero con i suoi interventi provvidenziali. Perché, ammetterete che c’è una differenza tra dormire dopo aver tanto faticato e cadere tramortiti dalla noia per le lungaggini e i formalismi della democrazia parlamentare. Lungaggini e formalismi per i quali non smetteremo mai di benedire i padri costituenti, che ci hanno salvato dai lodi e dagli imbrodi di Berlusconi e dei suoi avvocati fallimentari.
La fallita campagna acquista e l’urlo disperato di Quagliarello
Berlusconi ora sostiene che il governo si è rafforzato. Ma subito i talk show si riempiono di voci (perfino tra i berluscones) che parlano delle imminenti elezioni. Infatti, nonostante la campagna acquisti, la maggioranza non c’è più. Quella che è passata alla storia come la più grande della Storia repubblicana, si è sfarinata anche sotto i nostri occhi televisivi. Segno che perfino il mezzo che è stato strumento primo di dominio berlusconiano (30 anni di propaganda ininterrotta!) gli si rivolta contro, Minzolini compreso. Nel senso che il servizio bugie del Tg1 non regge più: i telespettatori calano, le altre tv crescono, la gente si guarda anche in tasca. Insomma, si può sperare che la verità torni a farsi vedere in giro, dopo decenni di fiction. Invece no: l’onorevole Quagliarello l’altra sera a Otto e mezzo urlava contro il Pd, colpevole, secondo lui, di non esecrare abbastanza i toni di Di Pietro. Capite? Quagliarello, che ha gridato «assassini!» a quelli che difendevano la libertà di Eluana.
Ormai le promesse di B fanno ridere (ma ci sarebbe da piangere)
È stato programmato diverse volte in tv il filmato del ministro svizzero dell’economia in preda a riso irrefrenabile durante un discorso al parlamento. L’ilarità, che subito ha contagiato tutta l’aula, nasceva dal carattere del suo stesso intervento (chissà chi glielo aveva scritto) che descriveva in maniera dettagliata i prodotti alimentari da verificare alla dogana. La scena, davvero irresistibile, che ha fatto sfracelli in internet, purtroppo non somigliava neanche un po’ al ridicolo di cui si è tragicamente coperto il nostro primo ministro, proprio quando voleva essere serio. Il momento più clamoroso è stato quello dell’ennesima promessa di ultimare la Salerno – Reggio Calabria. L’opposizione è esplosa in una risata di derisione per quello che doveva essere un discorso «alto», come avevano annunciato berluscones di vecchio o recentissimo acquisto. Ma, coi finiani o senza, l’occasione storica ha confermato che l’unica cosa alta di Berlusconi sono i tacchi delle scarpe.
Gaucci e l’affaire Tulliani: un piccolo caimano per un grande baratto
Il signor Gaucci non è un tipo che ci piacerebbe frequentare e, sinceramente, avremmo preferito non conoscerlo neanche attraverso “l’Infedele” di Gad Lerner. L’intervista che ha aperto il programma è risultata infatti al limite della sopportabilità. L’intervistato è incappato in omissioni e bugie, smentite anche dal conduttore; come quando ha negato di essere volato ai Caraibi per sfuggire alla magistratura. Per il resto, ha ripetuto solo un concetto: che Elisabetta Tulliani avrebbe approfittato economicamente di lui, anche se non sembra proprio un ingenuo. Infatti, l’impressione passata attraverso le telecamere (potenza della tv!) è che uno come Gaucci, al di là della miserabile rivalsa nei confronti di un’ex, per intervenire nella guerra di sterminio contro Fini deve avere avuto i suoi buoni e interessati motivi. E, pur senza sapere quale possa essere il tornaconto previsto, abbiamo visto coi nostri occhi come, nei giorni del grande baratto, i piccoli caimani si uniscano ai grandi.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.