Puntuale come la morte, ad ogni campagna elettorale Berlusconi tira fuori la riduzione delle tasse (senza sapere che il suo Cavaliere lo sta spiazzando perché ha cambiato idea). Poi però si parla solo di giustizia ad libertatem Silvii, come ha dimostrato l’altra sera il ministro Bondi a Porta a porta. Ma Bondi non è un uomo; è il più feroce dei piagnoni, quello che, come direbbero a Napoli «chiagne e fotte». Infatti ha premesso di voler bene all’onorevole Casini e la prima modesta critica che gli ha fatto è stata quella di non avere una linea politica. Quando poi Casini ha cercato di replicare, Bondi ha cominciato a interromperlo per zittirlo, con il sostegno militante di Vespa che, tra i due litiganti, gode sempre con il più potente e anche il più prepotente. Del resto, i berluscloni intendono per dialogo l’accettazione in toto delle loro posizioni. Cioè: Lodo Alfano, immunità, legittimo impedimento e, per non farsi mancare niente, insistono col processo breve. Cosicché, gli unici avversari buoni sono quelli morti.
Conquista la donna di Fini, ma è solo la ministra Meloni
La ministra Meloni non si vede spesso in Tv, anche se ha già la sua controfigura satirica in “Parla con me”. Comunque, giudicando la sua partecipazione la sua partecipazione a “Ballarò”, la giovane ex An sembra aver dedicato il suo impegno ministeriale più allo sforzo di adattare il suo look all’estetica berlusconiana vigente che alle condizioni dei giovani. I quali, infatti, per opera del governo, restando una generazione allo sbando e senza futuro. Ma, ovviamente, non è di questo che ha parlato la meloni in tv. Si è dedicata invece anima e corpo alla difesa del premier, aggiungendosi così alla alla carica dei seicento avvocati che già lo rappresentano. Ma pazienza. Anche se il solito Pagnoncelli ci ha ancora una volta dimostrato quanto Fini sia più popolare di Berlusconi, i figiani in tv appaiono sempre molto allineati (al Pdl) e coperti. A furia di vederli nei talk show soprattutto Bocchino) possiamo dire tranquillamente che sono meno figiani loro di noi.
Il progrom del governo dell’amore
Col ritorno della normale programmazione, fin dal mattino si è visto che, almeno, qualcuno tra i giornalisti presenti ai vari talk show era così inorridito per i fatti e le immagini di Rosarno, che, qualunque fosse il tema del dibattito, finiva per tornare lì, a quella improvvisata caccia all’uomo che ha rivelato il paese a se stesso, ma non al governo. Unico sereno era il buon Salvini della Lega, che partecipava a Omnibus da Milano continuando a vantare il lavoro fatto dal ministro Maroni. Un lavoro di cui Rosarno è invece il frutto, se non addirittura il coronamento. Perché a considerare una vittoria della legalità la cacciata degli immigrati tra due ali di folla urlante possono essere solo le mafie locali e i leghisti al governo. Il nord e il sud uniti finalmente nella lotta ai diritti umani e alla civiltà. Così, mentre i lavoratori immigrati vengono cacciati, le arance rimangono sui rami e il partito dell´amore si organizza in vista di un altro pogrom.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.