La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

C'è posta per noi »

Il prefetto Guido Letta e un ragazzo ebreo internato a Navelli

05-12-2011

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Guido Letta fu un convinto assertore e un rigoroso attuatore delle leggi razziali del 1938. Da una sua lettera del 1939 indirizzata “ai fascisti podestà e commissari prefettizi” egli appare addirittura più razzista del Duce. Chiede, infatti, una separazione più incisiva degli ebrei dagli italiani, radicalizzando le diposizioni in merito: “L’applicazione rigorosa delle leggi razziali, come era nelle direttive del Gran Consiglio, conduce ad una inevitabile conseguenza: separare quanto è possibile gli italiani dall’esiguo gruppo di appartenenti alla razza ebraica […]. Occorre favorire nei modi più idonei e opportuni questo processo di lenta ma inesorabile separazione anche materiale. Su queste direttive richiamo la vostra personale attenzione e vi prego di farmi conoscere le iniziative, che d’intesa coi Fasci, prenderete al riguardo e i risultati ottenuti”.

La recente intitolazione ad Aielli di una piazza al prefetto Guido Letta e il busto a lui dedicato, mi sollecitano a richiamare un libro scritto da un ragazzo ebreo internato con la famiglia a Navelli, perché si sappia che gli ebrei erano perseguitati anche in casa nostra. Un libro del tutto sconosciuto in Abruzzo, pubblicato stranamente dall’amministrazione provinciale di Milano e colà diffuso. Dal diario di Luigi Fleischmann “Un ragazzo ebreo nelle retrovie”, La Giuntina, 1999, veniamo a sapere che alcune famiglie ebree erano “internate” a Navelli. Si tratta di una preziosa testimonianza di quella dura esperienza. Il padre di Luigi, segretario della comunità ebraica di Fiume, a seguito delle leggi razziali del ’38, viene internato prima a Notaresco, poi a Ferramonti in Calabria e infine a Navelli. Il resto della famiglia lo segue dall’aprile del ’43. Vivono, anzi si industriano a sopravvivere con altri ebrei e con alcuni confinati politici. L’assurdità delle discriminazioni che li ha colpiti è messa in evidenza dal comportamento della popolazione che, in contrasto con le disposizioni di regime, dimostra profonda umanità nei loro confronti e li aiuta come può. Le loro condizioni erano simili a quelle dei confinati. Avevano l’obbligo di presentarsi due volte al giorno ai locali carabinieri, non potevano oltrepassare il perimetro loro assegnato nell’ambito del territorio comunale e avere rapporti con la popolazione locale né occuparsi di politica, leggere senza autorizzazione pubblicazioni estere, possedere apparecchi radio. Anche la corrispondenza con i familiari era sottoposta a censura, mentre per scrivere ad altre persone occorreva una particolare autorizzazione. Dopo l’otto settembre, gli stessi carabinieri italiani, conoscendo la spietata determinazione dei nazisti, li mettono in guardia. Vivono sotto falso nome, nel continuo timore di essere scoperti. La prospettiva, se riconosciuti, è il trasporto in Germania e la morte in un campo di sterminio. Ma nessuno del paese li tradì. Per farsi animo ascoltano clandestinamente radio Londra ma gli entusiasmi iniziali si smorzano di fronte alla tenace resistenza tedesca sulla linea Gustav. Il giovane Luigi osserva e annota diligentemente le minute vicende quotidiane, connotate dagli avvenimenti bellici, dalle incursioni aeree, dai rastrellamenti, dalle difficoltà di alimentarsi, dai contatti con il nascente movimento di resistenza locale. Finalmente, la liberazione. Si annuncia con l’arrivo della Banda patrioti della Maiella. Scrive, felice, Luigi il 16 giugno 1944: “ Attraverso le montagne, è arrivato ad ingrossarci un plotone della Brigata Maiella, che fa da avanguardia alle truppe inglesi, le quali dovrebbero stare forse a tre chilometri dalle nostre posizioni. Questi ragazzi della Maiella hanno un aspetto feroce, carichi di armi e cordoni di proiettili. Sono armati più pesantemente di noi. Ma, di bombe a mano si riforniscono al nostro deposito, quello catturato da noi”.

 

Commenti

  1. Mauro Matteucci

    E’ l’ennesima conferma che siamo un popolo senza memoria!

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