Le conferenze stampa di Berlusconi sono ormai una vera via crucis, per chi lo ascolta. Soprattutto quando il premier risponde alle domande dei giornalisti suoi dipendenti, ma anche quando cerca graziosamente di fare fessi gli altri giornalisti. Per esempio a chi gli aveva domandato se non ritiene necessario aprire un dialogo con gli studenti, come ha fatto il presidente della Repubblica, Berlusconi ha risposto che lui un dialogo coi giovani ce l’ha già, visto che incontra di continuo i ragazzi del Popolo della libertà. E poi c’è il ministro della gioventù che ha questo compito. Insomma, il premier non ha ancora capito che i giovani del suo partito e i ministri del suo governo sono una minima parte del popolo italiano. In generale, Berlusconi ancora non ha capito la differenza tra quello che è suo e quello che è pubblico. E siccome il suo potere è basato sulla sua proprietà, ora pretende che anche il popolo italiano sia suo, come un Bondi o un Gasparri qualsiasi.
La vergogna delle donne
Una liceale, alla intervistatrice del Tg3 che le domandava che cosa chiede il movimento degli studenti al governo, ha risposto: «Non chiediamo niente al governo; solo che cambi». E non si potrebbe dire meglio. Soprattutto dopo aver visto in tv queste chicche: 1) il ministro dei Beni culturali è stato filmato mentre truffava un voto alla Camera; 2) il ministro della Giustizia ha attaccato i giudici per difendere il suo imputato preferito; 3) la vicepresidente leghista del Senato ha offeso il Parlamento con una livida parodia del potere legislativo. E non parliamo poi di quello che sta facendo contro il Paese la ministra della Pubblica istruzione, Gelmini. Perché l’antifemminista Berlusconi, oltre alle altre gravi responsabilità, ha quella di aver imposto in ruoli decisivi figure femminili talmente inadeguate da far vergognare prima sua moglie e poi anche sua figlia. E non parliamo delle altre donne.
L’invisibile intelligenza di Gasparri (1)
Maurizio Gasparri, sempre in tv a straparlare, non smette di stupire con gli effetti speciali della sua assoluta mancanza di vergogna. C’è chi (ma noi ce ne guardiamo bene) sostiene che la sua sia semplice assenza di intelligenza, sempre utile a chi comanda. E c’è invece chi pensa che quella di Gasparri sia in realtà una intelligenza per così dire sotterranea, capace di esprimere al meglio il peggio che è dentro di lui e dentro la maggioranza. Perché, se la missione di Gasparri è imbarbarire al massimo il clima politico, non si può negare che svolga il suo incarico come nessun altro sarebbe capace di fare; o forse solo qualche leghista in vena di utili porcate. Ma neanche Calderoli ha mai osato insultare gli studenti e i loro genitori, Indro Montanelli e Mario Luzi, Amato e il compianto Padoa Schioppa (che si limitò a definire «bandito»). Insomma, comincia a venirci il dubbio che, in questi tempi di devastazione televisiva, anche per essere stupidi ci voglia del genio.
L’invisibile intelligenza di Gasparri (2)
Intervistato da Fabio Fazio, Massimo D’Alema si è rifiutato di commentare l’ultima proposta fascista di Maurizio Gasparri, quella degli arresti preventivi di massa. In effetti, Gasparri sarebbe incommentabile, se non fosse per lo spazio spropositato che gli danno le tv. Uno spazio conquistato con la famigerata legge da lui firmata, che ha legittimato e anzi aumentato il dominio berlusconiano nelle comunicazioni. Per chi se lo fosse dimenticato, il grimaldello ad personam è stato il Sic, ovvero Sistema integrato della comunicazione, esteso fino a comprendere, oltre alle tv e ai giornali, il grido del lattaio, la predica dal pulpito, lo slogan, il rutto e forse anche il miagolio dei gatti. Insomma, praticamente tutto; in modo che il 20% consentito dalle norme antitrust diventasse per Berlusconi il 20 % di tutto. Cioè infinito. Ma ovviamente l’idea di questo imbroglio era troppo intelligente per essere uscita dalla testa di Gasparri. Dietro Gasparri c’è sempre un profittatore preventivo.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.