Caro Domani perché Gasparri (e gli altri) considerano “partigiano” una brutta parola?
12-12-2011
di
Stefano Covello, Roma
Il magistrato Ingroia, intervenendo al congresso di uno dei partiti comunisti italiani, non ha commesso alcun errore, nessun peccato e nessun reato. Le frasi a lui attribuite, in cui afferma di essere “un partigiano della Costituzione”, e di non sentirsi “imparziale soprattutto verso chi vuole violare la Costituzione”, sono perfettamente coerenti con il comportamento istituzionale legittimo di un magistrato, sia inquirente, sia giudicante.
E trovo vergognoso che certa “Destra rozza” consideri la parola “partigiano” una parola di cui un magistrato della Repubblica debba vergognarsi, considerato che i “partigiani”, tutti i partigiani, cioè repubblicani, azionisti, socialisti, cattolici e comunisti, hanno fatto la Costituzione, dopo aver sconfitto i “fascisti” ed il “fascismo”. Se questa “Destra rozza” intende dire che un magistrato non può essere, nè può essere stato un “partigiano”, allora merita di essere immediatamente liquidata come “fascista” o “neo-fascista” e considerata un pericolo per la democrazia italiana e per la Costituzione della Repubblica.
Quanto al valore di un magistrato che intende essere non “imparziale” verso chi vuole “violare la Costituzione”, ha tutta la mia ammirazione e dovrebbe avere il sostegno di tutte le forze democratiche, sia per la sua dirittura morale, sia per la perfetta legittimazione che l’Ordinamento giudiziario gli affida in tale valutazione di costituzionalità, tale che qualunque giudice può sempre eccepire la questione di legittimità costituzionale di una legge, o di una qualunque norma avente valore di legge. Non vorrei che il ringaluzzimento dei neo-fascisti sia arrivato al punto di negare i valori della Resistenza e della Guerra di Liberazione dell’Italia dal Fascismo e dai Fascisti. Il Centro-Destra e la Destra sono una cosa legittima; il neo-fascismo e l’apologia del fascismo sono nemici dello Stato, questi sì, capaci di far ricadere l’Italia in quegli anni di piombo oggi richiamati da un ministro della Repubblica.
Come esponente locale del Partito Repubblicano Italiano e dell’Associazione Mazziniana Italiana condanno fermamente i toni neo-fascisti con i quali oggi si è voluto sollevare un caso sulla parola “partigiano” pronunciata da un magistrato e sulla sua intenzione di osteggiare chi intende violare la Costituzione: anzi merita a mio avviso un encomio solenne chi difende la Costituzione, nata dalla resistenza partigiana, e chi combatte legittimamente contro chi intende violarla.