Caro Domani, evviva, sono ebreo. Così non potranno licenziarmi
15-08-2011
di
Matteo Valenza, impiegato, Torino
Caro Domani, guarda te cosa ti dovevo vedere dopo tanto tempo. Questa crisi ha messo in evidenza un elemento, tra i tanti: addio alla contrattazione collettiva per il lavoro. E addirittura le collaborazioni saranno gestite dalle aziende, senza più le pur blande tutele a chi dipendente non è nulla. Si potrà licenziare a piacimento perché sei antipatico, perché sei calvo, perché sei lavativo o anche perché sei troppo zelante e allora il tuo capo può sentirsi minacciato dalla tua produttività.
La giusta causa viene meno. Se qualcuno ti vuole fuori dall’azienda, fuori te ne devi andare. A meno che… Tu non possa essere vittima di una discriminazione o non sia incinta. Escludendo questa seconda ipotesi (di cui pur tuttavia parlerà a breve), ora l’unico appiglio per non farsi smaltire come una scoria pericolosa dal mondo del lavoro è quello di dichiararsi discriminato. Essendo io di religione ebraica (anche se non così praticante come un rabbi coscienzioso vorrebbe), posso sempre avvalermi della clausola “discriminazione razziale”.
Ovviamente la mia è una battuta. Forse. Però sto riflettendo in generale sui lavoratori. A meno di non diventare tutti in qualche modo esponenti di una minoranza a rischio discriminatorio, che si può fare per non essere sbattuti per strada da un giorno all’altro? Stiamo davvero entrando in un tempo tanto cupo e foriero di precarietà ancora maggiore che in passato?
Un ultimo accenno alla maternità. Benissimo che non si possa licenziare una donna in dolce attesa, ma esiste già una situazione che discrimina chi vuole avere un figlio. Lo fa con demansionamenti al rientro al lavoro, isolamento, talvolta mobbing. Tutto per spingere tutt’altro che dolcemente al licenziamento. E tanto che in diverse realtà – come l’Emilia Romagna – sono state istituite consulte per le donne che subiscono questo genere di trattamento. Adesso invece che accadrà? Le donne saranno trattate con maggior rispetto? Oppure, nella foga di effettuate “tagli orizzontali”, si smobiliteranno anche queste consulte che tutelano le madri discriminate?