La scorsa settimana trenta giovani tunisini muniti di permesso temporaneo di soggiorno che erano stati accompagnati dalla Polizia a Bozzolo per esservi accolti per qualche tempo, se ne sono andati dal paese del mantovano dopo pochi minuti, insalutati ospiti. Sono stati lasciati andare senza che qualcuno si occupasse di loro e del loro destino. L’episodio ha rivelato una drammatica caduta nell’assunzione di responsabilità da parte di chi dovrebbe governare, amministrare la cosa pubblica, garantire l’ordine sociale.
Dopo la recente pacifica invasione di Lampedusa da parte dei migranti africani, un decreto governativo del governo italiano prevede che il Ministero dell’Interno disponga le assegnazioni delle persone alle singole Regioni e che a sua volta, ogni Regione distribuisca chi scappa sul proprio territorio in accordo con Comuni e Province. Regioni, Comuni, Province, vale a dire il tanto propagandato nuovo “Stato federalista”, si dovrebbero far carico dell’accoglienza sia dei migranti che chiedono asilo politico sia dei migranti per ragioni economiche.
A Bozzolo era risultata disponibile una accoglienza per trenta persone in una struttura messa su in fretta e furia anche se per i tecnici del Comune e della ASL mancava dei requisiti di idoneità e sicurezza. Dal canto suo il comune di Bozzolo ha lamentato la mancanza di informazioni e preavvisi e il sindaco ha protestato col prefetto, il prefetto con la regione, la regione col ministero e poi all’incontrario a scendere, polemiche scaricabarile. E siccome governo nazionale, governo regionale e governo locale sono tutti nella responsabilità politica della destra, i leghisti mantovani se la sono presa con il Pdl regionale. È certo che è i comportamenti delle istituzioni pubbliche sono stati improntati a improvvisazione e sciatteria non attribuibili e giustificabili in un paese ricco e sviluppato: insopportabile confusione nell’organizzazione e nei coordinamenti. Una figuraccia.
Ma anche gran parte della cosiddetta “società civile” di Bozzolo pare aver mostrato la corda: scarsa disponibilità quando non ostilità verso le nuove presenze umane come testimoniato rumorosamente dai soliti militanti leghisti. Nel paese dove tutti ricordano e celebrano don Primo Mazzolari molti parrocchiani non si sarebbero accorti di niente perché impegnati a preparare la Domenica delle Palme. Oggi a Bozzolo autorità e popolo paiono felici per il possibile scampato pericolo di una convivenza temuta. Nessuno ha chiesto scusa o è parso provare un po’ di vergogna.
Si può affermare che a Bozzolo non c’è (stato) lo Stato: un argomento interessante sul quale sarebbe interessante conoscere opinioni e progetti dei numerosi candidati in corsa per amministrare la nostra povera Provincia.
La redazione di Domani si è informata. Altre notizie su caso Bozzolo
Un tale, ex Forza Italia, poi Udc, ora transfuga politico altrove, possiede due edifici, definiti “poco più che porcili”: uno alla periferia del paese, l’altro alla periferia del paese vicino. Ha fondato alcune onlus; una di queste avrebbe trattato l’arrivo dei trenta immigrati. Sono sbarcati da un pullmino, consegnati dalla polizia ai carabinieri, accompagnati alle rispettive “residenze”, 3-4 chilometri di distanza l’una dall’altra. Poi abbandonati. Visto il luogo incivile, subito se ne sono andati a piedi: sabato, 16 aprile. Il sindaco assicura di essere stato avvertito del loro arrivo all’ultimo momento; anche il parroco non sapeva nulla. Voci del paese, ma voci di popolo che richiamano la voce di Dio.
C’è un altro “si dice” ancora più inquietante. Per ogni emigrato l’onlus dei semiporcili riceve 55 euro al giorno. A Bozzolo sanno fare i conti: 55 per 30 ospiti vuol dire 1650 euro. La durata del permesso di soggiorno li moltiplica (più o meno) a 150 mila. Lo stato paga anche se sono spariti? Succede nel paese che custodisce la memoria don Primo Mazzolari. La sua opera e le sue idee hanno anticipato la Chiesa dei Poveri del Concilio Vaticanio II; aperto al pluralismo religioso e al” dialogo coi lontani”. Adesso che i lontani sono vicini, diffidenza e affari li degradano a sotto esseri umani. 50 anni dopo ecco la nuova umanità di un paese che coerentemente si prepara a votare votare Lega e Pdl nelle elezioni provinciali. Com’è cambiata la Lombardia da Mazzolari a Formigoni.
Luigi Benevelli, medico psichiatra e pubblicista, ha lavorato nei servizi di assistenza psichiatrica della provincia di Mantova, operando per il superamento dei manicomi e la costruzione di servizi di salute mentale di comunità. È stato deputato della Repubblica occupandosi dell’attuazione della riforma sanitaria e psichiatrica. Attivo nel Forum salute mentale.