Caro Domani, insisto: militari e scuola sono incompatibili. Non insegniamo a sparare ai ragazzi
07-10-2010
di
Giancarla Codrignani, parlamentare per tre legislature, collaboratrice di Domani
Confesso che non credevo che fossimo a questo punto. Mercoledì 29 settembre Radio3 ha trasmesso un dibattito sulla deprecata proposta La Russa “per prevenire – come ha avuto il coraggio di sostenere (e qualcuno gli avrà creduto) il nostro ministro-in-orbace – il bullismo”. Uno dei partecipanti al dialogo, un signore certo non antimilitarista, che riteneva positiva per i ragazzi più grandi una preparazione patriottica e, al tempo steso, difensiva, raccontava dei suoi incontri in campagna con bande di ragazzini che si esercitano a sparare sul serio con armi più o meno reali. E aggiungeva i propri funesti riscontri che sperimenta nella consultazione di siti elettronici specializzati: non pochi ragazzi giovanissimi si offrono ai reclutatori di mercenari garantendo la propria formazione: “ben preparati ad uccidere”.
Sono ancora sgomenta. Eppure so bene i rischi di una pedagogia familiare e scolastica ferma, quando c’è, agli schemi delle passate generazioni. Dobbiamo invece essere preoccupati per le responsabilità di cui ci stiamo caricando per la nostra irresponsabilità involontaria, se si può dire. Infatti, quando regaliamo una playstation al ragazzino, gliela lasciamo in libera gestione. Alzi la mano (gli diamo subito una medaglia) chi, regalata la play station, sta di frequente alle spalle del figlioletto per controllare quello che sta vedendo e ragionare con lui. I piccoli delle passate generazioni, quando tagliavano la coda alle lucertole (i bambini mai stati buoni per natura), si sentivano dire “no, ché gli fai male”. Adesso i bambini giocano in tutta autonomia e solitudine con il virtuale e imparano a uccidere senza provare emozioni; e nessuno li mette in guardia: “Attento, non fargli male, anche se è un nemico virtuale”. Non è più come quando i genitori giocavano alla guerra e uno faceva teatro e si lasciava cadere morto, e subito si rialzava: c’è un abisso rispetto alla suggestione delle fiction, tanto è vero che si è dato il caso di bimbi molto piccoli – quattro o cinque anni – che si sono buttati dalla finestra dopo aver visto spider-man. Se uccidiamo le emozioni, rendiamo più problematico distinguere ciò che è bene da ciò che “fa” male. La scuola non è ancora attrezzata per fare educazione sentimentale.
Quindi, attenzione: insegnare a sparare a chi ha amato le insospettate storie create alla play-station, non evita, ma produce bullismo. E prepara personale per nuove Gomorra, assassini professionali, disoccupati che trovano impiego nelle mafie: 50 euro per una vita umana. Una minoranza, si dirà: ma anche i buoni, essendo ben consapevoli di che cosa pensano di fare i pochi, introietteranno indifferenza e paura.