Caro Domani, non parliamo male di Gheddafi
02-09-2010
di
Pietro Ancona, sindacalista, collaboratore di “Domani”
L’Italietta con forti pulsioni razziste si è lasciata andare a sfottò, frizzi e lazzi, commenti volgari ed offensivi verso Gheddafi. Le divise sfoggiate dal Colonnello non gli sono piaciute, sono state oggetto di scherno e tantissimi si sono sentiti disturbati dalla sua presenza in Italia e dal risalto che il Governo ha dato a questo evento. Hanno avuto da ridire sui trecento cavalli berberi che si sono esibiti assieme ai carabinieri a cavallo in una caserma di Roma ed hanno naturalmente criticato tutto quello che Gheddafi ha detto e fatto. Questa campagna di respingimento e di denigrazione è stata orchestrata dai maggiori giornali italiani che obbediscono ad un forte riflesso condizionato dell’Occidente, in primo luogo degli americani, contro la Libia ed il suo Presidente. Non dimentichiamo che Reagan fece bombardare la tenda di Gheddafi riuscendo quasi ad ucciderlo assieme ai suoi familiari e massacrando una delle sue nipoti. Motivo di tanto livore è probabilmente il fatto che il Colonnello, nonostante sia ritenuto una specie di buffone da circo, per quaranta anni ha preservato la libertà della Libia riuscendo a mantenere il controllo sulle sue immense ricchezze di petrolio. Quando parliamo della Libia teniamo presente le disgrazie che incombono sull’Irak e sull’Afghanistan e l’artiglio occidentale che minaccia di ghermire l’Iran.
Repubblica fa da capofila a questa batteria massmediatica. L’opposizione parlamentare si sta comportando in modo irresponsabile e grottesco. Bersani ha mostrato di essere un politicante di poco spessore e Fini, Presidente della Camera, che si è recato qualche tempo fa in Israele per farsi sdoganare e che non dice una sola parola sul martirio del popolo palestinese storce il naso e disapprova gli onori che il governo Berlusconi sta rendendo al suo ospite.
Ma come ha ricordato Berlusconi la visita ed i festeggiamenti dell’anniversario del patto con l’Italia chiudono una ferita che risale al 1911. L’Italia ha occupato per moltissimi anni la Libia. Il suo dominio è stato di una ferocia apocalittica. Il generale Magliocco si divertiva a gasare la popolazione civile irrorandola di iprite dai suoi aerei appositamente adattati. Migliaia e migliaia di libici finirono impiccati, impalati o mitragliati. Le migliore terre furono assegnate dal fascismo a coloni italiani strappandole ai loro legittimi proprietari. Bisogna rileggere Del Boca per avere una idea della crudeltà insensata e della violenza senza fine che hanno fatto degli italiani un incubo terribile per le popolazioni libiche.
L’Italia ha imparato dagli USA a chiedere diritti umani senza rispettarli. L’Italia delle pulizie etniche che distrugge le povere abitazioni dei Rom, l’Italia dei respingimenti che hanno causato migliaia di morti nel Mediterraneo, delle carceri stracolme di essere umani allucinati, delle caserme in cui non sono rare le uccisioni di persone arrestate, indica in Gheddafi un tiranno torturatore dopo avere stipulato con lui accordi per la repressione.
La pulsione razzista e colonialista ha il sopravvento anche sugli interessi economici e sulle urgenze dell’Italia che sono ben più gravi di quelle della Libia. Come nota oggi il professor Gallino, l’Italia ha perso quasi tutto il suo patrimonio industriale. La stessa Fiat, ridimensionata e costretta a cercare luoghi di produzione a costo bassissimo all’estero, non sembra avere un grande futuro. La terziarizzazione dell’economia italiana è diventata quasi patologica e dipendiamo sempre di più dai paesi industrializzati. Ebbene gli accordi con la Libia danno una grande boccata d’ossigeno. Basterebbe questo a indurre alla prudenza gli isterici ed irresponsabili politicanti e pennivendoli che da giorni martellano di commenti offensivi ed ingiuriosi il colonnello Gheddafi.
Qualcuno non ha perduto la testa e non si è abbandonato a questa ridicola ed autolesionistica campagna antilibica. Valentino Parlato che ho sentito ieri sera a RaiNews24 non si è unito al coro della diffamazione. Provo ad immaginare che cosa succedebbe se venisse in Italia il Presidente Ahmadinejād specialmente dopo la campagna per la lapidazione mai avvenuta della signora Sakineh. Anche qui scatta un pregiudizio, un riflesso razzista e colonialista ed una grande voglia a fare da ascari agli USA, trascurando gli interessi veri per compiacere l’Imperatore di oltre oceano.
Eppure Iran e Libia sono stati vitali e continuano ad esserlo per la nostra prosperità.